Capitolo 2

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(Canzone consigliata: Writing's On the Wall- Sam Smith)

Isabelle.

Quella mattina ero in giro per il campus con il mio caffè nero in mano e i miei libri di testo nell'altra, insieme a Connor che camminava al mio fianco. Lo avevo incrociato dopo la lezione di Marketing e ci stavamo dirigendo entrambi verso la caffetteria per recuperare un caffè per lui.

«Ti sei divertita ieri sera?»

Ecco, quella era proprio l'ultima cosa che avrebbe dovuto chiedermi.

Ma, mio malgrado, sorrisi innocentemente. «Sì, molto.»

Lui annuì, sorridendomi di rimando. «Sono contento, piccola.»

Mi presi un attimo per guardare il suo viso angelico e non trovai proprio nulla che non andasse. Capelli biondi, occhi chiari e una mascella virile.

Era attraente, gentile e sempre premuroso nei miei confronti. Non riuscivo proprio a capire il motivo per cui non riuscissi ad avere un'intimità con lui.

«Tutto okay, Isy?» Mi guardò interrogativo, forse perché si era reso conto che mi ero persa a fissare il suo viso.

«Oh, sì... Sì, tutto okay», accennai un sorriso tirato e continuammo la camminata verso la caffetteria.

Quel giorno non avevo avuto nemmeno una lezione in comune con Nives, ma qualcosa mi diceva che non si fosse ancora alzata dal letto. Conoscendola, stava ancora smaltendo la sbornia colossale che si era presa la sera prima e di cui ancora doveva spiegarmi il motivo.

Non che dovesse per forza esserci un motivo per prendersi una sbornia, ma Nives beveva in quel modo solo quando c'era un problema.

Entrammo nella caffetteria di Avery e il profumo del caffè e delle ciambelle riuscii a farmi riacquistare un piccolo barlume di lucidità.

Il sole era alto quel giorno, quindi dalle vetrate del locale entrava una luce calda che faceva risaltare tutti i ripiani da lavoro e tutte le prelibatezze che erano davanti a me. Perfino la crema di un donuts mi sembrò che brillasse.

Santo cielo, avevo una fame da lupi.

Così, Connor prese il suo caffè e io un donuts da portare a un tavolo in fondo.

Ricominciammo a parlare del più e del meno, delle lezioni e di come stesse andando lo studio in generale. Era un argomento tranquillo, niente che avrebbe potuto farmi cadere in trappola.

Perché, di difetti ne avevo eccome, ma il peggiore era che ero una frana con le bugie ed ero sicura che se non gli avessi confessato quello che era successo la sera prima, sicuramente sarebbe uscito in malo modo in un discorso che non c'entrava nulla.

E diciamocelo, Connor non lo meritava affatto.

Lo scampanellio della porta mi fece alzare lo sguardo per un momento e trovai Nathan King con i capelli arruffati e le labbra gonfie. Sperai solamente che l'artefice di quello fosse la mia migliore amica, altrimenti gliele avrei strappate quelle palle.

Ma il problema si pose poco dopo, dove uno sguardo color cioccolato guardava Nathan con occhi divertiti dandogli delle pacche sulla spalla, come se lo conoscesse.

Sentii i miei muscoli irrigidirsi e il mio stomaco chiudersi per la preoccupazione.

E se lo sconosciuto fosse venuto al mio tavolo come se nulla fosse?

Posai la metà del mio donuts sul piattino e cercai di concentrarmi su qualsiasi cosa che mi stesse dicendo Connor. Sì, avevo perso la concentrazione.

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