1. Family

415 40 142
                                    

<<Tabitha! Quand'è che deciderai di alzarti, sono almeno venticinque minuti che ti chiamo, è tardissimo!>> grida mia madre intenta a farmi credere che sia veramente così <<Si adesso mi alzo!>> sussurro io, cercando di convincere prima me stessa.
Mi smuovo lentamente dal letto sul quale sono sdraiata strofinandomi gli occhi e con mia grande sorpresa Layla, mia sorella maggiore, è ancora stesa sul suo letto.
Di solito alle sei in punto è già in piedi, perché ha bisogno di tempo per attivare il cervello e per sistemarsi, prima di andare a lavorare.
Ha 23 anni e non ha mai amato studiare, per questo dopo aver preso il diploma è andata a lavorare in un ristorante come cuoca.

<<Buongiorno!>> dico bisbigliando nel suo orecchio.
<<Buongiorno a te, Taby>> risponde lei, un po' infastidita dal fatto che fossi così vicina alla sua faccia.
Adoro mia sorella, è dolce, simpatica e soprattutto mi vizia tanto.
Quando sono nata lei aveva cinque anni.
Voleva tanto avere una sorellina perchè Dereck e Noah, i miei fratelli, che diciotto anni fa avevano nove e sette anni, non giocavano mai con lei, anzi la infastidivano continuamente. Così quando io sono venuta al mondo, lei è come rinata: mamma mi ha raccontato che si divertiva a far finta che io fossi sua figlia e quando avevo due o tre anni mi costringeva a bere il tè con lei e le sue bambole, tè finto naturalmente.

<<Allora? Volete sbrigarvi? Siete sempre le solite!>> è sempre lei, mia madre, che continua a urlare dall'altra stanza.
Sbuffando corro in bagno e mi preparo per uscire.
A me piace andare a scuola, ma non sopporto l'idea di dovermi alzare presto al mattino per poterci andare. Alcuni studi dicono che se la scuola cominciasse alle dieci gli studenti avrebbero voti migliori e io sono pienamente d'accordo.
Comunque questo è il mio ultimo anno, quindi non mi lamento, perché so che in futuro rimpiangerò questi anni che, nonostante tutto, sono stati davvero fantastici.
Oggi è il primo giorno di scuola e come sempre sono in ritardo.

<<Sono pronte le spose?>>stavolta è mio fratello Noah a cercarci <<Sbrigatevi, altrimenti farete fare tardi anche a me!>>
Oggi ha un colloquio di lavoro, non può fare tardi, ha ragione.
<< Eccomi sto arrivando!>> rispondo io sorridendo
<<Layla è ancora sotto la doccia, la accompagnerà papà dopo, altrimenti faremo tardi>> continuo a dire.
<<Alla buon ora!> Replica lui.
Scendo velocemente le scale, afferro lo zaino e, dopo aver salutato i miei e la nonna, mi dirigo verso l'auto di Noah.

<<Si dice che una nuova famiglia si sia trasferita in paese>> mi informa Noah mentre tiene gli occhi fissi sulla strada <<Ah sì? Hai già conosciuto qualcuno di loro?>>
<<No, ho solo sentito dire che non sono americani e che la figlia di questa coppia ha la tua età, quindi potresti incontrarla a scuola>>
<<E di che nazionalità sono?>>
<<Non saprei, questo non lo dicono in giro>> continua Noah, facendomi capire che in realtà lo sa benissimo. Viviamo nei pressi di New York, tuttavia il nostro è un paesino di non più di duemila abitanti, in cui tutti si conoscono, per questo non credo al fatto che in giro non si dica nient'altro su questa famiglia.
<<Noah! Le bugie!>> Sono cristiana, credo in Dio nel vero senso della parola e per questo non sopporto le bugie.
<<Ti ho detto tutto quello che so, davvero, perché dovrei nasconderti la verità, non avrebbe senso?>> Lo fisso con uno sguardo interrogatorio e allo stesso tempo arrabbiato <<E va bene! Si dice anche che non siano brave persone e che siano venuti qui per combinare guai>>
<<E tu giustamente credi a tutto quello che ti si dice>>
<<Io non ti ho detto che ci credo!>> <<Non me lo hai detto ma lo pensi.>>
Il mio ingenuo fratello credulone prova a trovare qualche parola da dire a sua difesa ma non ci riesce. Evidentemente ho ragione, pensa anche lui che quelle persone non siano gente perbene, solo perché questo è quello che si dice.
Giro gli occhi verso il cielo e apro la portiera dell'auto, perché intanto siamo arrivati a scuola.
<<Ti dimostrerò che ti sbagli>> gli dico guardandolo dal finestrino con aria di sfida.
Non so come io faccia ad essere così sicura di quello che dico, potrebbe anche essere che io mi stia sbagliando e che quelle persone non siano davvero affidabili.
È solo che non sopporto coloro che sparlano degli altri e in questo paese i pettegolezzi sono all'ordine del giorno.
Sono sicura che anche questa povera famiglia sia stata vittima di uno di essi.
Ciò che ancora di più mi infastidisce è il fatto che Noah, nonostante conosca i soggetti di questo paese, i quali si divertono a sparlare degli altri, continui a dare peso a queste voci.

Fino alle estremità della TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora