6- Cor mij scusm

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Stiamo in un posto.
In quel posto dove dividono le persone.
Nazario sta per essere sepolto e ci sono letteralmente tutti.
«NO NO NAZARIO» inizio a piangere disperatamente sulla tomba di mio fratello prima che la iniziassero a mettere sotto terra.
«Kylie vien ca» una voce e due mani mi prendono dai fianchi facendomi allontanare da mio fratello.
«No Ciro, perché proprio lui» scoppio a piangere e lo abbraccio appoggiando la testa sul suo petto.
La sua mano fa su e giù tra i miei capelli per farmi calmare ma con scarsi risultati.
«Tuo fratello è stato molto bravo a letto» sento una voce dietro di me e in meno di due secondi sto sopra di lei a riempirla di cazzotti.
«ZOCCL IO T'ACCIR, T'ACCIR STRUNZ» inizio a urlare ma Ciro mi toglie prima che la potessi ammazzare veramente.

Dopo un paio d'ore il funerale finisce e piano piano tutti i parenti e amici se ne vanno.
Rimaniamo solo io e Ciro davanti alla tomba di mio fratello.
«Cor mij scusm» dico piangendo piano appoggiata alla lapide.
«Non sei più con me, mi manchi assaj» bacio la lapide e vedo Ciro dietro di me con le lacrime agli occhi.
Nel vederlo così mi fa brutto e tanto, mi alzo lentamente e lo guardo per vari secondi negli occhi mordendo il labbro inferiore per non cacciare via altre lacrime.
Lo abbraccio.
«Cirù, stamm vicino t preg» dico singhiozzando e lui strinse ancora di più l'abbraccio.
«Sempr vicino a te»

La notte passa tranquilla, il vuoto che ha lasciato mio fratello è immenso.
Per fortuna Ciro mi sta aiutando a superare questa cosa anche se superarla è difficile.. l'uomo della mia vita non c'è più.

***
Siamo appena tornati nell'IPM, sono le 9 di mattina e tutti staranno sicuramente nelle loro celle.

«Vuoi?» domanda Ciro alzando di poco la canna per farmi capire, accettai subito e mi misi vicino a lui.
Lo guardo come se stessi cercando delle risposte per cui Nazario fosse morto.
Delle risposte che nessuno mi sa dare.
«Pccrè stai tranquilla» dice lui avvicinandosi a me e iniziandomi ad accarezzare la testa delicatamente, come se avesse paura di farmi male.
«Menomale che c staij tu» dico trattenendo le lacrime il più possibile.
«sempre cu te ciù ciù»

***
Stiamo nel cortile.
Chi gioca a pallone.
Chi parla.
E chi, come me e Ciro, cercano guerra perennemente...

«Ja cirù, facciamo tardi a boxe» urlo dal piano inferiore a Ciro.
Andiamo ormai da anni a pugilato e ogni giorno che passa ci rilassiamo sempre di più sfogando tutta la nostra rabbia in quel sacco nero.
«Eccomi eccomi» dice e di corsa usciamo di casa.
***
«Non ce la faccio cchiù cirù» dico esausta dopo due ore di allentamento.
Mi siedo per terra e Ciro copiò il mio gesto.
«Ci credo, due ore di allenamento» dice ridacchiando per poi prendermi il viso tra le mani e dandomi un bacio sulla guancia.
Ciro sa tutto quello che ho passato, dal mio ex in poi.
Sa quanto sto soffrendo ancora e sono veramente felice di averlo come migliore amico.
Usciamo dalla nostra palestra e lentamente ci dirigiamo verso casa.
«SPLENDITAA» sentiamo urlare dall'altra parte della strada.
Ci giriamo e noto due ragazzi, con delle birre in mano, a guardarmi.
Faccio cenno a Ciro di seguirmi e andiamo verso di loro.
«Non ti hanno insegnato le buone maniere?» dico capata e in italiano ma la calata in napoletano si fa comunque sentire.
«Sei uno splendo-» non lo faccio finire che gli arriva un cazzotto in pieno volto da parte mia.
«Piaciuto? Ora anche tu sei uno splendore» dico facendo il mio sorriso diabolico.
Il ragazzo mi fissa e stringe i denti.
Mi sta per saltare addosso ma si intromette Ciro.
L'altro ragazzo inizia a menare e di conseguenza anch'io.
Li lasciamo lì, stesi per terra, mentre io e Ciro corriamo verso casa.
Per noi? È guerra ogni santo giorno.

... guardiamo tutti con quell'aria di sfida che da quando siamo piccoli ci hanno insegnato ad avere.
Quell'aria che ti fa sentire superiore agli altri.
«Kylie, ma ppchè stai qua?» domanda di punto in bianco Carmine detto il piecuro.
Alzo lentamente la testa ancora con la sigaretta in bocca.
Con la coda dell'occhio vedo che Ciro si stava alzando e prontamente gli metto la mia mano sulla sua per farlo calmare.
«Fatt i cazz tuoj» dice Ciro stringendo i denti.
Carmine mi guarda ma non dice nulla e soprattutto non guarda neanche Ciro.
«fratt touj ha violentato la cumpagna mij» dice lui tutto d'un fiato.
Non è possibile e soprattutto non ci voglio credere, Nazario non lo avrebbe mai fatto.
«Si vabbuò, quann a finisci di dire strunzate ne riparliamo, vatten» dico non degnandolo neanche di uno sguardo.
Mi guardo Ciro che non apre bocca a riguardo e questa cosa non è affatto buona.

Vado dentro il laboratorio per starmene da sola.
Devo capire le cose e perché proprio oggi, a distanza di tempo, Carmine mi viene a dire certe stronzate che riguardino mio fratello.
Mi accendo l'ennesima sigaretta e mi metto seduta sul tavolino che è posto sotto la finestra.
Entra Ciro che in un attimo si ritrova in mezzo alle mie gambe.
«Ciù ciù, guardm» dice alzandomi la testa con le dita.
«Sta volt ha ragion o piecuro» dice a momenti con voce tremante.
Lo guardo incredula delle sue parole, Nazario non lo avrebbe mai fatto.
«Non è possibile» continuo a dire io ripetutamente.
«Pur se foss io lo accir» dico singhiozzando e sbattendo un pugno addosso al tavolo.
«Pian pccrè te faij mal» dice Ciro prendendomi lentamente il braccio e dando un bacio al punto colpito.

Complici.//  Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora