14.

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Non so cosa mi fosse saltato in testa quando avevo deciso di invitarlo a cena: era chiaro che speravamo entrambi che quel momento imbarazzante finisse più in fretta possibile. Eppure lo invitai, e cosa ancora più sorprendente lui disse sì.
L'astronave, come l'aveva chiamata Fede facendomi ridere a crepapelle, sembrava piacere parecchio a Vittoria; la vedevo guardarsi intorno curiosa mentre tagliavo le zucchine per la pasta. Federico era seduto vicino a me in cucina ma non perdeva di vista la bimba per un secondo.
"Dai prendila"
"Che fai mi leggi anche nel pensiero?" Disse Federico confermando la mia sensazione.
Quello scambio di battute mi catapultò indietro nel tempo, quando tra noi stava nascendo una complicità insolita per due persone che si frequentano da poco tempo.
Federico si alzò e interruppe i miei pensieri: andò nell'altra stanza e prese delicatamente Vittoria tra le braccia. Era molto più sicuro del giorno precedente e nostra figlia sembrava felice di quel contatto umano, tanto che iniziò a sorridere e fare dei versetti.
Federico si rivolse direttamente a lei con la vocina che ognuno di noi tira fuori con bimbi e cani.
"Brava, dillo alla mamma che preferisci me all'astronave"
Non potei fare a meno di sorridere per quel momento così intimo e familiare.
"Mi sono perso un po' di cose ma ti prometto che da oggi in poi non mi perderò nulla" continuo, sempre rivolto alla bimba ma questa volta forse anche un po' a me. Era arrivato il momento di affrontare il discorso.
"Andiamo sul divano Fede, dobbiamo parlare"
Ci spostammo nell'altra stanza e lui sistemò di nuovo la bimba sul dondolo, prima di parlare.
"Scusami per quello che ho detto, non volevo rinfacciare o accusare, è solo che non è facile"
"Hai tutte le tue ragione Fede, mi dispiace averti tolto la possibilità di vivere a pieno questo momento e..."
"Non devi sentirti in colpa Silvia, hai fatto ciò che ritenevi giusto. Quando  ti ho vista con Vittoria mi sono accorto subito di quanto sei attenta, dolce, premurosa. Avevi paura di diventare mamma e invece sei perfetta, non avrei saputo fare di meglio, quindi non scusarti per le scelte che hai fatto. Sono un po' sconvolto, penso sia comprensibile. E l'unica cosa che davvero mi dispiace è essermi perso questi mesi, non solo per la bimba, mi sono informato e non si ricorderà praticamente niente delle settimane in cui non ci sono stato ma...
Volevo esserci per te."
Rimasi paralizzata sentendo le parole di Federico; era cosi maturo, lucido. Addirittura grato per ciò che avevo fatto per nostra figlia. Non feci in tempo ad aprire bocca che riprese a parlare.
"Non c'ero alla tua prima ecografia... non so niente di quei mesi, se hai avuto le nausee, sei stata male, hai avuto paura, come è stato il parto, chi ha tagliato il cordone..."
Vidi le lacrime bagnare le sue guance e mi avvicinai a lui, i nostri occhi si incrociarono e ci abbracciammo.
"Fede, so che non è la stessa cosa ma credo che dovresti vedere una cosa"
Mi alzai e mi asciugai il viso prima di  andare nella mia camera a prendere il quadernino blu dal cassetto. Sapevo che prima o poi lo avrei consegnato a lui, e adesso quel momento era arrivato.

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora