34. Pippe mentali

877 44 15
                                    

Per Draco non fu meno difficile.
Quando Pansy gli aveva mostrato la foto, gli era caduto il mondo addosso. Aveva sempre avuto problemi a socializzare con le persone e farsi degli amici, fidanzarsi gli era sempre sembrata una cosa fuori dalla sua portata. Non che non ci avesse provato a socializzare, sia chiaro. Ricordava ancora quando, a 5 anni, aveva incontrato un bambino con una zazzera rossa in un parco giochi della Londra babbana e gli si era avvicinato per presentarsi. Draco di solito giocava sempre da solo e aveva notato che anche quel piccolo umano stava spesso per conto suo. Così si era impuntato di diventare suo amico: prese coraggio e gli si avvicinò.
"Ciao, come ti chiami?" gli sembrava un buon modo di approcciare qualcuno. Il bambino lo guardò con circospezione, per poi ignorarlo e tornare al suo castello di legnetti.
"Io mi chiamo Draco." aveva continuato imperterrito il biondo, deciso a raggiungere il suo obiettivo. Ma il bimbo lo ignorò ancora, aggiungendo una foglia come bandiera al suo castello.
"Lo sai che sono un mago?" continuò Draco, cercando un argomento per iniziare una conversazione. Il bambino lo guardò sgomento.
"La magia non esiste. E nemmeno Babbo Natale, se te lo stessi chiedendo."
Così Draco, sull'orlo delle lacrime, era tornato da sua madre, che a quel punto gli rivelò che Babbo Natale era solo un invenzione. E Draco decise che sarebbe stato meglio da solo.
Ma poi, ad una delle solite e noiosissime cene nobiliari che si tenevano al manor dei Malfoy, aveva conosciuto una bambina con dei lunghi capelli neri, gli occhi scuri e il sorriso furbetto. Fu lei ad andare da lui e a cominciare la conversazione.
"I nostri genitori vogliono che diventiamo amici." aveva detto lei, sentendosi molto adulta.
"Non voglio amici." aveva replicato Draco, lapidario, ma senza astio. La bambina però non si diede per vinta e si sedette vicino a lui, in corridoio.
"Allora possiamo fare finta di esserlo." aveva sentenziato scuotendo la testa per fare muovere i capelli lisci e perfetti. Draco aveva scrollato le spalle.
"D'accordo. Come ti chiami?"
"Pansy. Tu?"
"Io sono Draco Lucius Malfoy, ho preso il secondo nome da mio padre." annunciò con fierezza.
"Va bene Draco Lucius Malfoy, hai anche delle caramelle in questa casa o solo roba per adulti?"
"Certo che ho delle caramelle! Chi non ha delle caramelle?!"
La piccola Pansy si alzò in piedi, osservandolo dall'alto.
"Allora, andiamo a prenderle?"
Draco era riluttante.
"Adesso? Ma non possiamo mangiare caramelle prima di cena."
"Gli adulti bevono vino anche prima di cena, quindi noi possiamo mangiare caramelle prima di cena." aveva risposto la bambina, decisa ad avere quelle caramelle.
"Per suggellare la nostra finta amicizia come gli adulti suggellano finti patti stringendosi la mano con finti sorrisi e bevendo vino?"
"Proprio così." aveva risposto sorridendo Pansy, vedendo Draco alzarsi e dirigersi verso la cucina.
"Non dobbiamo farci beccare però, altrimenti papà mi crucia."
Allora Pansy gli si era avvicinata e gli aveva sussurrato qualcosa, portandosi un dito alle labbra.
"Sara il nostro piccolo segreto."
E così era cominciata un'amicizia di caramelle e marachelle.
Conobbe Tiger e Goyle qualche anno più tardi e, in quel caso, furono i loro genitori a presentarli.
Blaise lo conobbe al primo anno ad Hogwarts e, ancora una volta, lui non fece niente, fu Zabini a presentarsi. Dopodiché erano sempre stati Pansy e Blaise a fargli conoscere nuove persone, ma mai qualcuno che potesse considerare un amico.
E poi, dopo anni di odio, lui e Potter si erano avvicinati, scoprendo di non essere poi così diversi. E Draco aveva scoperto anche che la compagnia di quel trio di Grifondoro non era poi così male. Ma ormai era finito tutto e il biondo si dava dello stupido per essere cascato in una trappola tanto facile da vedere. Era ovvio che San Potter non fosse veramente interessato a lui, come poteva? Lui, con la sua stupida cicatrice, con i suoi capelli sempre spettanti e con quegli occhi che lo intrappolavano ogni volta. Proprio una bella trappola sexy. E poi quella maledetta sanguesporco e il loro amico lenticchia. Draco prese a tirare pugni al cuscino per essersi lasciato prendere in giro così. Credeva davvero di aver trovato qualcuno con cui confidarsi, qualcuno che lo capisse! E invece niente: un altro scherzo della vita.
Grazie tante. Si ritrovò a pensare, dopo che il cuscino aveva ceduto e un sacco di piume erano volate fuori.
Si sdraiò a pancia all'aria, appoggiando la testa su quello che rimaneva del cuscino, cioè non molto.
E pensare che aveva anche detto a suo padre che non voleva sposarsi! Per Potter! Per mai-corvonero-Potter! Il bambino che era sopravvissuto e cazzate varie. Tutta fortuna.
Solo verso sera la rabbia finì, dopo aver insultato Potter e i suoi amichetti in tutti i modi possibili e immaginabili per tutta la giornata, lasciando spazio ad uno sconforto interiore così grande che pregò Voldemort di risorgere di nuovo e ucciderlo. Già, perché non era buono neanche a farla finita da solo. E tornò la rabbia, perché nessuno aveva il diritto di farlo stare così male! Neanche il più famoso ragazzino sculato di tutto il mondo magico! Quel ragazzino che, nonostante tutto, gli aveva mostrato un po' di felicità. Tornò lo sconforto, la tristezza, le lacrime e l'amore. Proprio così: l'amore. Perché Draco si accorse che lo amava ancora. E lo amava sul serio, non come tutte le ragazzine mestruate che sbavavano quando passava in corridoio. Per non parlare dei ragazzini in piena fase ormonale. Il suo era un amore vero. E tornò la rabbia verso Potter, che lo aveva intrappolato nei suoi occhi e gli aveva impedito di vedere la realtà dei fatti, e anche verso sé stesso, perché mai e poi mai lui avrebbe dovuto guardare in quegli occhi.
La notte la passò così, con la rabbia e lo sconforto che si alternavano in un turbinio di altre emozioni che finirono per dargli il mal di mare. Che poi lui non c'era mai stato al mare. Decise, mentre prendeva a pugni il materasso (visto che di cuscino non era rimasto niente) che una volta finito l'anno scolastico, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata andare al mare.
Si addormentò solo alle prime luci dell'alba, dopo aver pianto tutte le lacrime che aveva, aver distrutto il letto a pugni e, solo un attimo prima di chiudere gli occhi, accorgersi che anche Pansy stava passando ciò che stava passando lui.

Da duello a durello  || DRARRY ||     [aggiornamenti lenti]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora