27.

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Per un anno avevo immaginato il corpo di Silvia, il suo respiro affannato e gli occhi socchiusi con cui mi guardava. Per tredici lunghissimi mesi avevo cercato di imprimere nella mente il suo tocco, il calore del suo corpo e la sensazione di stordimento che accompagnava ogni nostro rapporto. Pur avendo frequentato altre donne nel periodo in cui Silvia era lontana, soltanto con una ero finito a letto. Mi ero ritrovato a ripensare alla mia ex per tutto il tempo per riuscire a mantenere l'erezione: il mio corpo aveva capito, ben prima di me, che non sarei riuscito a liberarmi di Silvia con tanta facilità.
Quella sera di novembre, con un braccio rotto ma il cuore finalmente leggero per aver esplicitato i miei sentimenti, liberai finalmente la mente dai ricordi: Silvia era lì, così vicina che potevo sentire il suo respiro solleticarmi il collo, nuda e ancora più bella.
Avevo cercato di mantenere un minimo di contegno, di vivere quel momento con la giusta dose di romanticismo, ma nel giro di qualche minuto il cervello aveva smesso di collaborare e i miei buoni propositi erano andati a farsi fottere. Silvia non aveva aiutato, gettandosi sulla mia intimità e regalandomi uno degli orgasmi più intensi della mia esistenza. Avevo cercato di ricambiare, anche se il gesso mi limitava un po' nei movimenti. Tuttavia, dopo qualche istante vidi comparire sul volto di Silvia l'espressione che tanto mi aveva fatto impazzire, e compresi di essere riuscito a farla godere anche in quelle condizioni. In quel momento, mi sembrava che non fosse passato nemmeno un giorno dall'ultima volta che i nostri corpi nudi si erano toccati.
Mentre la baciavo, mi sistemai sopra Silvia, facendo leva sul braccio sinistro. Lei capì le mie intenzioni e mi fermò, facendomi stendere e posizionandosi sopra di me. Prese il mio membro tra le mani e lo condusse verso l'ingresso della sua intimità, prima di avvolgerlo con lentezza, senza mai smettere di fissarmi. Chiusi gli occhi per un secondo, invaso dal piacere, e riaprendoli notai il suo sorrisino: sapeva come farmi impazzire e era abbastanza sfacciata da farmelo vedere.
Voleva condurre lei il gioco e la lasciai fare: negli ultimi mesi mi ero concentrato sul suo essere mamma, cercando di scordare, per quanto possibile, il suo essere in primis una donna, e anche provocante. Adesso invece non riuscivo a pensare ad altro, anche se mia figlia dormiva nella stanza accanto, solo una parete a separarci. Neanche Silvia sembrò preoccuparsi della cosa: per la prima volta da quando era tornata, tutte le sue attenzioni erano rivolte a me. E le mie a lei.
Iniziò a muoversi lentamente e poi sempre più veloce: teneva le mani sul mio petto per sorreggersi, e di tanto in tanto si abbassava verso di me facendo avvicinare le nostre labbra. Sentivo avvicinarsi sempre di più l'apice del piacere, e con un movimento brusco invertii le nostre posizioni, trovandomi completamente sopra di lei. Incastrai il mio volto nell'incavo del suo collo, inspirando tra i suoi capelli e riempiendo i polmoni del suo profumo. Lei si aggrappò alle mie spalle, prima con dolcezza e poi con più vigore via via che acceleravo i movimenti. Dopo qualche istante raggiunsi per la seconda volta l'orgasmo e sentii Silvia godere nello stesso momento, conficcandomi le unghie nella schiena; dopo poco tempo, smaltita l'eccitazione, cominciò ad accarezzarmi.
Assaporai quel momento, di gran lunga più intimo del sesso: sentii il respiro di Silvia tornare regolare e il suo corpo raffreddarsi poco alla volta, mentre continuava a passare le dita tra i miei capelli. Alzai di poco la testa per riuscire a incrociare il suo sguardo: aveva gli occhi chiusi e il volto rilassato, ma si girò verso di me sorridendo non appena percepì il mio movimento.
"Guardami" le sussurrai.
Silvia schiuse leggermente gli occhi, fissando le sue iridi nelle mie: volevo parlarle, dire qualcosa, ma quello sguardo mi impedì di esprimere a parole ciò che stavo provando. Speravo che i miei occhi riuscissero a trasmettere a Silvia tutto il turbinio che mi aveva fatto provare negli ultimi anni e in particolare nelle ultime ore, e ne ebbi conferma quando sentii la sua voce, leggermente spezzata dall'emozione.
"Fede", mi disse passando le dita sulla mia tempia, "Ti amo".

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora