11.

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L'incontro con mia figlia aveva superato di gran lunga tutte le mie aspettative; in meno di un minuto, le mie paure erano sparite per lasciare spazio al più puro e potente sentimento che avessi mai provato. Qualcosa di simile mi era successa solo in un'altra occasione: la prima volta che avevo fatto l'amore con Silvia. Mentre la spogliavo, il cuore mi batteva così forte che pensai che sarei potuto morire se non avesse rallentato. Guardando la sua pelle nuda coprirsi di brividi al mio tocco, sperimentai un tipo di amore così potente che non credevo esistesse. Avevo toccato altre donne, le avevo baciate, sfiorate, accarezzate... ma con lei era un'altra cosa. Fin da subito, si era creata tra noi una sintonia incredibile sotto ogni punto di vista: caratteriale, affettivo, amoroso, sessuale. Fu proprio questa intesa totalizzante a rendere il sesso con Silvia una delle esperienze più incredibili della mia vita: avevo sempre pensato che un orgasmo fosse semplicemente un orgasmo, ma mi bastò avvertire per la prima volta il desiderio di averla mia per capire che mi sbagliavo di grosso. Fare l'amore con Silvia era un'attività impegnativa e al tempo stesso la cosa più naturale del mondo; non avevo mai avuto dubbi sulla nostra relazione, ma se anche li avessi avuti, sentire la sua pelle nuda appiccicata alla mia sarebbe stato sufficiente per farli sparire tutti.
Entrare per la prima volta in contatto con gli occhi di mia figlia scatenò qualcosa di simile, ma esponenzialmente più intenso: in ogni caso, aveva di nuovo a che fare con Silvia.
Mentre pranzavamo, la mia famiglia riempì la ragazza di domande, mentre io me ne stavo zitto nel tentativo di rendermi conto di ciò che stava accadendo nella mia vita. Dalla loro conversazione captai alcune informazioni riguardo mia figlia: era nata a New York, in anticipo di un mese rispetto al termine previsto. Silvia aveva programmato di tornare in Italia per partorire, ma mia figlia aveva deciso di voler nascere prima del tempo.
"Quindi ha la cittadinanza americana" disse mio padre.
"Può diventare presidente degli Stati Uniti, che figata" aggiunse mio fratello.
La conversazione attirò la mia attenzione quando mia mamma chiese il giorno di nascita: mi venne spontaneo chiedermi se mi sarei ricordato cosa stessi facendo nel momento in cui mia figlia stava venendo al mondo.
Silvia rise leggermente e la sua risposta mi fece capire che me lo sarei ricordato facilmente.
"È nata il 26 maggio, alle 16:20"
Lorenzo iniziò con i suoi calcoli relativi al fuso orario, ma avevamo tutti ben chiaro che giorno fosse. Dopo qualche secondo di riflessione collettiva i miei genitori sembravano ammutoliti, i miei fratelli anche peggio, e io non è che stessi proprio capendo tutto di quella giornata.
"Mentre Vittoria nasceva, tu segnavi in finale di Europa League. Mentre alzavi la coppa io tenevo stretta nostra figlia."
Disse Silvia, esplicitando i pensieri che tutti noi stavamo avendo.
Con non so quale coraggio, cercando di recuperare un po' di lucidità dissi: "Non credevo che quel giorno potesse diventare addirittura più bello".
Tutti sorrisero, ormai certi delle mie intenzione e dei miei sentimenti, e sono sicuro di aver visto gli occhi di Silvia inumidirsi a quelle parole.

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora