2. Gli orfanelli di Vecchia Spina

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Quando Sam si accorse dell'intruso, si avventò su di lui e lo afferrò per il colletto. «Chi sei tu?»

Le due ragazze si precipitarono a fermarlo e riferirono in breve i fatti accaduti. Daniel s'illuminò e chiese a Tabita di passargli il suo pugnale, poi parve rattristarsi; non vi era rimasto liquido sufficiente per farci qualcosa di interessante, e lo restituì.

Sam gli diede uno spintone. «Queste due insolenti sono uscite senza di noi!»

«Per una nobile causa, calmati. Ciao Alaric.» Daniel si mostrò amichevole. «Piacere di conoscerti. Ora, però, ce ne dobbiamo andare.»

«A parte il fatto che sono perfettamente in grado di badare a Sofia...» Iniziò Tabita.

«Ehi! Io so badare a me stessa!»

«Dicevo, a parte questo, si può sapere cosa è successo?» Pretese di sapere. Erano partiti tutti e quattro insieme, eppure i maschi si ostinavano a voler comandare come se vi fosse da qualche parte una legge non scritta a legittimarli.

«Delle guardie hanno iniziato a inseguirci.»

«Delle guardie a Vecchia Spina?» Domandò Sofia. «Siete sicuri?»

«Magari sorvegliavano una trattativa segreta...» ipotizzò Tabita.

Alaric scoppiò a ridere. «Vi inseguivano per quelli» indicò i mantelli dei due ragazzi. A quel punto Sofia spalancò la bocca e un pizzicore gelato solleticò la nuca di Tabita. «Come avete potuto essere così stupidi?» Sussurrò quest'ultima, senza fiato. Sollevò il pugnale in direzione di Daniel, ma lui le immobilizzò i polsi.

«Dobbiamo subito togliere gli stemmi di famiglia dai mantelli!» ringhiò lei.

«Tabita ha ragione!» Esclamò Sofia. «Se un funzionario dell'Arma identifica dei cacciatori di demoni in un luogo come Vecchia Spina...»

I cacciatori potevano procurarsi il necessario per il lavoro solo al Banco dell'Esercito, che veniva regolato dall'Arma; era assolutamente vietato detenere armi non registrate o trattare autonomamente con uno stregone. L'Arma aveva dei funzionari speciali per quello.

«Me ne sono dimenticato, ok? Non rovineremo questi mantelli. Piuttosto li togliamo.» Disse Daniel. «Ormai comunque ci hanno riconosciuti. Dobbiamo andarcene.»

«E dove? Non abbiamo ancora studiato la mappa.» Disse Sofia.

«Ogni luogo che troviamo non è mai come ce lo eravamo aspettato. Non serve a niente studiare la mappa.» Commentò Sam, che era il pessimista del gruppo, anche se lui si definiva realista. Questa volta Daniel non espresse la sua opinione. Sembrava sconsolato.

«Venite a casa con me. Così mi sdebiterò. Mia madre dice che i debiti vanno sempre pagati.»

«Certo, o ti tagliano la testa.» Borbottò Sam. Tabita si rese conto che ogni tanto anche lei doveva apparire così macabra.

«Nei sotterranei?» Balbettò Sofia.

«Sono troppo pericolosi.» Sentenziò Daniel.

«Sono d'accordo.» Disse Tabita.

«È un'ottima idea.» Intervenne Sam. Si beccò delle occhiatacce. «Ci servono informazioni.»

In cuor suo, Tabita sapeva che aveva ragione. Così consolò Sofia, mise d'accordo Sam e Daniel, insieme prepararono gli zaini, ammucchiarono della pelle di serpente per le emergenze notturne, fecero l'inventario delle provviste e degli unguenti, dei sacchetti di sale e delle trappole; infine, si affidarono ad Alaric.

Forse il bambino negli alberi non ci sapeva fare, ma per terra zampettava come un ratto e si muoveva furtivo come un demone pulce. I demonepulce non li vede mai nessuno, si scoprono sempre quando è troppo tardi e la tua testa si riempie di uova appiccicose. Di questo li aveva avvertiti la vecchia Zingara, fornendoli di unguenti, ma per fortuna non erano mai serviti.

Il canto della civetta. La Signora della Morte (Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora