Capitolo 9

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(Canzone consigliata: Bad Blood - Nao.)

Isabelle.

Forse era perché ero ancora sconvolta per Nives.

Forse era perché la crisi, quella volta, aveva intaccato anche i miei neuroni. Oppure perché lui mi guardava come solo chi ha una voglia matta di prenderti per bene poteva fare.

Forse perché era un tutt'uno di virilità e sesso allo stato puro.

Non lo sapevo.

Ma mi ritrovai a farlo entrare nella mia camera del dormitorio, dove era entrata solo Nives.

Non mi sentivo a disagio mentre lui si guardava intorno e studiava le fotografie attaccate al muro. Nemmeno quando cominciò a leggere i titoli dei miei libri fantasy preferiti e nemmeno quando cominciò a guardarmi davvero dall'altro lato della stanza.

Mi studiava, mangiando il mio corpo come se fossi il più saporito dei veleni. 

Lo stesso corpo che mi stava pregando di liberarlo dai vestiti.

Si avvicinò con calma, come se volesse godersi ogni passo che faceva verso di me.

Come se avesse paura che io lo avrei fermato o che fossi scappata.

Niente di più falso.

Quella volta, non mi sarei tirata indietro.

Il suo profumo diventò l'unico odore che riuscivo a percepire, quella fragranza così virile ma anche così dolce che riuscì a donare una leggera stretta al mio stomaco. 

Le sue dita mi alzarono il mento, mentre le sue labbra sfioravano le mie in una promessa oscena. Era solo un leggero tocco, quasi impercettibile, eppure il mio corpo vibrò per la voglia che avevo di assaggiare di nuovo il suo sapore. Per la voglia che avevo di sciogliermi di nuovo sotto il tocco delle sue mani esperte. 

«E adesso?», mormorai.

«E adesso, sarai mia per tutto il tempo che mi occorre...» Mi morse il labbro, una scintilla di dolce dolore risvegliò ogni mia terminazione nervosa. «E credimi, ho intenzione di prendermela con calma.»

Feci scontrare le mie labbra con le sue e le stesse sensazioni di quella prima sera al Dragon, si risvegliarono impetuose.

Aaron aveva un modo tutto suo di baciare, come se volesse farti perdere il senno e farti cadere in ginocchio. Come se volesse prendere tutto quello che avevo per poi farlo diventare creta nelle sue mani. 

La sua lingua entrò nella mia bocca ed ansimai vergognosamente quando strinse i miei capelli in una presa d'acciaio. Nonostante fosse una stretta ferrea, non provai alcun dolore. Solamente un leggero brivido che serpeggiò ogni mio muscolo della schiena mentre mi arrendevo al suo assalto. 

Ci staccammo solo il tempo necessario per togliergli il maglione e mi godetti la vista del suo fisico che avrebbe fatto vergognare qualsiasi uomo. Aaron era un completo capolavoro di chiaro scuri che mi venne una voglia assurda di fotografarlo, di rendere il suo corpo un ricordo infinito su una Polaroid. 

Rimasi incantata dal modo in cui l'inchiostro dei suoi tatuaggi si mescolava con il colore ambrato della sua pelle, dal modo in cui una rosa sbocciava sul suo pettorale in una sfumatura scura che gli accarezzava anche la spalla.

Con l'indice seguii ogni solco dei suoi addominali, truccati anch'essi da quell'inchiostro.

Ero ipnotizzata da come quelle ali d'angelo spiegate rendessero così nitida ogni contrazione del suo addome. Quelle piume scure abbracciavano anche il suo costato, come in un abbraccio eterno che non si sarebbe mai sciolto.

Mind (Soul spin-off)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora