9.

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Quella mattina mi alzai prima del solito: avevo detto alla mia famiglia di essere tranquillo, ma l'ansia non mi aveva fatto dormire e l'avvicinarsi dell'incontro mi terrorizzava.
Dopo un giorno di silenzio mia mamma mi aveva incoraggiato a parlare, a spiegare ai miei fratelli cosa stava succedendo nella mia vita. E lo feci, cercando di mantenere un tono neutro, tentando di non mostrare quanto in realtà ero coinvolto. Nel giro di due ore mi avevano convinto a conoscere mia figlia: mio fratello dicendomi quanto avrebbe viziato la nipotina, mia mamma, che l'aveva già vista, sostenendo che mi sarei innamorato in dieci secondi, mio padre guardandomi con fare severo, come a ricordarmi secondo quali principi mi aveva cresciuto. E poi mia sorella, che non aveva proferito parola, che sorrideva di tanto in tanto come per mostrare ai miei genitori che condivideva la loro posizione.
Adriana entrò nella stanza interrompendo i miei pensieri: aveva la straordinaria capacità di capire il momento esatto in cui avevo bisogno di lei.
"Allora, sei pentito?"
"No" risposi sicuro. Incrociai il suo sguardo, aspettava che dicessi la verità. "Te lo dico tra qualche ora ok?" Aggiunsi sospirando.
"Fede, so che non riguarda solo tua figlia. Anche se adesso è lei la priorità, è normale che tu stia pensando anche a Silvia. Sono passati mesi e non sei riuscito a levartela dalla testa, ed ora che ci stavi provando con un po' più di convinzione lei torna e ti rivela che non potrai mai dimenticarti di lei, non adesso che è diventata la madre di tua figlia. So cosa provi per lei, quindi sii sincero con Alessia, ok?"
Quando Adriana mi aveva presentato la sua amica le avevo promesso che non l'avrei fatta soffrire: la conoscevo da un mese ed era dolce, simpatica, decisamente bella e intraprendente. Tutte qualità che apprezzavo, ma non riuscivo comunque a volere di più da lei; la settimana precedente eravamo usciti per il nostro primo appuntamento ed era stato un completo disastro. Dal suo punto di vista sono certo che sia stata una bella serata: un ristorante di lusso, il vino migliore, la camicia bianca più bella e tutto il repertorio di buone maniere che avevo imparato negli anni. Tuttavia, al momento del saluto, quando si avvicinò facendomi capire che voleva essere baciata, non mi mossi.
Mi bastò rivedere Silvia in quel bar per capire perché.
"Le ho già detto tutto Adri, subito dopo aver ricevuto il messaggio di Silvia"
"E ancora non sapevi di avere una figlia... sei spacciato fratellone"
Il campanello interruppe la nostra conversazione: mi affacciai dalla finestra e la vidi parcheggiare nel cortile. Poi la vidi scendere di macchina, la stessa che avevo ammaccato un po' di tempo prima, aprire la carrozzina che teneva nel portabagagli e prendere un fagottino dal sedile. Mi fermai un attimo e mi resi conto all'improvviso, come in un lampo, di quanto più grande sembrasse la mia ex fidanzata in quel momento. Una donna indipendente, una mamma. E io un ragazzino nascosto dietro la tenda, incapace di prendermi cura di una pianta, perdutamente innamorato del ricordo di quella ragazzina che forse non esisteva più.

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora