Federico
Ero in macchina di quella sconosciuta da almeno 10 minuti quando mi resi conto che tra il sangue che non smetteva di uscire e la preoccupazione per i commenti della mia famiglia non mi ero ancora presentato.
"Sono Federico, piacere"
"Sono Silvia e so chi sei, Chiesa" disse con un tono leggermente infastidito. Potevo capirla, non solo l'avevo tamponata ma l'avevo praticamente obbligata a portarmi in ospedale.
"Scusami per il disturbo, ti pagherò i danni e anche il tempo che ti ho fatto perdere" le dissi cercando di mostrarle tutta la più sincera riconoscenza per non avermi lasciato in mezzo di strada in balia dei passanti curiosi.
"Ti fa male?" Mi chiese con un tono leggermente più morbido.
"In realtà no, ma il sangue non vuole saperne di fermarsi"
"Beh vedi di non sporcarmi la macchina, che già me l'hai ammaccata" mi disse ridendo.
Io risi alla sua battuta e sentii, per la prima volta da due mesi a quella parte, le preoccupazione e la tensione abbandonarmi. Nonostante avessi appena fatto un incidente, nonostante la fronte aperta, mi sentivo incredibilmente leggero e grato a quella ragazza di aver preso la cosa sul ridere senza drammatizzare la situazione.
"Ok siamo arrivati" la sua voce mi distolse dai miei pensieri e scendemmo dalla macchina.
Appena entrati nel pronto soccorso, spiegai la situazione all'infermiera dietro al bancone. Durante il viaggio avevo chiamato mio padre per spiegargli ciò che era successo e lui aveva già provveduto ad avvisare un amico dottore. Riccardo apparve dalla porta e mi fece cenno di seguirlo.
"Signorina, mi segua per favore" si rivolse a Silvia.
"Sto bene, non ho bisogno di cure, adesso vado" rispose secca.
Ma Riccardo fu particolarmente insistente e riuscì a convincerla, nonostante potessi leggere nel suo sguardo il disagio causato dall'aver superato tutte le persone arrivate prima di noi.
"Sei abituato a fare quello che ti pare, non è vero?" Mi disse appena prima di sparire nella stanza accanto alla mia.Silvia
La visita durò una decina di minuti, al termine dei quali una giovane dottoressa mi comunicò ciò che già sapevo.
"Può rivestirsi signorina, non ci sono traumi visibili di alcun tipo"
"Posso andare quindi?"
"Riempiamo i moduli e poi è libera"
Mi disse sorridendo, probabilmente consapevole che non avessi alcuna voglia di essere lì.
Compilai il foglio che mi aveva consegnato la dottoressa e glielo porsi. Avevo sentito delle persone entrare nella stanza accanto alla mia, probabilmente qualche parente di Federico che era venuto a sincerarsi delle sue condizioni: in macchina mi era sembrato particolarmente preoccupato riguardo alla reazione dei genitori, evitai quindi di entrare nella stanza e semplicemente uscii dall'ospedale.
Arrivata a casa raccontai alla mia famiglia gli strani eventi di quella giornata, dal momento che avevo deciso di non avvisare nessuno per evitare di farli preoccupare.
"Quindi mi stai dicendo che hai conosciuto Federico Chiesa e lo hai anche portato in ospedale, incredibile"
"Già, e mi ha fatto vergognare da morire passando avanti a 30 persone in sala d'attesa"
"Beh che ti aspettavi, è un calciatore, davvero credevi che facesse la fila come le persone normali?!"
La conversazione continuò per qualche minuto ma poi, fortunatamente, virò su altri argomenti. Dopo cena mi feci una doccia e spogliandomi notai sulla manica del mio maglioncino una macchia di sangue. Senza accorgermene dovevo aver urtato la faccia del ragazzo e adesso mi ritrovavo il sangue di Federico Chiesa sui miei vestiti.
Improvvisamente venni colta da una triste consapevolezza: non lo avrei più rivisto. E non avrei neanche avuto i soldi della macchina. Quella giornata sarebbe rimasta soltanto un aneddoto divertente da raccontare agli amici. Almeno così pensavo.
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VITTORIA - Federico Chiesa
FanfictionUno scherzo del destino farà conoscere Silvia, studentessa dalla vita tranquilla, e Federico, calciatore. Dopo una relazione travolgente, le cose si complicano e la ragazza decide di partire per lasciarsi il passato alle spalle. Certe cose però sono...