Isabelle.
Quel giorno stavo sistemando le mie cose per portarle via dal dormitorio, avevo ancora quella sensazione di agitazione sulla pelle dovuta alla mia laurea. Il giorno che avevo tanto temuto che avevo forse rincorso con passi pieni di tremore, era arrivato. E ora dovevo portare via tutto da quella stanza che per anni era stata la mia casa, ma anche quella di Aaron.
Negli anni ci aveva accompagnati in ogni momenti, sia positivo che negativo. Quelle mura avevano sentito le parole pronunciate con rabbia durante una discussione, oppure gemiti quando ci ritrovavamo a fare pace. Avevano bevuto le mie lacrime quando alcuni giorni avevo sentito di non farcela ad alzarmi dal letto e assaporato la dolcezza degli incoraggiamenti di Aaron.
In un certo senso, mi dispiaceva andarmene. C'era stata, anche se solamente una parte, tanta vita in quella piccola stanza.
Avevo già degli scatoloni pieni, mancavano solamente le ultime cose. Aaron quel giorno non aveva potuto aiutarmi, aveva una riunione importante con il suo coach. Molto probabilmente una squadra di football importante voleva convocarlo, quasi mi veniva da saltellare per quell'eventualità.
Mi aveva severamente proibito di portare quegli scatoloni da sola, il mio compito si stava limitando nel riempirli e poi posizionarli in un modo strategico per non farli risultare ingombranti e per non farli crollare su sé stessi.
Stavo sistemando la biancheria che avevo nel cassetto vicino al comodino quando lo vidi. Erano passati anni ma la pelle marrone del mio diario era ancora immacolata come il primo giorno, lo avevo sempre trattato con un certo riguardo.
Era come se stessi stringendo il mio cuore quando lo tenevo tra le mani, se avessi danneggiato quell'oggetto avrei danneggiato me stessa.
Presi quell'oggetto e lo sfogliai con cura. Pagine e pagine di pensieri autodistruttivi mi passarono sotto gli occhi, parole scritte con rammarico e tristezza di una ragazza con un cuore troppo grande per un mondo che non era in grado di apprezzarlo.
Ogni virgola calcato con rimpianto mi fece stringere il cuore, avrei voluto abbracciare quella ragazzina così sola nella sua cameretta piena di fotografie.
Ma mi venne un'altra idea in mente.
Così, iniziai a scrivere...
Caro diario,
Penso sia passata una vita dall'ultima volta che mi sono ritrovata su queste pagine.
Oggi, per caso, stavo sistemando le mie cose per portarle via dal dormitorio e sono incappata nella tua copertina di pelle.
Ho scritto così tante cose quando ero solo una ragazzina con un cuore di vetro, leggerle mi ha creato un po' di disagio ma, allo stesso tempo, mi ha aperto gli occhi su come guardo il mondo ora.
Il mostriciattolo non mi ha abbandonata, non penso che lo farà mai. Ma sto imparando ad avere un rapporto civile con lui, a controllarlo e non farmi spaventare troppo da esso. È giusto così.
Ho imparato, con il tempo, che non è una malattia di cui vergognarsi. Non è una problematica che può indurre le altre persone a guardarti in modo diverso. È una mia particolarità.
Ci sono ancora giorni in cui vorrei solamente dormire, non alzarmi dal letto e rimanere in quel bozzolo di lenzuola dove il mondo esterno non può raggiungermi. E ho imparato che anche questo è normale. Non sempre possiamo sentirci nel pieno delle nostre emozioni positive, a volte abbiamo solo bisogno di un momento per ricaricare le batterie. E questo non mi rende una persona depressa.
Solamente una persona.
Non starò qui a dilungarmi su quello che è successo in questi anni, perché ne sono successe di tutti i colori. Ma, in tutto questo, ho trovato l'amore della mia vita.
Una persona che non mi giudica se un giorno mi sento un fantasma, bensì si siede accanto a me per diventare invisibile anche lui. Mi ha raccolto da terra molte volte, mi ha insegnato a camminare di nuovo. Prima con lui, poi da sola.
Quando il mio respiro è un po' troppo particolare mi basta guardarlo in viso per rendermi conto di quanto io mi senta al sicuro con lui. Quello che amo di lui, è il suo modo di farmi comprendere quanto io non abbia bisogno di lui. Che sono forte abbastanza per percorrere la mia strada sulle mie stesse gambe. E, se cadessi, so che lui sarebbe dietro le mie spalle per riprendermi al volo.
All'inizio mi spaventava questo tipo di sentimento, lo sentivo troppo più forte di me.
Ma ho imparato anche a vivere le emozioni per quello che sono. Non sono mai sbagliate ed è giusto assaporarle nella loro interezza, nonostante a volte possono sembrare più grandi di me.
Ti sto scrivendo, caro diario, perché vorrei dire qualcosa alla Isabelle ragazzina: non sei sbagliata.
Tutte le volte in cui ti sei sentita inferiore, non abbastanza e troppo emotiva per camminare su queste strade, sono servite a farti diventare quella che sono io oggi. Ti ricordi quando hai scritto che noi persone problematiche viviamo le emozioni in modo diverso? È vero. Ma non è bellissimo?
Avvertire quella felicità come fosse una scossa elettrica nelle vene, assaporare quella carezza sul viso come stessero accarezzando il tuo cuore?
Immagina percepire le emozioni solamente nella loro percezione più piccola. Perfino essere tristi perde la sua bellezza. È bello sentire.
Ancora di più in questo modo.
Anche se le emozioni sono piene di vetri rotti, va bene sanguinare per esse. Purché subito dopo tu metta un cerotto sopra la ferita.
Nella vita si inciampa, ma non si smette di camminare. Si respira a pieni polmoni l'aria che ti circonda, per ricordare quanto ogni respiro sia una benedizione. Ci sono momenti in cui vorresti solamente sparire, cancellare la tua stessa esistenza per evitare di soffrire. Ma ricordati che come sei forte per permettere al tuo cuore di farsi del male, lo sei anche per rialzarti in piedi.
Un passo per volta.
Un respiro alla volta.
Non saranno l'ansia sociale o gli attacchi di panico a definire la tua persona, sarai tu stessa a definirti con le tue scelte. Quindi scegli di vivere, mia piccola ragazza, scegli di respirare ogni giorno. Vivi come se fosse il tuo ultimo secondo in questo mondo.
Impara a capire quanto il mutare della vita sia incredibile, quanto i tuoi passi possono determinare la strada che vuoi percorrere. Quanto sia meraviglioso vedere i raggi del sole e avvertire il loro calore sulla pelle, quanto sia meraviglioso bagnare il tuo viso con la pioggia e lacrime, per poi scoppiare a ridere per il semplice motivo di esistere.
Di vivere.
Ci saranno giornate del tutto nere, ma tu vivi anche quelle. Nella loro interezza.
Non perderti nulla per paura di provare qualcosa.
Piangi, ridi, urla, scherza, sorridi.
E respira.
L'aria non mancherà mai, anche quando ti sembrerà così.
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Mind (Soul spin-off)
Romance(SOUL SPINOFF) (SI CONSIGLIA LA LETTURA DI "SOUL" PRIMA DI LEGGERE LO SPIN-OFF) CONTIENE CONTENUTI ESPLICITI E NON ADATTI AI SOGGETTI MINORENNI. Isabelle. Una ragazza amante delle fotografia e dei libri, ma con un piccolo segreto. Aaron. Un raga...