28.

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Nella vita ci sono pochi momenti che ti lasciano un segno indelebile: il primo era stato la nascita di Vittoria.
Il secondo, tutto ciò che era successo nel giro di quelle assurde 12 ore.
Fare l'amore con Fede, sussurrargli finalmente ciò che provavo per lui, dormire abbracciati, tutta la notte. O meglio, fino al primo risveglio di Vittoria.
La sentii piangere e mi alzai per allattarla; mi sistemai sulla sedia a dondolo mentre mia figlia si nutriva dal mio seno, sul quale potevo vedere dei lievi segni rossastri lasciati dalle labbra del padre qualche ora prima. Mi accorsi di Federico dopo qualche minuto: era appoggiato alla porta, che ci fissava con tutto l'amore possibile.
Vittoria si addormentò in poco tempo e tornammo in camera, prima di cadere anche noi tra le braccia di Morfeo, senza staccarci neanche un momento.
La mattina seguente fu, se possibile, ancora più bello: aprire gli occhi e trovare Federico vicino a me, spettinato e bellissimo alle luci dell'alba, fu un colpo al cuore. Mi alzai, incoraggiata dalla vocina di Vittoria, lasciandolo a letto.
Mentre preparavo la spremuta d'arancia qualcuno suonò al citofono: non aspettavo nessuno, pensai che fosse il postino e aprii il portone per permettergli di svolgere il suo lavoro, senza neanche chiedere chi fosse.
Dopo una decina di minuti sentii bussare alla porta: era strano, considerato che solo conoscendo il codice dell'ascensore era possibile accedere ai piani. Federico aveva esaltato la sicurezza del condominio per convincermi a trasferirmi lì: eppure qualcuno si trovava proprio fuori dalla mia porta.
Tirai un sospiro di sollievo riconoscendo Francesca e Enrico, i genitori di Federico. Poi mi ricordai di avere il loro adorato figlio nudo nel mio letto: non sapevo cosa fare, ma non potevo lasciarli lì fuori e aprii la porta.
I due mi salutarono con affetto, scusandosi per essere piombati in quel modo a casa mia, e si affettarono a coccolare Vittoria.
"Scusaci tesoro, ma abbiamo suonato a Fede e non ci ha aperto, forse dorme ancora" spiegò Francesca continuando a lasciare delle tenere carezze alla piccola.
Mentre mi arrovellavo per trovare una spiegazione sensata, il motivo della mancata risposta del figlio si palesò nel salotto. Federico comparve dalla camera, assonnato e ancora seminudo, con addosso solo i boxer. L'imbarazzo era palpabile, nessuno parlava: sentivo gli occhi di Francesca addosso, che mi fissava cercando di captare qualche segnale, mentre Federico sembrava quasi divertito da quel siparietto.
Per fortuna fu Enrico a parlare. "Pensavo di trovarti chiuso in casa, depresso per l'infortunio, felice che non sia così", esclamò con un mezzo sorriso rivolto al figlio.
"Si dai, tutto sommato sto benino" rispose Federico, con un ghigno che celava il tentativo di provocarmi.
Sorrisi e scossi la testa, palesando il tipo di rapporto che ci legava.
Il padre di mia figlia non sembrava intimidito dalla situazione: abbracciò il padre, lasciò un bacio sui capelli della madre e una carezza sul viso di Vittoria, che sembrava felice di essere tra le braccia della nonna. Si avvicinò a me e arrossii pensando a come mi avrebbe salutato: lui si accorse della mia timidezza, e sono certa che in una situazione diversa avrebbe fatto qualche allusione neanche troppo velata alla notte precedente, che era stata molte cose fuorché timida.
Si limitò a lasciarmi un tenero bacio sulla tempia e a prendere uno dei due bicchieri di spremuta che avevo posato sull'isola della cucina.
"Andiamo su e ci vediamo per pranzo, va bene?" Disse poi Federico.
Annuii sorridendo, e spostai lo sguardo su Francesca.
"Portate su anche Vittoria, mi faccio una doccia e vi raggiungo".
Notai il sorriso della donna: era follemente innamorata della bimba e sapevo che desiderava passare il poco tempo disponibile con lei.
Salutai l'allegra famiglia e mi buttai sotto la doccia che la sera prima aveva dato inizio a tutto. Mi lasciai avvolgere dall'acqua calda, finalmente serena e felice.

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora