Capitolo 7

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(Canzone consigliata: I Put a Spell On You - Annie Lennox.)

Isabelle.

Una delle cose che preferivo era quella di essere dietro l'obiettivo a catturare momenti che alla prima occhiata potessero sembrare semplici, ma in realtà non era affatto così.

C'era così tanta potenza in un sorriso nascosto e in uno sguardo ancora più segreto.

Amavo fotografare la natura, ma ancora di più le persone quando non ne erano al corrente.

Magari sarei sembrata anche una stalker, ma quello che non sapevano era che la ragazza che lasciava sempre foto stampate sotto gli usci delle loro porte, ero proprio io.

Non le tenevo mai per me, perché amavo poi vedere come le persone si rendessero conto di come apparivano quando non sapevano di essere prese di mira da un obbiettivo.

D'altronde, non usavamo tutti una maschera ogni giorno?

Io amavo solo ricordare alle persone che non sempre serve, non sempre è necessario nascondersi.

Perché la bellezza risiede proprio nelle cose nascoste, a cui a volte non diamo nemmeno peso.

Una volta, ero riuscita a cogliere il momento esatto in cui una persona aveva capito di essere innamorata.

Come la luce nei suoi occhi si sia accesa di curiosità per quel sentimento feroce e di come le sue labbra si erano schiuse in un sospiro di sorpresa guardando il soggetto di quei sentimenti.

E quella persona, era proprio Nathan King mentre guardava la mia amica che stava idolatrando la sua macchina, la sera del loro primo appuntamento.

Probabilmente Nathan nemmeno si era reso conto di come la stava ammirando, ma io sì.

Non dissi nulla a Nives, ero sicura che prima o poi Nathan le avrebbe confessato i suoi sentimenti quando fosse stato pronto.

Quella foto era ancora nella mia camera e, ringraziando il cielo, Nives ancora non era riuscita a trovarla.

Un giorno, mi promisi, di farla vedere ad entrambi e di fotografarli mentre guardavano quel momento così intimo, immortalato da una fotografa compulsiva.

E oltre ad essere una fotografa compulsiva, mi accorsi anche di essere una fotografa multitasking, visto che avevo il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla mentre parlavo con una Nives in preda ad una crisi ormonale, la macchinetta fotografica stretta nelle mani e tutti i miei libri di testo incastrati tra le mie cosce.

Probabilmente se qualcuno mi fosse venuto addosso per sbaglio, sarei crollata con un effetto domino senza precedenti.

Nives non faceva che lamentarsi sul fatto che non rispondessi mai al telefono, ma odiavo la suoneria quindi avevo sempre il silenzioso. Erano rare le occasioni in cui il mio telefono squillasse normalmente e non era quella l'occasione.

E mentre mi dirigevo verso il dormitorio per prepararmi per andare al Dragon, sotto richiesta disperata della mia amica, mi resi conto che erano giorni che non sentivo Connor.

Non che tenessi il conto dei giorni, infatti non avevo la più pallida di quanto tempo fosse passato precisamente e quello la diceva lunga sull'importanza della questione.

Mi sentivo un po' una stronza in realtà, ma era anche vero che io non avevo chiamato ma nemmeno lui.

E se la cosa si fosse risolta in quel modo?

Beh, sarebbe stato sicuramente più facile visto che non riuscivo a non pensare a come Aaron il giorno prima mi avesse praticamente pregato di andare a letto con lui.

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