Tabita non ci vide più dalla rabbia: aggredì Tara, sferrandole un pugno ben assestato in viso. Tara barcollò all'indietro e cadde sul sedere, attonita, con la mano premuta sulla guancia.
Prima che sua sorella perdesse del tutto il senno, Samuel la bloccò; scalciava come quella volta in cui una grossa zanzara le si era infilata dentro i pantaloni. «Per colpa tua siamo quasi morti!» gridò. «Lasciami! Lasciami! Si merita una bella lezione!»
Sofia si inginocchiò vicino a Tara. «Stai bene?»
«Stai bene?! Sei quasi morta per colpa sua! Ci ha presi in giro!»
Sofia non disse niente; in fondo sapeva che la sua amica aveva ragione, ma ora quella ragazza aveva un'aria così triste...
«Vi chiedo scusa...» sussurrò Tara.
«Le scuse non bastano!» Tabita continuava a strillare, a scalciare; ad un certo punto guardò Daniel; possibile che nemmeno ora avesse nulla da dire? Il ragazzo restava con gli occhi chiusi, come se stesse cercando di mantenere la calma e di ricalcolare il percorso da fare; ormai il demoneragno era morto e non sarebbe stato difficile riattraversare la foresta in breve tempo.
«Che cosa diavolo vuol dire che la Città è invisibile?» pretese di sapere Samuel. Ma Tara non rispondeva; all'improvviso scoppiò a piangere e Sofia si sentì a disagio. Provò a consolarla: «Ehi... siamo vivi, questo è ciò che importa. Tutti possiamo commettere degli errori.»
«Un errore non è giustificabile quando è totalmente prevedibile!» ribatté Tabita.
«Io volevo solo rivedere mio padre! Per essere felice io... per essere felice ho rimosso il suo ricordo. Volevo solo... riascoltare la sua voce. Pensavo al mio passato e non ricordavo nulla. Non avrei mai immaginato di poter confondere la realtà con un ricordo...»
Sofia non resistette più e la abbracciò; Tara nascose il volto nel suo grembo e singhiozzò per diversi minuti, lasciandosi cullare. Tabita, a bocca aperta, si calmò e sbuffando guardò altrove. Ecco, pensò, due lacrimucce e conquista Sofia. Se conquista Sofia conquista Daniel. Se conquista Daniel, Samuel li seguirà a ruota.
Samuel la lasciò andare e lei si distese per terra, stanca. Daniel sospirò e si inginocchiò vicino alla sorella. «Cosa vuol dire che la Città degli Alchimisti è invisibile?»
Tara si asciugò gli occhi, arrossì e si pulì il viso con la manica. «Vuol dire che è invisibile.»
«Quindi non esiste.» La punzecchiò Samuel, velenoso.
Tara riacquistò un poco della sua grinta e lo guardò storto, alzandosi in piedi. «Esiste! Mio padre non mi avrebbe mai raccontato una bugia, lui ci è stato!»
«E papino non ti ha raccontato come diamine ci si orienta nel deserto per trovare una città invisibile?» ribatté Sam.
Tara spalancò le braccia, cercando lo sguardo di ognuno dei presenti. «Quando la coscienza universale avrà maturato l'estremo punto di rottura, l'Era di Atena si dissolverà, e nelle sue ceneri l'Anima Antica pianterà il suo seme. Solo allora l'Esercito della Luce sarà riunito, e dai loro cuori sgorgherà il canto che cullerà il mondo. Oh, Anima Antica, mai il tuo Creatore ti invierà alla Terra senza averti donato il mezzo per combattere il germoglio del male che in te il rancore e la paura nutrono. Mai soccomberà l'amore al desiderio e alla furia del demone che hai creato. Per sempre tu recherai in te, oh Cacciatore, l'Origine. Nulla esiste oltre i confini di te stesso...»
Sofia rimase impressionata. «Cosa... cosa è?»
«È una profezia contenuta in un libro speciale, si chiama Le Cronache del Bene e del Male ed è custodito nella Città degli Alchimisti. Ma non capite? Solo chi ha fede può trovarla! La fede è l'Origine!»
STAI LEGGENDO
Il canto della civetta. La Signora della Morte (Vol. 1)
FantasyDa secoli i cacciatori di demoni tramandano un motto: benedetta dove poggia, maledetta dove guarda. Tabita aveva sempre sognato di udire il canto di una civetta. Ora che è successo, però, la sua casa è distrutta e i suoi genitori sono scomparsi, e n...