Man mano che proseguiva, il passo di Tabita rallentava. Il silenzio del corridoio amplificava il suo batticuore e non ebbe la certezza di poterlo sentire solo lei. In fondo, non doveva dare spiegazioni a nessuno, era libera, giusto? Ma a frenarla non era la paura di incontrare qualcuno, quanto il pensare che recarsi nel deserto per combattere uno o più demonescorpione senza conoscere il loro punto debole poteva, quasi sicuramente, rivelarsi controproducente nonché suicida.
Valutò l'ora e decise che fosse una buona ora per intrufolarsi in biblioteca senza imbattersi in una battiferro con le codine.
Tabita raggiunse il passaggio che conduceva nella biblioteca. Allungò le braccia e lasciò che le radici la portassero oltre. Appena queste si furono ritirate, trattenne il respiro; udì delle voci, e nemmeno per un attimo le scambiò per quelle del Bibliotecario e del Profumiere. Si appiattì a uno scaffale, tenendo una mano sulla testa come se il cappuccio avesse potuto rivelare la sua identità nel momento meno opportuno.
Lì sul tappeto, proprio come una volta attorno al fuoco, c'erano tutti i suoi "amici". C'erano Sofia, Daniel, Tara e persino Samuel, e si stavano divertendo, chiacchieravano, e nessuno aveva pensato di invitarla. Quell'immagine le fece più male di quel che avrebbe dovuto. Tabita serrò i denti. Aveva voglia di sfoderare i suoi kartika, e questo la spaventò. Cosa diamine le stava prendendo? Doveva fare qualcosa, subito, o avrebbe dato di matto. Non riuscì più a pensare, c'era solo quel bum, bum, bum nelle orecchie e nel petto accaldato. Uscì dalla biblioteca così in fretta che urtò una pila di libri sopra un tavolino e questi caddero, nonostante il rumore nella sua mente fosse così forte che non li udì.
Tabita sapeva benissimo come uscire dalla Città senza passare per le Sabbie, e senza salutare. Si diresse nell'Arena e raggiunse il punto doveva aveva visto Durga, un giorno, scomparire. Il passaggio era nascosto nella parete e funzionava come la Biblioteca. Temette che in qualche modo fosse fatto per far passare solo Durga, ma in un battibaleno trasportò Tabita fuori.
Non le parve vero. Fu il buio a sorprenderla, il vento, l'odore dei luoghi perduti a lontani che sottoterra non giungeva. L'adrenalina la vestì di panni nuovi, entrò in circolo nelle sue vene e Tabita si sentì viva, si sentiva di nuovo se stessa. Aveva sempre avuto ragione: fino a quel momento le era mancato qualcosa, si era sentita diversa, e il fattore x – quella parola una volta era uscita dalla bocca di sua madre – era quello: l'imprevisto, la terra selvaggia, il cielo. Il cielo, quant'era bello il cielo, era giusto, che si vedesse e non si potesse toccare, che stesse sempre lì, che nel suo grembo la luna e il sole facessero il proprio dovere e che le stelle regalassero uno spettacolo tanto emozionante. Peccato, pensò Tabita con una nota triste, che solo lei ci tenesse così tanto a vederlo.
C'erano persino la luna e le stelle che illuminavano il profilo delle dune. L'orizzonte sconfinato scuoteva il cuore di Tabita di brividi.
Prese a camminare. Le dita sfiorarono i kartika, ne misurarono la lunghezza, infine li estrassero e la punta mirò alla luna come a volerla affettare. Tabita riempì i polmoni d'aria, lasciò che la paura e l'adrenalina, il fattore x, l'imprevisto, le accendessero i cinque sensi. Tese l'udito al massimo; sibili e sussurri si allacciavano tra loro in un silenzio vibrante.
Realizzò solo in quel momento la situazione in cui si era cacciata; sempre dopo, sempre troppo tardi. Era in un deserto che pullulava di demoni. Di notte. Sola. Con delle armi che non potevano scalfirli.
Eccolo, il primo vero rumore. Una specie di grugnito lontano, di stridere.
E man mano che il demonescorpione squarciava l'ombra e la sabbia sotto i piedi di Tabita iniziava a tremare, facendole sprofondare gli stivali, il coraggio sfumava in un ansito sempre più affannato.
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Il canto della civetta. La Signora della Morte (Vol. 1)
FantasiDa secoli i cacciatori di demoni tramandano un motto: benedetta dove poggia, maledetta dove guarda. Tabita aveva sempre sognato di udire il canto di una civetta. Ora che è successo, però, la sua casa è distrutta e i suoi genitori sono scomparsi, e n...