5. Life must go on

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È passata una settimana da quando la nonna se n'è andata e la vita qui non è e non sarà mai più la stessa.
La casa è vuota senza di lei, mi sembra ancora di sentirla cantare, di sentirla parlare, di vederla seduta sulla poltrona a cucire.
Mi manca davvero moltissimo.
Non riesco ancora a capire il perché di tutto questo, non so spiegarmelo.
Forse non ci riuscirò mai.

Oggi torno a scuola.
Non me la sono sentita di andarci questa settimana e sinceramente non me la sento neanche ora ma so che questo è un anno importante perciò non posso permettermi di fare troppe assenze.
Come sempre Noah mi accompagna a scuola.
<<Ciao mamma, ciao papà, ciao...>>
Non mi abituerò mai a vivere senza di lei, mai.
È tutto così diverso, non saprei definire come, so solo che niente tornerà più come prima.
Poso una mano sulla bocca e, con lo sguardo fisso sul pavimento, mi dirigo verso l'auto sperando che mamma non mi abbia sentito.
So che in questo momento lei sta soffrendo tantissimo.
Si mostra forte perché non può fare altrimenti ma sono sicura che anche lei stia passando un momento atroce, tremendo.
Salgo in auto.
Mentre percorro il tratto di strada che mi separa dalla scuola, non apro bocca, non ho più voglia di parlare, non ho più niente da dire.
<<Tabitha>> è Noah a rompere il ghiaccio <<dobbiamo essere forti, dobbiamo farlo per mamma, per noi stessi.
Ne abbiamo passate tante, vedrai, supereremo anche questa con l'aiuto del Signore.>> Cerca di sorridermi ma è evidente che non ne ha proprio voglia.
<<Con l'aiuto del Signore? Dov'è lui adesso? Io non lo vedo>> apro lo sportello della macchina ed esco. Noah mi impedisce di chiudere la portiera e poi continua <<Dove è finita quella Tabitha che mi diceva che sarebbe andato tutto bene, quella Tabitha che mi ripeteva sempre che Dio sarebbe rimasto al nostro fianco qualsiasi cosa fosse successa, dove è finita lei?>> Sento una lacrima scorrere sulla mia guancia <<Quella Tabitha è stata sepolta insieme a tua nonna>>
Ignoro il suo sguardo incredulo e, chiuso lo sportello, mi dirigo verso l'entrata.
Scorgo Sion da lontano ma non ce la faccio a raggiungerla.
Pochi minuti prima dell'inizio delle lezioni però è lei ad avvicinarsi <<Tabitha>> mi dice guardando in basso <<mi dispiace davvero tanto per tua nonna>>
<<Grazie tante Sion>> mi sforzo di accennarle un sorriso.

La giornata prosegue normalmente e quando suona l'ultima campanella non sono poi così entusiasta.
A scuola mi distraggo, a casa è impossibile farlo.
Lei è sempre lì, mi sembra di vederla in ogni stanza.
Telefono Noah dicendogli di non venirmi a prendere perché preferisco tornare a casa a piedi.
Non ho proprio voglia di vedere né lui né il resto della mia famiglia.
Mentre scendo velocemente i gradini che separano l'imponente edificio della scuola dalla strada, sento una voce gridare il mio nome <<Tabitha>> è Sion <<non ti ho vista durante l'ora di mensa>>
<<non avevo fame>> le rispondo mentre continuo a camminare a passo svelto.
Si guarda intorno e poi riprende a parlare <<tuo fratello non è venuto a prenderti?>>
<<No, gliel'ho chiesto io>> seguono secondi di silenzio
<<Tabitha, cosa devo fare per parlare un po' con te?>>
Mi fermo.
<<Adesso non è proprio il momento. Scusami, mi dispiace>>
<<Tabitha! Voglio aiutarti! Per favore, dammi l'opportunità di farlo!>> la guardo qualche istante negli occhi
<<Nessuno può aiutarmi Sion>> continuo a camminare velocemente
<<Cosa stai dicendo?>>
Cerca di starmi al passo ma non ci riesce.
<<Ti prego fermati!>> Continua a dire <<Fermati!>>
Le dò ascolto.
<<Vieni a casa Tabitha>>
<<No, no, no! Ti ho già detto che non è il momento, Sion.
Non sono in vena di parlare, non lo capisci?
Perché continui ad insistere?>>
Mi rendo conto di aver alzato la voce solo quando vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime <<O mamma! Scusami Sion io non volevo offenderti, davvero.
È solo che...>>
<<Non è il momento, ho capito.
Hai ragione, sono una stupida>> si volta e se ne va lasciandomi sola, più di quanto già non lo fossi.
<<No Sion, non dire così ti prego!>> Non credo che mi abbia sentito, è già troppo lontana.
Sono io l'unica stupida qui.

Fino alle estremità della TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora