26.

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In pochi secondi ci ritrovammo abbracciati nel silenzio, con le lacrime che rigavano i nostri volti e la consapevolezza che forse il momento di ritrovarci era arrivato.
Federico mi teneva stretta, lo sentivo singhiozzare e mi stupii di scoprire che Vittoria somigliava a lui anche in quello. Cercavo di tranquillizzarlo, accarezzandogli i capelli, e allo stesso tempo tentavo di far rallentare il mio cuore, che batteva all'impazzata dal momento esatto in cui quel 'vi amo' era uscito dalle sue labbra.
Non ebbi molto tempo per crogiolarmi nei miei pensieri, perché Federico si staccò da me e mi prese il volto tra le mani, obbligandomi a guardarlo in faccia. Eravamo a pochi centimetri di distanza, con le facce gonfie dal pianto e gli occhi negli occhi.
"Non so se sono stato chiaro, quindi te lo ripeto: amo nostra figlia e amo te. Sei la donna della mia vita Silvia."
Non feci in tempo a dire nulla, che le labbra di Federico si posarono sulle mie. Mi lasciai andare e permisi alla sua lingua di incontrare la mia: sentire di nuovo il suo sapore mi fece avvertire una scarica elettrica in tutto il corpo. Fu un bacio lento e desiderato; avrei voluto avere le branchie in quel momento per non dovermi staccare dalle sue labbra. Ci baciammo a lungo, prima di cedere al desiderio che ci aveva piano piano fatti avvicinare sempre di più. In poco tempo la dolcezza di quel contatto si dissolse, lasciando spazio all'eccitazione e alla voglia. Il corpo di Federico si fece spazio tra le mie gambe, prima con garbo e poi con prepotenza. Mi spogliò rapidamente, senza indugi, e mi sorpresi di assecondare la sua voracità. Tolsi la sua felpa e la maglia bianca, stando attenta a non fargli male al braccio. Non so bene come, ma mi trovai sotto di lui, completamente nuda, la mano sinistra che giocava con la mia intimità. Gli sfilai i boxer e poggiai la mano sulla sua erezione, facendolo gemere istantaneamente. Mentre baciavo il suo collo, soffermandomi sul pomo d'Adamo, continuammo a sfiorarci. Se da una parte desideravo che mi penetrasse in fretta, dall'altra speravo che quel momento non finisse mai.
Federico sembrò leggermi nel pensiero, perché si alzò dal mio corpo e si mise seduto dicendo: "dobbiamo fare con più calma, rischio di venirti addosso ancora prima di cominciare".
Lo guardai attentamente, godendomi ogni parte del suo corpo: vedere l'effetto che gli facevo mi mandava fuori di testa, dai brividi sulla schiena ad ogni tocco fino alla potente erezione che faceva svettare il suo membro tra le gambe.
Mi alzai e mi sedetti per terra: Federico non mi tolse gli occhi di dosso, sorridendo al solo pensiero di ciò che stavo per fare. Avvicinai la bocca e iniziai a muovermi, sentendolo gemere e pulsare tra le mie labbra: aumentai la velocità, consapevole che sarebbero bastati pochi minuti per portare il ragazzo all'apice del piacere. E infatti, la mano di Federico si incastrò tra i miei capelli, spingendo lievemente col suo corpo verso la mia gola, prima di svuotarsi dentro di me sospirando. Sollevai lo sguardo e lo vidi con la testa distesa all'indietro, il respiro irregolare e le labbra schiuse. Avrei voluto fermare il tempo per godermi quel momento con calma, ma Federico sembrava avere altre intenzioni. Mi tirò sul divano, facendomi mettere a cavalcioni su di lui. Il contatto con la sua intimità mi fece rabbrividire, e sentii l'erezione ancora presente nonostante l'orgasmo appena avuto. Federico mi baciò con foga, stringendomi prima il seno e poi il fondoschiena con l'unica mano libera. Mi fece stendere sul divano e iniziò a ricambiare le attenzioni che gli avevo dedicato. Notai la difficoltà causata dal gesso.
"Fede fermati, non vorrei che ti facessi male", provai a dire in un sussurro. Ma lui spinse le sue dita dentro di me, impedendomi di ribellarmi oltre. Si posizionò in modo da non pesare sul braccio rotto e abbassò la testa tra le mie gambe, prima di iniziare a leccare e succhiare i miei punti più sensibili. Iniziai ad ansimare violentemente, riscoprendo una serie di sensazione che per un anno avevo dimenticato. Federico non accennava a fermarsi, si muoveva con decisione, impedendomi di sottrarmi a quell'onda di piacere che mi stava facendo perdere il senno. Venni tra le sue dita, e lo sentii accogliere il mio piacere con le labbra. Raggiunse il mio volto e mi guardò intensamente, fiero del suo lavoro, prima di baciarmi ancora.

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora