Capitolo 35

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(Canzone consigliata: Pretty Little Liar - Henry Venus).

Aaron.

Le sue labbra avevano il sapore dolce del cocktail che aveva bevuto quella sera.

Mi amava.

E io amavo lei.

Non chiedetemi quando, come e dove era successo.

Sapevo solo che era così.

Amavo quella ragazza che pensava troppo e profumava di orchidee. Quella stessa ragazza che aveva sempre la glassa di qualche donuts sulle dita.

Le accarezzai il viso quando le schiusi le labbra con la lingua.

Ero completamente impazzito per lei.

E, Dio, non ci trovavo proprio nulla che non andasse.

Isabelle ansimò nella mia bocca e avvertii i miei jeans farsi troppo stretti.

La sua lingua accarezzava la mia in modo dolce ma deciso e non potei non prenderle il viso in una mano e staccarmi da lei riluttante. Avevo bisogno di guardarla, ancora un po'.

I suoi occhi color smeraldo mi guardavano supplichevoli e accesi dalla libido.

Quel vestito viola che indossava faceva sembrare le sue iridi più luminose e persi la testa quando mi sorrise.

Mi sorrise nel vero senso della parola, cazzo.

Strinsi leggermente la presa sul suo viso e le sussurrai piano sulle labbra: «Hai mai fatto l'amore con qualcuno, Isabelle?»

Lei negò col capo ansimando sulle mia bocca.

«Nemmeno io.» La baciai di nuovo, completamente senza freni.

Senza più barriere.

Senza un minimo di pensiero nella testa.

Mi feci spazio tra le sue gambe mentre scesi per baciarle quella scollatura che per poco non mi aveva fatto venire un infarto.

Il suo seno era dolce, la sua pelle lo era.

E non riuscii a non spingere la mia erezione verso la sua intimità, con decisione.

La volevo.

Stavo impazzendo dal desiderio che provavo per lei.

Non riuscivo a pensare ad altro durante la giornata. Se non alla sua pelle, ai suoi occhi, al suo profumo, ai suoi gemiti.

Ero completamente ossessionato da lei.

Non sapevo come si facesse l'amore, quello vero.

Non sapevo come fosse la monogamia dopo un po' di tempo.

Forse non ero nemmeno in grado di amare come si deve.

Ma avrei imparato.

Per lei.

Con lei.

Le accarezzai la spalla per far scendere la bretella del suo vestito e notai come le sue labbra si schiusero in un gemito silenzioso.

La accarezzai lentamente e delicatamente, ogni movimento delle mie dita le donava quegli splendidi brividi di aspettativa sulla pelle. 

Spinsi ancora la mia erezione in mezzo alle sue gambe. «Non ti farò mai del male.» Spinsi di nuovo e la guardai negli occhi. «Te lo giuro.»

Lei gemette e quello fu il suono della mia follia.

Cominciai a baciarla con più intensità, ormai privo di ogni freno.

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