30. Redeeming the time

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Quando ero agli inizi della mia adolescenza, adoravo fantasticare sul futuro. Pensavo a come sarebbe stata la mia vita una volta terminato il college, mi incuriosivo nell'osservare medici ed infermieri vestiti di bianco mentre svolgevano il lavoro dei miei sogni e a volte riflettevo su cosa ne avrei fatto della mia insistente voglia di cambiare il mondo quando il tempo, correndo senza stancarsi, avrebbe spazzato via tutte le mie certezze a riguardo. In realtà, a chiedersi questo, erano con più probabilità i miei cari che ogni giorno, mentre crescevo, si impegnavano ad incoraggiarmi e a spronarmi affinché fossi sempre la versione migliore di me stessa. Desideravano che io nutrissi quanto più a lungo possibile la speranza di poter realizzare i miei sogni perchè sapevano che quello era l'unico modo per poterci riuscire.

Eppure, prima o poi, arriva per tutti il momento in cui si è costretti a smettere di sognare. Non perché si abbia deciso di rinunciare, assolutamente no, ma piuttosto perché chi si limita a sperare, senza muoversi concretamente per raggiungere i propri obiettivi, non crede davvero in se stesso e nei propri progetti. La realizzazione di un sogno infatti è il risultato di sacrifici, rinunce, sforzi. E non di effimere speranze lasciate lì a svanire mentre gli anni passano e le circostanze cambiano.

È per questo che i miei mi hanno sempre supportata e incoraggiata a diventare un medico. Perché sapevano che se quella fosse stata la mia vera vocazione avrei lottato instancabilmente per poterla rendere reale. Nonostante i dubbi, le perplessità e gli innumerevoli errori, mi sarei aggrappata con fiducia alla certezza che Dio mi aveva chiamata ad aiutare gli altri in quel modo e avrei chiesto a Lui di darmi le risposte che cercavo.

Questo però l'ho capito solo con il tempo. Solo il tempo mi ha insegnato che la pazienza è una grande virtù e che coltivarla è l'unico modo per vivere in serenità mentre si lavora all'edificazione e alla concretizzazione dei progetti che Dio ha disegnato per ogni Sua creatura. Con il tempo ho capito di non poter fuggire da Lui e di non volerlo nemmeno fare perché so che percorrere il sentiero da Lui tracciato per la mia vita è la scelta migliore che io possa fare. Ho deciso di fidarmi perché Dio vede più lontano di me, perché nessuno tiene a me quanto Lui. Non mi sono mai pentita di averlo fatto e so con certezza che anche se Egli mi avesse guidato lungo un altro percorso sarei stata onorata di poterlo seguire. Perché il mio sogno più grande non è diventare un medico. Il mio sogno più grande è essere al centro della volontà di Dio.

Niente ci accade per caso. Non ho mai creduto e non crederò mai nelle coincidenze o nel destino. Credo piuttosto che le persone che incontriamo siano state messe sulla nostra strada per una ragione ben precisa. Per aiutarsi a vicenda, forse. Per farsi del bene, senza dubbio. Per scontrarsi, discutere, litigare e poi capirsi. Per imparare.

O forse no, chissà. Magari le ragioni sono altre e non le conoscerò mai. Eppure mi piace pensare che un giorno, in un belllissimo libro, vedrò incisi i nomi di tutti coloro che ho conosciuto e accanto leggerò ciò che mi hanno insegnato nel corso della vita. Non solo le cose belle ma anche quelle che mi hanno fatto del male. Perché dagli errori degli altri possiamo imparare a non fare lo stesso. Perché le parole e i comportamenti che ci hanno ferito ci insegnano a pensare a chi abbiamo davanti prima di parlare o di agire. A metterci nei loro panni, a capire quello che provano. E non importa se per comprendere questo è stato necessario che qualcun altro ci ferisse. Quegli errori, quelle ferite ci hanno resi più forti.

Ed è su questo che rifletto mentre ascolto le parole di Emily. Penso al fatto che di coloro che ci circondano possiamo vedere solo ciò che loro vogliono mostrarci. Dietro ad ogni sorriso apparentemente sincero e sentito si nascondono cose che a volte faremmo fatica perfino ad immaginare, battaglie e problemi talmente grandi da chiedersi come possa una sola persona sostenerli e sopravvivere.

Emily parlava di una famiglia distrutta. Tradimenti e bugie, rancori covati nel tempo, dolori che nonostante il passare degli anni non svaniscono ma restano lì a rodere ciò che ne resta di un cuore ormai ridotto in frantumi. Erano loro i protagonisti di quel suo racconto che, nonostante mi sforzassi di comprendere pienamente, rimaneva ancora un po' sfocato nella mia mente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 28, 2022 ⏰

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