Ero a Firenze da due settimane. Avevo rivisto gli amici di una vita, i parenti, i conoscenti, la mia prof del liceo. Tutti mi ripetevano la stessa cosa: che mi vedevano diversa, più matura. E in effetti era vero, considerati gli stravolgimenti che negli ultimi mesi avevano modificato la mia vita e la mia persona. La mia famiglia era stata così felice del mio ritorno che aveva messo da parte le mille domande che, prima o dopo, sapevo sarebbero arrivate.
Quel giorno dovevo vedere Margherita, la mia migliore amica. Aveva da poco concluso il tirocinio in un famoso studio legale e aveva brillantemente superato l'esame per diventare avvocato, tanto che il prestigioso studio aveva deciso di assumerla a tempo pieno. La vidi arrivare nel suo completo elegante e non potei fare a meno di pensare a quanto mi era mancato averla accanto negli ultimi mesi.
Appena mi vide allungò il passo e raggiunse il tavolino che avevo scelto; con gli occhi leggermente lucidi mi strinse in un abbraccio più eloquente di tante parole. Quando le avevo annunciato la partenza mi aveva guardata confusa, senza capire fino in fondo i motivi di una decisione così drastica. Tuttavia, ero certa che avesse intuito prima degli altri la causa di tutta quella fretta, perché fu l'unica a non cercare di farmi cambiare idea. Quando la salutai all'aeroporto riuscii a percepire il suo sostegno, seppur non sbandierato, e le fui grata per quel 'sono con te' appena sussurrato prima dell'imbarco. Ero davvero felice di rivederla: sapevo che lei, a differenza di tutti gli altri, non avrebbe avuto quel tono di giudizio che non avevo voglia di sentire. In fin dei conti, pensandoci bene, avevano ragione loro: ero scappata, di punto in bianco, senza dare spiegazione e impedendo a chiunque me lo chiedesse di venirmi a trovare. Potevo capire la loro posizione.
"Ciao tesoro, come è stato il rientro?"
"Migliore di quanto pensassi" risposi sorridendo alla mia migliore amica.
Conversammo del più e del meno, anche se le attenzioni di Margherita non erano del tutto puntate su di me. Dopo circa quaranta minuti di chiacchiere, lei mi chiese: "E Federico?"
Non aveva peli sulla lingua e le fui grata di essere giunta al dunque senza tanti giri di parole: nessuno intorno a me aveva affrontato l'argomento con la stessa decisione, sebbene tutti fossero ormai a conoscenza dei motivi del mio ritorno.
Non feci in tempo a rispondere che una voce alle mie spalle mi fece pietrificare.
"Silvia, quanto tempo"
Mi girai e vidi una donna bionda, con due occhi azzurri bellissimi che avrei riconosciuto ovunque: la mamma di Federico era lì.
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VITTORIA - Federico Chiesa
FanfictionUno scherzo del destino farà conoscere Silvia, studentessa dalla vita tranquilla, e Federico, calciatore. Dopo una relazione travolgente, le cose si complicano e la ragazza decide di partire per lasciarsi il passato alle spalle. Certe cose però sono...