Capitolo 5

6.3K 342 126
                                    

(Canzone consigliata: Yeah, I Said It - Rihanna.)

Isabelle.

Quella stessa sera decidemmo di andare al Dragon.

Nathan aveva avuto di nuovo una sua crisi da decerebrato bipolare e Nives voleva controllare che fosse tutto okay, o meglio, che non stesse facendo qualcosa di orribile.

E dopo aver truccato i miei occhi di nero, rendendo il mio sguardo color smeraldo più seducente, e aver arricciato i miei capelli, indossai un abito corto color argento senza spalline. I miei tacchi vertiginosi dello stesso colore del vestito rendevano le mie gambe più slanciate e dire che ne avevo bisogno era un eufemismo.

Non ero mai stata alta e purtroppo le mie gambe corte mi facevano sembrare una bambina paffutella a volte.

Presi il mio cappotto nero ed uscii per incontrare Nives che mi stava già aspettando in macchina.

Quella sera indossava un vestito di seta gialla che le stava divinamente.

Come al solito cercai di farla rilassare, cantando con lei qualsiasi canzone degli anni 2000 che passasse in radio e mi accorsi che funzionava.

Ma quello che lei non seppe mai, era che quella sera quella distrazione serviva anche a me.

Dove andava Nathan, c'era Aaron a seguirlo come un'ombra e sapevo già che lo avrei incontrato.

Non avevo ancora avuto modo di parlare con Connor, o forse non avevo avuto ancora il coraggio. Forse ero un po' egoista a pensarla in quel modo, ma quella sorta di monotonia nella mia frequentazione con lui, rendeva il tutto molto più prevedibile. E avevo sempre pensato che le sorprese, per una mente come la mia che viveva qualsiasi cosa all'ennesima potenza, non erano propriamente qualcosa di positivo. Quindi, avevo timore che lasciano quella situazione di comfort, mi sarei catapultata in una più rischiosa e la mia psiche ne avrebbe risentito. 

Ormai, eravamo talmente conosciute in quel locale che non ci fu nemmeno bisogno di fare la fila e mostrare i documenti per entrare. Così, in un men che non si dica, eravamo già dentro.

Dovetti ammettere che quando Nives mi aveva confessato che il proprietario fosse Nathan, ero rimasta piacevolmente sorpresa. Non perché era più grande di noi, che poi mi venne da chiedere se anche Aaron lo fosse, ma perché quel locale era una vera e propria bellezza.

Sia la musica che l'alcool erano paradisiaci, anche se quell'atmosfera lussuriosa non era affatto d'aiuto per calmare i bollenti spiriti dei presenti.

Ma, forse, lo scopo era proprio quello.

Quando andammo verso il bancone, notai Nives guardarsi intorno con sguardo circospetto.

«Che hai, Niv?», urlai per sovrastare la musica.

«Chiamalo spirito d'osservazione, ma mi sembra di aver visto Natasha», disse disgustata.

«Natasha Stuart? La sorella di Connor?», chiesi facendo finta che quella notizia non mi avesse toccata minimamente.

Ci sedemmo sui soliti sgabelli dal lato del bancone di Ashley, mentre Nives annuì.

Non si poteva certo definire Natasha come una santarellina. E ricordai anche come una volta Connor l'avesse guardata con disapprovazione e delusione mentre si faceva praticamente scopare con la bocca da un ragazzo preso a caso.

La musica mi rimbombava nelle orecchie, la sentivo perfino dentro le mie ossa vibranti. E quasi sospirai di sollievo nel constatare che quei rumori forti non erano più un incubo come lo erano stati una volta. 

Mind (Soul spin-off)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora