Capitolo 8

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(Canzone consigliata: Ashes - Claire Guerreso.)

Aaron.

La serata stava andando così bene, con Isabelle che forse era riuscita ad ammettere di voler venire a letto con me e con un Nathan che era uscito dal suo ufficio con i capelli arruffati e gli occhi felici come non glieli avevo mai visti.

Finché non vidi quel viscido.

Blake Moore.

Uno dei peggiori bastardi che gestiva il traffico di droga di tutta la città. 

Era entrato al Dragon come se fosse di sua proprietà e come se fosse Dio sceso in terra.

Non c'era niente di più lontano dalla realtà.

Avevo visto Nives praticamente scappare via, ma avevo impedito ad Isabelle di muoversi da vicino a me. Con quella bestia in giro non era affatto sicuro e mentre lei era al telefono con la sua amica, io guardavo Blake come se potessi davvero porre fine alla sua vita con uno sguardo.

Ringraziando il cielo, non avevo mai fatto parte di quel giro del cazzo ma Nathan era mio fratello e non avevo potuto evitare di conoscere quel diavolo tempo prima.

Anche quando Nathan cercava di dirmi che era tutto okay e che Blake fosse una brava persona, non ci avevo creduto nemmeno per un secondo.

Naturalmente anche lui sapeva in che cazzo di giro l'aveva immischiato il padre, ma non voleva che lo guardassi come un criminale.

Ma non l'avrei fatto nemmeno se avesse davvero ucciso una persona.

Era mio fratello e quello non sarebbe cambiato, nemmeno per qualche sua scelta sbagliata.

Il problema si era posto poco dopo che Blake aveva lasciato il Dragon.

Nives era finita in un letto d'ospedale.

Ed era proprio in quella sala d'aspetto che eravamo seduti io e Isabelle quella notte, mentre guardavamo un Nathan fuori di sé. Ruppe qualsiasi cosa ci fosse in quella sala e non mossi nemmeno un dito per impedirlo.

Chiamatela sopravvivenza, ma sapevo quando potevo calmarlo e quando non potevo.

E in quel momento ci avrei rimesso solo le palle.

Il giorno dopo, i medici ci avevano comunicato che Nives aveva avuto un trauma cranico e vidi il mio amico diventare cereo come non l'avevo mai visto prima.

Sapevo che quella situazione portava a galla brutti ricordi per lui, ma sapevo anche che dovevo lasciarlo in pace.

Isabelle non si era espressa, ma sembrava che stesse per avere un collasso.

Il giorno dopo ancora, la ritrovai accucciata nel bagno dell'ospedale che tremava come una foglia e che si dondolava abbracciandosi le gambe al petto.

Non sembrava più la ragazza audace che avevo conosciuto al Dragon, sembrava una bambina in cerca di conforto e non ce la feci a guardarla in viso e vederlo rigato dal trucco sciolto.

Mi ero seduto sul pavimento di quel bagno più sporco di una metropolitana e l'avevo stretta al mio petto.

Singhiozzava ed era stato il suono più straziante che avessi mai sentito.

Era puro urlo contro un mondo ingrato, non era un pianto normale.

Avevo sentito il suo cuore battere come un tamburo e aveva cominciato a colpire con i pugni i miei pettorali.

Non mi ero lamentato, avevo capito che aveva bisogno anche lei di sfogarsi come Nathan. E se le serviva che facessi da sacco da boxe, mi andava più bene.

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