8. A wedding coming up

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Continuo a guardarlo fisso negli occhi.
È come se in quelle due pupille nere orlate da un contorno dello stesso colore intenso, riuscissi a vedere la sua preoccupazione, la sua angoscia.
Prima che potessi ricevere una sua risposta o un qualsiasi segno di consenso vedo uscire un dottore.
Ci interrompe e dice a Daren di seguirlo.
<<Lei è una sua parente?>> Chiede poi rivolgendosi a me.
<<Oh no, io sono solo...>>
<<Allora rimanga qui>> dice subito dopo senza darmi neanche il tempo di terminare la frase.
<<Oh sì va bene>> continuo io.
Ma tanto il dottore è già rientrato.
Rimango una decina di minuti in sala di attesa, mentre aspetto con ansia di sapere cosa sia successo a Sion.
Poco dopo vedo uscire la signora Zakilya.
Non l'avevo vista qui ma immaginavo che ci fosse.
<<Oh cara, grazie di essere venuta>> dice non appena mi vede.
<<Si figuri, dovevo venire per forza, non potevo non esserci.>> continuo io <<ma lei come sta?>>
<<Oh bene tesoro, sta molto meglio>> dice lei rassicurandomi.
<<Grazie a Dio>> Lascio uscire un soffio d'aria dalla mia bocca e chiudo un momento gli occhi, come per liberare tutta l'ansia che fino a quel momento mi ha schiacciato sotto di sé.
<<Posso vederla?>> Dico io subito dopo.
<<Certamente>> risponde lei indicandomi la sua stanza con un movimento del braccio.
Le sorrido e mi dirigo in quella direzione.
Appena entro vedo Sion stesa su un letto.
È un po' pallida.
<<Come stai?>> Le chiedo una volta che sono abbastanza vicina.
<<Molto meglio, grazie>> risponde prontamente lei.
Il suo sorriso ancora una volta mi incanta.
Mi sorprendo sempre di più nel rendermi conto che questa ragazza riesce ad essere bellissima anche quando non sta bene.
Rimango lì, a farle compagnia, fino a quando un'infermiera mi impone di uscire.
<<Mi scusi signorina, ma è ora di cena>> dice cercando di rimanere sorridente.
<<Oh sì, sto andando via, non si preoccupi>> le rispondo io anche se in realtà non ho proprio voglia di andarmene.
Lei annuisce e posa un vassoio con del cibo su un tavolino non troppo distante dal letto.
Prendo lo zaino che ho poggiato su una sedia e, dopo aver indossato la mia felpa, saluto Sion ed esco.
Fuori dalla stanza vedo la signora Zakilya e Daren.
Hanno un'espressione preoccupata ma non appena mi vedono si sforzano di accennarmi un sorriso.
<<Va tutto bene?>> Chiedo allora sperando di ricevere una risposta veritiera.
<<Sì sì, tutto bene, stai tranquilla>> questa volta è Daren a parlare.
<<Vieni, ti accompagno fuori>> dice poi cercando di distogliermi da pensieri insensati.
Mi stringe le spalle fra le sue mani, spingendomi in avanti.
Sta evidentemente cercando di allontanarmi da sua madre anche se non capisco il perché.
Mi volto verso di lei e la vedo girata di spalle con una mano posata sulla fronte.
<<Grazie di essere venuta>> dice Daren guardandomi negli occhi.
<<Non è necessario ringraziarmi, davvero>> rispondo io ricambiando il suo sguardo.
<<Oh invece sì>> continua lui sorridendo <<scusami ancora per oggi, mi dispiace davvero tanto, io non volevo essere così...>>
Mi scappa una risatina prima che lui possa terminare la frase.
<<Che c'è da ridere?>> Domanda inclinando il capo e inarcando un sopracciglio.
<<Oh no, niente, è solo che lo hai detto almeno dieci volte>> rispondo io.
<<Sì, è vero>> continua lui ponendosi un braccio dietro la testa mentre sorride <<hai ragione>>
<<Allora vado>> dico io dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante.
<<Ti accompagno>> ribatte lui prontamente.
<<No no non è necessario, davvero>> continuo io avviandomi verso l'uscita del parcheggio.
<<Avanti, dirai mai di sì!?>> Chiede lui ironico.
<<Chissà, magari un giorno...>> Continuo a dire mentre tengo gli occhi chiusi e, sorridendo mi allontano da lui.
<<Ciao Daren>>
<<Ciao Tabitha>>
Mi saluta con un cenno della mano.

Pochi minuti dopo sono a casa, stesa sul mio letto a fissare il soffitto, come sempre.
Mentre sono assorta nei miei pensieri, qualcosa mi fa sobbalzare.
Mi ricordo di quella valigia.
È possibile che mia madre l'abbia nascosta in modo che non potessi più ritrovarla?
Qualcosa mi dice che dovrei chiederle di dirmi la verità, ma ho troppa paura per farlo.
E se anche trovassi il coraggio di porle questa domanda so già che non otterrei nessuna risposta plausibile.
Forse non avrebbe nemmeno senso o magari la infastidirei soltanto.
Che faccio?
Mi sento male al solo pensiero di rovinare tutto, di distruggere l'armonia che forse per la prima volta si è nuovamente creata tra noi, dopo la morte della nonna.
Ma ho bisogno di sapere.

Fino alle estremità della TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora