24.

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Ogni volta che avevo ripensato a quella sera e ai giorni precedenti, avevo cercato di individuare in Silvia il segno di ciò che aveva scelto di fare. Avevo sempre pensato che lei avesse deciso di andarsene già prima di del mio compleanno, e mi ero scervellato per cogliere qualche dettaglio che sul momento mi era sfuggito. Mi ero concentrato così tanto su di lei da non prendere in considerazione altre possibilità.
Così, non appena Silvia menzionò la mia conversazione con Loca, venni colto da un'improvvisa consapevolezza: non avevo captato i segnali dell'allontanamento di Silvia perché lei non aveva mai avuto l'intenzione di andarsene.
Il ricordo di quel momento mi squarciò in due: Silvia se n'era andata a causa mia. Per questo non si era più fatta sentire, per questo aveva deciso di tenermi all'oscuro di tutto. Per una frase uscita in un momento di stress, che lei aveva sentito, e che l'aveva ferita a tal punto da farle prendere la decisione più drastica della sua vita.

Un anno prima
"Ciao festeggiato, come stai?"
Manuel era stato il primo ad arrivare a quella festicciola improvvisata, e aveva notato il mio umore non esattamente alle stelle.
"Bene, non fosse che abbiamo litigato non appena è arrivata da Firenze"
"Bro, io adoro Silvia e non ti ho mai visto felice come sei stato con lei, ma state trascinando la storia da un po' troppo. Se le cose non vanno più che senso ha continuare?"
"Il senso è che sono innamorato, che non riesco neanche a immaginare la mia vita senza di lei. È un momento difficile, è evidente, ma non ho alcuna intenzione di porre fine alla nostra storia solo perché in questi mesi non ci capiamo"
Loca sorrise a quelle parole: anche lui e Thessa avevano attraversato un periodo complicato subito dopo il matrimonio, ma si erano ritrovati ancora più innamorati di prima. E poi, la notizia che aveva messo fine a ogni dubbio e incomprensione: aspettavano un figlio che sarebbe nato nel giro di qualche settimana.
Sapevo che poteva capirmi: mi fidavo di lui e gli avevo confidato tutte le mie paure. Quando gli avevo raccontato della gravidanza inesistente di Silvia, lui aveva asciugato le mie lacrime, consapevole di quanto desiderassi un bimbo da lei.
In quel momento però, non ero sicuro che un figlio sarebbe riuscito a risolvere i nostri problemi: se inizialmente la gravidanza mi era sembrata la soluzione per tutte le nostre incomprensioni, dopo l'ennesimo litigio assurdo non ne ero più tanto convinto. Ero nervoso, confuso, e il mio amico si accorse dei miei occhi lucidi.
"Ehi Fede, non fare così. Se siete innamorati troverete il modo di superare questo momento, proprio come è successo a me e Thessa. Adesso è presto, ma magari potreste parlare seriamente del vostro futuro, di costruire una famiglia."
"No Loca, prima dobbiamo risolvere i nostri problemi. Se devo essere sincero, sono felice che Silvia non sia incinta. Un figlio sarebbe la cosa peggiore in questo momento."
Pronunciai queste parole con leggerezza, quasi senza darci un peso. Era una cosa detta così, dopo un litigio, all'apice di un periodo di stress. Non potevo immaginare che la mia fidanzata fosse a pochi metri da me, incinta di mia figlia. Non potevo sapere che quello sfogo avrebbe cambiato il corso della nostra storia e della mia esistenza.

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora