Capitolo 74

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Yua pov

Un mese.

Da quel giorno di quasi metà febbraio passò un mese, un mese che passai rinchiusa in casa con mio fratello che di tanto in tanto cercava di distrarmi giocando a carte o coinvolgendomi nelle sue partite calcistiche all'Xbox.

La mia permanenza in ospedale fu più longeva del previsto, rimasi ricoverata per quasi tre settimane, durante le quali i medici continuavano a monitorare le mie costole per accertarsi che essere stessero guarendo correttamente e secondo i ritmi previsti, oltre ovviamente a farmi fare eventuali esami di accertamento.

Non passai mai un pomeriggio in solitudine, Taehyung, Jimin e Yuri erano sempre lì, in quel luogo odorante di disinfettante e in cui vi erano ricoverati pazienti di ogni tipo. Non mi lasciarono mai sola, ogni pomeriggio si inventavano sempre qualche strana attività da propormi così che non mi annoiassi, come se annoiarsi con loro fosse possibile, e chiedevo a loro di raccontarmi delle loro giornate, come stessero procedendo gli esami e com'erano andati quelli che dovevano ancora dare e che speravo avessero dato, in quanto su una cosa ero stata irremovibile: se volevano venire a trovarmi, non avrebbero mai dovuto mettere da parte il loro dovere primario, cioè, dare quei maledetti esami per i quali si erano preparati a lungo, altrimenti non li avrei nemmeno permesso di varcare la soglia della camera.

Sapevo che per loro sarebbe stato tutt'altro che facile soppiantare per un attimo l'idea che io ero ancora ricoverata in un ospedale per concentrarsi sul loro lavoro e dovere, ma non potevo e non volevo che loro mettessero in secondo piano quello che era il loro futuro e professione, ma era ciò che avevo chiesto loro di fare perché non volevo che Jimin rinunciasse alla laurea quando ci era così vicino, non volevo che Yuri tardasse ancora a finire gli esami del secondo anno e non volevo che Taehyung si prendesse dei giorni di riposo solo per stare con me, lui doveva lavorare, doveva provvedere prima a sé stesso e alla sua carriera lavorativa, non volevo che rinunciasse al suo dovere, alla sua passione per stare perennemente con me. Io sarei sempre rimasta tra quelle mura asettiche e bianche, seduta nel mio letto, alle prese con qualche disegno nuovo ed impegnativo così anche il dolore al costato, che nasceva ad ogni minimo movimento, sarebbe stato più sopportabile.

Anche i medici e gli infermieri non esitarono a farmi sentire come fossi a casa, non appena avevano un attimo libero venivano da me e passavamo il tempo a parlare; mi chiedevano come stessi, se sentivo tanto dolore, si preoccupavano per me in un certo senso ero diventata la Mascotte del reparto, essendo la paziente più giovane ricoverata, e io rispondevo sempre che sì il dolore c'era ed era sopportabile più di quello mentale.

<< Finchè sono qui dentro e circondata dal mio ragazzo e dai miei amici mi sento al sicuro, ma al solo pensiero di mettere piede in quell'edificio... mi sento vittima del panico>> dissi una volta ad Andrea, un operatore socio sanitario con cui avevo instaurato un legame particolare; aveva la stessa età di Taehyung e diversamente dagli altri suoi colleghi non aveva dipinto in viso quel dispiacere che vedevo sui visi altrui, inutile che legammo quasi subito. Il nostro collante erano i miei disegni; a lui piaceva l'arte, l'aveva sempre trovata affascinante in tutte le sue forme e vedendo i miei disegni non potevo passare inosservata ai suoi occhi.

Difatti, dal primissimo giorno, seduta su una sedia a rotelle spinta dal ragazzo più alto di una porta blindata, feci diversi "giri turistici" in quel reparto scattando diverse foto in alcuni punto precisi di quei corridoi smorti e anonimi. Ci voleva un po' di colore, bisognava rendere quelle pareti meno bianche, meno monotone. Bisognava rendere quel posto un po' più vivo, bisognava infondere negli altri la speranza di uscire da lì più nuovo che mai, si doveva rendere la permanenza di queste persone più piacevole, strapparle dalla condizione di timore e preoccupazione in cui erano caduti ed era proprio questa la missione che io e Andrea dovevamo compiere.

•Insegnami ad amarmi• |K.TH|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora