18.

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Mi stavo piano piano abituando a questa nuova quotidianità. Cambiare di nuovo città era stato faticoso, ma avevo fatto grandi sacrifici per offrire un padre a mia figlia e ora che finalmente Federico e Vittoria si erano conosciuti volevo fare le cose per bene.
La mia famiglia, dopo avermi vista partire una prima volta, non era rimasta entusiasta del mio trasferimento a Torino, ma aveva capito le mie decisioni e alla fine mi aveva appoggiato. Tuttavia, continuavano tutti a tempestarmi di telefonate per avere aggiornamenti su Vittoria; anche Francesca chiamava sempre me, dal momento che tra allenamenti e partite Federico non poteva essere sempre presente. Le nostre famiglie erano super presenti e non potevo che essere felice di ciò: ogni tanto, tuttavia, mi sarei goduta volentieri una giornata senza dover raccontare le stesse cose a cinque persone diverse.
Per fortuna, essendo Vittoria ancora piccola, lavoravo da casa, così da potermi occupare di lei in ogni momento; Federico cenava con noi praticamente tutti i giorni e spesso si occupava di lei anche quando era libero dagli allenamenti, in modo da farmi lavorare tranquilla. Aveva timidamente accennato alla possibilità che smettessi di lavorare, considerato che il suo stipendio sarebbe stato più che sufficiente per vivere agiatamente, ma il mio sguardo fu sufficiente per interrompere sul nascere il discorso. Avevo già accettato che contribuisse all'affitto della nostra casa, che si trovava in un quartiere nel quale non mi sarei potuta permettere nemmeno un garage: Federico aveva insistito affinché fossimo più vicini possibili e alla fine, per il bene di Vittoria, avevo convenuto con lui che fosse la soluzione migliore.
E mi era bastato vederli insieme, che giocavano a dormivano sul divano, per capire di aver fatto la scelta giusta: avevo sperato, fin dal primo istante, di poter donare a mia figlia un papà presente e premuroso, ma il mio ex aveva di gran lunga superato ogni mia aspettativa. Federico era attento e dolcissimo, ma soprattutto aveva il super potere di calmare nostra figlia in ogni situazione. Più volte mi era capitato di chiamarlo quando Vittoria faceva i capricci. Lui arrivava, la coccolava due minuti e lei diventava un angioletto. Otto mesi nella mia pancia, sempre attaccata alle mie tette per mangiare, poi arrivava il papà e io sparivo: piccola ingrata.
All'interno di questo tradizionale quadretto familiare, il mio rapporto con Fede rimaneva decisamente strano: dopo i primi giorni di ambientamento, eravamo riusciti a trovare l'equilibrio ideale e ad incastrare perfettamente i nostri impegni per prenderci cura di Vittoria. Tuttavia, era evidentissimo lo sforzo che entrambi facevamo per tenere fuori da quella nuova bolla i nostri reciproci sentimenti. Nessuno dei due aveva intenzione di incrinare il delicato equilibrio che caratterizzava le nostre nuove vite.
Fino a quella notte: non so cosa mi avesse spinto ad avvicinarmi al mio ex fidanzato. Sapevo benissimo che non fosse la cosa più intelligente da fare, ma una parte di me mi suggerì di spegnere il cervello, solo per quella sera.
Riuscii a percepire il cuore di Federico accelerare non appena mi appoggiai a lui, ma feci finta di nulla, e così fece anche il ragazzo.
Al mattino ero ancora più confusa, ma più che certa di una cosa: non lo avrei mai ammesso, ma dormire con lui mi era mancato da morire.
I miei pensieri vennero interrotti dal telefono, che squillò per l'ennesima volta. Nel giro di un anno, ero passata dal cellulare costantemente in modalità silenziosa allo squillo continuo che mi faceva saltare i nervi: se avessi dovuto spiegare il diventare mamma, lo avrei fatto così.
Da quando ero a Torino, ogni volta che suonava il telefono facevo un giochino, tipo Indovina Chi, rivolgendomi a mia figlia: "Allora Vittoria, chi sarà ora? La nonna o lo zio?"
Non mi aspettavo di leggere sullo schermo un numero sconosciuto: risposi e il mio cuore si fermò per un istante.
"Ciao Silvia, sono Matthijs, gioco con Federico. Si è fatto male in allenamento, puoi venire in ospedale?"

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora