7.

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Ci misi qualche minuto a capire cosa stesse dicendo la mia ormai ex fidanzata. Dopo aver pronunciato quelle semplici parole si zittì e rimase a guardarmi, lasciandomi il tempo di realizzare ciò che stava succedendo.
'Certo che sei lento eh' fu la prima cosa che mi disse dopo il nostro primo bacio; ci conoscevamo da più di un mese e avevamo iniziato ad uscire in amicizia. Lei rendeva la quotidianità più leggera da affrontare, e così avevo iniziato ad invitarla a cene, feste, allenamenti e partite. Quando decisi di baciarla, leggermente brillo, non sapevo se avrebbe ricambiato: lei si accorse del mio tentennamento e fu più rapida di me a ridurre la distanza tra noi. Avevo iniziato a pensare a lei in modo diverso quasi subito: già dopo qualche giorno, vedendola dopo una delle peggiori partite della mia carriera, che mi guardava con la dolcezza di chi capisce ciò che provi senza che tu debba direi niente, capii di essere profondamente legato a quella ragazzina. Che era lo stesso anche per lei lo avrei saputo la sera del nostro primo bacio.
Fin da quando ci eravamo conosciuti, aveva più volte cercato di farmi capire ciò che provava per me; da subito si era creata tra noi un'alchimia speciale, evidentissima agli occhi del mondo tranne che ai miei. A ripensarci, mi sembra assurdo non aver capito prima il tipo di sentimento che ci legava... effettivamente sono un po' lento a cogliere certe cose.
Così quella mattina, dopo aver scoperto di avere una figlia, passai dieci minuti a sorseggiare il mio caffè in religioso silenzio; Silvia aspettava che facessi qualcosa e io, senza proferire parola, mi alzai, pagai e uscii da quel bar. Sapevo che lei non mi avrebbe fermato, quindi salii in macchina e guidai per ore senza una meta precisa, evitando di rispondere ai messaggi e alle chiamate di mia madre, che, adesso mi era chiaro, sapeva già tutto.
Mentre guidavo per le colline di Firenze attraversai diversi stati d'animo. Mi ero fatto varie idee sul perché Silvia avesse deciso di fuggire in quel modo: avevo pensato si fosse innamorata di qualcun altro, o più semplicemente che avesse definitivamente deciso di dedicarsi ai suoi sogni invece che ai miei. Una bimba... non ci avevo neanche lontanamente pensato.
Oltre alla sorpresa, mi sentivo decisamente arrabbiato: perché cavolo non mi aveva detto di essere incinta? Avevamo passato un periodo particolare, litigavamo più del solito, ma nessuno di questi era un buon motivo per scappare da me: l'avrei sostenuta sempre e comunque, a prescindere dal momento che stavamo attraversando come coppia.
A ottobre dell'anno precedente avevamo affrontato l'argomento. Io ero tornato alla Juve, che aveva deciso di riscattarmi dopo avermi parcheggiato per un anno a Firenze. Lei era rimasta in Toscana e non aveva intenzione di seguirmi: all'inizio ci ero rimasto male, pensavo che stare insieme fosse la priorità per entrambi. Quando venne a trovarmi, la settimana del mio compleanno, mi disse di avere un ritardo e che il test era risultato positivo. La reazione iniziale fu di gioia smisurata, nonostante la distanza e il nostro rapporto che si stava deteriorando. Fin dai primi mesi avevo pensato a lei come la donna della mia vita e, stupidamente, avevo creduto che un figlio avrebbe potuto risolvere i nostri problemi. Dopo qualche giorno, venne fuori che il test era una falso e che Silvia non era incinta: da quel momento, le cose peggiorarono fino al giorno in cui lei semplicemente sparì.
Dopo ore di solitudine raggiunsi i miei per cena, ancora frastornato e indeciso riguardo a come mi facesse sentire l'idea di essere padre: impaurito o felice? Poi, per la prima volta da quando mi aveva rivelato il segreto, pensai a lei, dall'altra parte dell'oceano, sola e incinta; come ti sei sentita? Impaurita o felice?
Presi il telefono e scrissi rapidamente, poi inviai.
'Scusami per oggi, ho bisogno di tempo per realizzare'
La risposta arrivò quasi subito.
'Tranquillo, me lo aspettavo, sei sempre stato un po' lento'

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora