15.

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Appena arrivata a New York ero confusa e spaventata da ciò che mi aspettava di fronte a me. Allo stesso tempo, ero determinata e convinta della decisione che avevo preso. Da quando avevo scoperto che una nuova vita stava crescendo dentro di me avevo promesso che ogni mio gesto, ogni mia scelta avrebbe riguardato solo e soltanto lei. Ciononostante, soprattutto nelle prime settimane, il pensiero di Federico continuava ad occupare le mie giornate. Pensavo a lui così spesso che arrivai a chiedermi se partire fosse stata davvero la decisione migliore, ma non ricevere messaggi o altro da parte sua era una risposta sufficiente. Tuttavia, dopo la prima ecografia, mi ritrovai a piangere pensando che in quel momento avrei voluto qualcuno a mio fianco. Non qualcuno, Fede.
Quella sera iniziai a raccontargli per filo e per segno i dettagli della mia gravidanza: tirai fuori un quadernino e inizia a scrivere. Mi sarebbe servito per occupare il tempo, per fingere di avere ancora Federico nella mia vita. Ma anche per creare un ricordo materiale di quella esperienza da condividere con le persone che avevo mio malgrado deciso di tenere fuori.

Federico

Silvia tornò con un quadernino in mano e me lo porse. Non ci misi molto a capire cosa fosse. Sulla prima pagina aveva scritto 'Vittoria' e aveva attaccato una foto: un'ecografia 3D in cui riuscivo a scorgere i tratti di mia figlia. Scorrendo le pagine, ripercorsi i mesi di gravidanza; Silvia appuntava tutti gli eventi importanti, corredandoli con polaroid scattate in giro per New York in cui la pancia diventava mano a mano più rotonda. Vedere quelle foto mi provocò una forte gelosia: dovevo esserci io lì, a scattare quelle foto. Andando più avanti con la gravidanza, Silvia aveva iniziato a scrivere anche dei pensieri. Notai con non poco stupore che erano scritti dal punto di vista di Vittoria e che erano tutti rivolti a me. Iniziavano con 'Ciao papà' e mi raccontavano di volta in volta alcuni momenti di quei mesi. In uno dei primi, datato febbraio, Vittoria raccontava di sentirsi un po' stretta e di volersi muovere più liberamente. Mentre leggevo, Silvia si avvicinò a me con il suo telefono e fece partire un video. "L'ho scritto subito dopo, era la prima volta che la sentivo muovere".
Passammo la serata a leggere il diario della gravidanza, saltando la cena, con Silvia che mi mostrava i video che aveva girato nei momenti più importanti di quel periodo: quando aveva scoperto di aspettare una bimba, la prima ecografia in cui aveva visto il suo viso, fino al parto. Nell'ultima pagina, accanto alla polaroid in cui Silvia teneva stretta nostra figlia, c'era un pensiero un po' più lungo, questa volta scritto in prima persona.

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora