37. Ritorno a casa

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"Buon giorno professoressa, mi voleva parlare?" chiese Draco entrando nell'ufficio presidenziale.
"Un momento e sono subito da te. - rispose la McGranitt, china su alcune pergamene - Accomodati intanto, vuoi delle liquirizie?"
L'attenzione del biondo si spostò su quelle caramelle nere che avevano tutta l'aria di volerlo mordere. Decise che avrebbe rifiutato l'offerta, mentre si chiedeva come mai l'educazione imponeva di fare domande inutili. Era ovvio che la professoressa voleva parlargli, la Sprout gliel'aveva espressamente detto. Eppure ci si sente in dovere di chiederlo anche al diretto interessato, poiché l'educazione lo richiede. Forse avrebbe più senso affermare qualcosa invece di chiedere, per esempio
«Buon giorno professoressa, ho finito le lezioni e sono venuto qui, come da lei richiesto.» Però sembra un po' più rude di una domanda.
La preside fermò i suoi ragionamenti, tornando a sedersi dietro alla grande scrivania che si trovava al centro della stanza.
"Grazie per essere qui, signorino Malfoy. Avrei preferito fossero altre le circostanze, in quanto non va bene saltare giorni di scuola. Ma i suoi genitori hanno insistito, assicurandomi che si tratta di una faccenda importante e che non succederà più. Mi auguro non sia nulla di grave." disse la McGranitt, come se Draco sapesse di cosa stava parlando.
"Mi scusi professoressa, ma di che cosa si tratta di preciso?"
La preside lo guardò stupita.
"I suoi genitori non le hanno fatto sapere niente?"
Il biondo scosse la testa.
"Mh, il gufo non dev'essere ancora arrivato. Ebbene, non sono andati nei dettagli, ma è richiesta la sua presenza al Manor Malfoy per i prossimi due giorni. Fra qualche minuto apriranno il collegamento dei camini e sarà a casa in un attimo."
Il biondo si fece pensieroso, mentre cercava di capire come mai i suoi genitori volessero fargli saltare due giorni di scuola, non riuscendo però a pensare a nulla.
La preside notò il suo stato d'animo e cercò di tranquillizzarlo.
"C'è qualcosa che ti preoccupa, Malfoy?" gli chiese, passando a dargli tu.
Il ragazzo sospirò rassegnato, sedendosi un po' meno compostamente sulla sedia.
"Certe volte non so davvero cosa aspettarmi dai miei genitori. A volte sembrano persone normali, mentre altre si comportano ancora come se avessimo il Signore Oscuro in casa e non parlano altro che di maghi purosangue e babbani... Non dica che gliel'ho detto." disse Draco, tornando a guardare in volto la preside.
Fece il gesto di cucirsi le labbra, prima di rispondergli.
"Vedrai che non sarà nulla di preoccupante, andrà tutto bene. Piuttosto, volevo chiederti un'altra cosa, che non c'entra nulla con questo discorso."
Il biondo si fece curioso, sporgendosi verso la scrivania con il busto.
"Di cosa si tratta?"
La preside sembrò un po' impacciata, come se non sapesse esattamente che parole usare.
"Vedi, in realtà me lo chiedevo già da un po', ma non ho avuto l'occasione di affrontare l'argomento. Come mai tra te e Harry è finita così all'improvviso? Mi sembravate davvero molto uniti, mi sembra difficile che da un giorno all'altro abbiate smesso di parlarvi." andò dritta al punto, cercando però di non essere irrispettosa.
Draco fece una smorfia quasi di scherno, ma verso se stesso.
"Lo chieda a San Potter, mister eroe. Sa, io mi sono lasciato illudere che fosse reale... Ma immagino che una volta essere stato smistato in Serpeverde, tu non possa più fidarti di nessuno, perché nessuno si fida di te e tutti giocano alle tue spalle. Lo chieda al bambino che è sopravvissuto perché è finito tutto, glielo chieda, scommetto che non saprà inventarsi una bugia che possa nascondere ciò che ha fatto."
Ci fu un momento di silenzio dopo lo sfogo del biondo, durante il quale la preside analizzò il comportamento dell'allievo che aveva davanti.
"Sai Draco, quando l'ho chiesto a 'San Potter', - iniziò, facendo le virgolette con le dita - lui mi ha risposto praticamente la stessa cosa."
Dopo queste parole, Malfoy era estremamente confuso: non capiva quale motivo potesse portare Potter a rispondere una cosa del genere, visto che era solo colpa sua.
"Che cosa vuole dire?"
Ma non ebbe la possibilità di avere una risposta, poiché suo padre apparve nel camino tra fiamme verdi, annunciandogli che dovevano andare.

•~•

Era mezz'ora che aspettava seduta da sola. Mezz'ora che si girava ad ogni minimo rumore nella speranza di vedere i suoi occhi castani. E dovette aspettare altri dieci minuti prima che finalmente lei arrivasse. Si alzò e le andò incontro, non sapendo se essere arrabbiata o preoccupata.
"Astoria! Che fine avevi fatto?!"
Ma la Serpeverde sembrava non averla sentita, anche se era a pochi passi di distanza. Ginny corrugò le sopracciglia, confusa dalla non-risposta che aveva ricevuto.
"Hey Astoria, va tutto bene?" domandò preoccupata, facendo qualche passo avanti. La ragazza si voltò verso di lei, ma sembrava che il suo sguardo le passasse attraverso.
"Astoria?" sussurrò, prendendole una mano nelle sue. Al contatto con le mani fredde della rossa, la Greengrass sembrò riprendersi. Scosse la testa e strizzò gli occhi, per poi piantarli in quelli azzurri dell'altra.
"Ginny! Scusa, io..." non sapeva cosa dire. Come ci era arrivata lì?
"Va tutto bene?"
Astoria le sorrise, avvicinandosi maggiormente a lei prendendo le sue mani tra le proprie.
"Scusa, ero sovrappensiero. Eri preoccupata?"
A quelle parole, Ginny si calmò, sentendo dal tono che non era successo niente di grave.
"Un po' ma non fa niente. Dovevamo incontrarci quaranta minuti fa e ho avuto tutto il tempo di farmi un sacco di film mentali. Ma adesso sei qui e stai bene. Quindi è tutto a posto."
Si avvicinarono per abbracciarsi.
"Mi dispiace, mi sono addormentata dopo cena, prima di riuscire ad impostare un incantesimo sveglia."
Pare quasi superfluo dire che fu uno degli abbracci più lunghi della storia della magia.

Da duello a durello  || DRARRY ||     [aggiornamenti lenti]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora