Tabita non era mai stata a una festa, ma di certo non si sarebbe presentata in quelle condizioni. Persino una come Nitocris ci teneva alla bella presenza. Così si fece coraggio e con la punta di un kartika staccò una gemma di quarzo dall'elsa dell'altro pugnale, poi, con il cuore a pezzi, si presentò alla tenda di Ali. Il fatto che Ali non ci fosse la considerò una vera manna dal cielo.
Una delle due sorelle, dalle ordinate trecce di pece, l'accolse con un sorriso, posò i palmi sul tavolo delle contrattazioni e restò a fissarla in un modo che Tabita desiderò filarsela il prima possibile. Le mostrò la gemma, obbligandosi a dirle addio senza guardarla, un po' come Samuel aveva fatto con Sofia. La sarta sfoggiò tutti i denti, intascò il pegno e scandagliò la ragazza con un paio di occhiate, infine sparì nel laboratorio. Indossava un abito incredibilmente blu e Tabita temeva che potesse tornare con una reliquia polverosa di fine Ottocento. Invece, dopo aver scostato la tenda con il poderoso fondoschiena, lasciò cadere sul tavolo alcune magliette e dei pantaloni di pelle che Tabita subito adorò. A colpo d'occhio però capì che gli sarebbero stati troppo stretti e dovette accontentarsi di un paio di pantaloni della gente del deserto, come quelli che aveva prima, larghi e rimboccati sulle ginocchia; le calzavano a pennello con gli stivali. La donna le concesse anche una maglia; a dir la verità, la scelse per lei, in quanto si affrettò a raccogliere tutti gli altri vestiti e l'unica che non riuscì a reggere con le braccia fu una maglia nera, aderente ed elastica. Certo quel colore non l'avrebbe aiutata – ecco perché nessuno voleva comprarla – ma Tabita se la dovette tenere e più tardi, quando la provò, fu contenta di averlo fatto.
La donna rientrò senza salutare, quelle erano le ore più calde del giorno e i mercanti diventavano pigri. Tabita si rese conto di non aver dovuto scambiare nemmeno una parola con lei, e si augurò altre mille trattative come quella. In ogni caso, per il momento poteva bastare. Nonostante i vestiti nuovi, si sentiva frustrata come prima. Si sedette sulla battigia, all'ombra di un relitto, una vecchia barca sfortunata; il legno era troppo marcio, divorato da una mucosa verde, e non serviva più a nessuno. Tabita godette della frescura e della pace per pochi minuti, poi l'inerzia iniziò a farla sudare. Stava morendo ancora di fame e decise che non avrebbe aspettato che suo fratello la imboccasse; avrebbe staccato un'altra gemma e si sarebbe procurata del cibo.
Il pensiero del Torneo la punzecchiò: quello avrebbe dovuto essere la sua priorità assoluta. Tabita doveva prepararsi a tutto, nuoto, resistenza fisica, corsa, combattimento corpo a corpo. Per giorni non aveva fatto altro che camminare, camminare e lamentarsi, e ora faceva persino fatica a sedersi e rialzarsi. Sbatté un pugno a terra. Si alzò con impeto e iniziò a correre. L'idea era stata quella di sgranchirsi le gambe in vista di un allenamento fisico più duro, ma era così arrabbiata con sé stessa che ben presto si ritrovò con il fiatone. Non si arrese. Sferrò pugni, calci, simulò una battaglia con un avversario invisibile, ma alla terza piroetta cadde, e a quel punto cedette definitivamente al suolo. Il cielo era di un azzurro accecante, si mise un braccio sugli occhi, prestando attenzione alla terribile reazione del suo corpo a quello sforzo inaspettato e violento. Doveva nutrirsi di più, se voleva sottoporsi a certe fatiche, e proteggersi meglio dal sole.
«Chi ti ha insegnato a combattere?»
Tabita sollevò di scatto la schiena.
«Ancora!»
«Hai ragione, questa volta ti ho seguita.» Ali sorrise. «Kamila ti ha consigliato bene.»
Lei distolse lo sguardo, lusingata. «Sì, ha buon occhio.»
Ali si sedette vicino a lei; tornava evidentemente da una mansione faticosa e mangiava dei datteri. Gliene offrì uno, ma lei rifiutò. Il rifiuto più doloroso della sua vita. «Allora, chi ti ha addestrata?» Ali guardava l'orizzonte.
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Il canto della civetta. La Signora della Morte (Vol. 1)
FantasiaDa secoli i cacciatori di demoni tramandano un motto: benedetta dove poggia, maledetta dove guarda. Tabita aveva sempre sognato di udire il canto di una civetta. Ora che è successo, però, la sua casa è distrutta e i suoi genitori sono scomparsi, e n...