11. A great change

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Era passata almeno un'ora dal nostro discorso.
Dopo ciò che le avevo detto Sion era scoppiata in lacrime e annuendo mi diceva di voler cambiare.
Non voleva più fumare, non voleva più sentirsi inferiore, non voleva più odiare tutti coloro che fino a quel momento l'avevano ritenuta tale.
Voleva scegliere la via stretta, quella che nessuno percorre perché angusta e piena di ostacoli, ma che tuttavia conduce alla salvezza, alla gioia, alla vita vera.
Stava scegliendo di perdonare, perché Dio aveva perdonato lei nonostante tutto.
Avevamo pregato, avevamo chiesto a Dio, ancora una volta, di donarci forza, di donarci amore e pazienza.
Ne avevamo entrambe bisogno.

<<Sion!>> Sento la voce di Daren risuonare dall'altro lato della porta.
<<Scendiamo fra un attimo>> grida lei per farsi sentire.
Si asciuga velocemente le lacrime e anch'io faccio lo stesso.
Mi dirigo verso la porta ma Sion mi prende per il braccio.
<<Non sono mai stata così bene in vita mia>> dice sorridendomi.
Ci credo e non perché me lo abbia detto ma perché vedo risplendere nei suoi occhi una luce particolare.
Essi brillano di amore, di coraggio e io non l'avevo mai vista così piena di forze.
Le sorrido e la stringo in un abbraccio.
<<Ti voglio bene>> sussurro.
<<Anche io>>

Poco dopo ci ritroviamo nel piano inferiore.
<<Tutto bene?>> Daren ci scruta, osserva ogni nostro movimento, ogni nostro passo.
Sua sorella gli sorride e corre ad abbracciarlo.
<<No, voi non state bene>> dice ironico, nonostante stia cercando di rimanere serio.
<<Ti sbagli>> interviene lei subito dopo <<sono la persona più felice del mondo.>>
<<Hai vinto alla lotteria?>> Domanda lui incredulo.
<<Oh no!>> Dice Sion ghignando <<questo non potrebbe rendermi così allegra.>>
Subito dopo Daren si scrolla di dosso le braccia di sua sorella e, incurante di tutto il resto, ci fa segno di sederci.
Facciamo come ci dice mentre lui si allontana per andare a prendere i piatti.
Pochi minuti dopo siamo tutti seduti a tavola.
<<Penso che adesso ti tocchi>> dico allora rivolgendomi a Sion.
Lei annuisce mantenendo il sorriso e poi afferra la mia mano.
Io a mia volta prendo quella di Daren e lui quella di sua madre.
Come di istinto li vedo chinare il capo, così anch'io, soddisfatta, faccio lo stesso.
<<Grazie Signore per la vita che ci hai donato, grazie perché oggi mi hai donato quella vera e che non mi aspettavo di trovare, grazie perché mi hai perdonato e adesso ti prego di aiutarmi a perdonare coloro che mi hanno fatto del male.
Benedici questi cibi, danne a quanti non ne hanno, te lo chiedo nel nome di Gesù.
Amen!>>
<<Amen!>> Rispondo a mia volta.

Per tutta la serata continuiamo a chiacchierare e nonostante la serenità che provo in questo momento e che credo di riuscire a trasmettere, mi sembra di intravedere incertezza negli sguardi della signora Zakilya e di Daren.
Si sono resi conto del fatto che Sion sia cambiata, non è più la ragazza dubbiosa, infelice, distrutta, di qualche ora prima.
Questo loro lo hanno capito, ma forse non riescono a motivare questo cambiamento, anche se il fatto che ci sia stato li rende felici.
E rende felice me.

Dopo la morte della nonna non pensavo che avrei sorriso di nuovo, ma Dio mi ha meravigliato anche in questo: non solo sono tornata a sorridere dopo aver sperimentato il Suo perdono nella mia vita, ma Egli mi ha fatto grazia di poterLo servire, parlando di Lui a Sion.
In questo momento in cielo, gli angeli stanno facendo festa.
Un'altra anima è stata strappata all'inferno e credo che anche la nonna stia festeggiando con loro.
Chissà...
Sono serena, in pace, tranquilla perché quando si fa la volontà di Dio, risplendendo della Sua luce in questo mondo di tenebre, non ci si potrebbe sentire diversamente.
Sapere di essere privilegiata in quanto Sua figlia e ancor di più aver portato anche un'altra anima a Lui, mi rende gioiosa.
Sono felice perché non ho niente in più rispetto a lei, non merito niente quanto lei e tutta l'umanità si trova nella stessa condizione.
Eppure qualcosa anzi, Qualcuno ha fatto di me una persona migliore e mi ha donato non solo certezza per la vita presente, ma soprattutto la speranza per la vita futura.
Egli può donare tutto questo a chiunque si accosta a Lui, credendo "che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano." (Ebrei 11:6)

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