Epilogo

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Un anno dopo

"Fede, dammi una mano a chiudere il vestito."
Ero in camera a prepararmi da più di un'ora: capelli, trucco, e ora non riuscivo a tirare su la zip del maledettissimo vestito che Adriana aveva scelto per me.
Quando lo avevo comprato, quasi un anno prima, mi sembrava bellissimo e sensuale. Adesso sembrava solo troppo stretto.
Federico mi raggiunse e, con non poca fatica, riuscì nell'impresa di farmi- anzi farci- entrare in quell'abitino striminzito.
"Sei bellissima"
"Un bellissimo insaccato, volevi dire"
Lui rise all'ennesima battuta sul mio fisico, mi sfiorò la pancia e disse con dolcezza: "non ci provare, non sei mai stata così bella, il pancione ti dona".
Sistemai Vittoria, che aveva un bellissimo completino azzurro scelto dalla nonna, e con molta calma ci avviammo verso il ristorante che Federico aveva scelto per festeggiare il suo compleanno.
Ci sarebbero stati i suoi amici, i compagni di squadra, la sua famiglia e anche la mia. Aveva insistito molto: ci teneva che fossero presenti in un momento bello e i miei genitori furono più che felici di raggiungerci a Torino.
La cena era stata tranquilla, Vittoria era al tavolo con i nonni che sembravano fare a gara per averla in collo; ero felice di potermi godere una serata senza pensare a mia figlia, probabilmente una delle ultime dato il pargolo che cresceva beato nella mia pancia.
Avevo scoperto di essere incinta a fine maggio: dopo il viaggio a Parigi, nonostante le mie iniziali resistenze, eravamo andati subito a vivere insieme nell'appartamento di Federico. Dopo due mesi avevamo accennato alla possibilità di regalare un fratellino a Vittoria e il sogno si era ben presto realizzato.
Le mie iniziali paure erano svanite giorno dopo giorno, vedendo mia figlia e il suo papà così uniti e così felici.
Federico era eccitato all'idea di vivere finalmente tutta la gravidanza: le nausee, le visite, le mie voglie assurde. Ogni cosa per lui era nuova ed ero stupita di vedere tutte le piccole attenzioni che mi riservava.
Mentre ripercorrevo gli ultimi mesi, Federico si alzò in piedi e prese la parola. Per ringraziare, pensavo.
"Grazie a tutti voi per essere qui. Sono felice di condividere con le persone che amo questo momento.
Silvia, sarò breve. Avrei milioni di cose da dirti, ma so che ti metterei in imbarazzo e non me la sento di far incazzare una donna incinta.
Tu sei la mia anima gemella, l'ho capito il primo giorno che ti ho vista e non ho più cambiato idea, neanche quando eri dall'altra parte del mondo. Tutte le emozioni più intense che ho vissuto hanno a che fare con te, e voglio che sia così per il resto della nostra vita. Sposami."
Un applauso si levò nella sala, le nostre famiglie erano commosse e felici, gli amici emozionati e allegri. E poi c'ero io, in silenzio, con un sorriso ebete sulla faccia e la consapevolezza di avere al mio fianco la persona migliore dell'universo.
Mi avvicinai a Federico, che allontanò il microfono, consapevole che non avrei detto niente in pubblico: certi sentimenti sono troppo intimi per essere messi in piazza. Che poi si trattava delle persone a noi più care, ma io volevo tenere per me almeno qualcosa di quella vita sovraesposta ai media e ai gossip.
Lo abbracciai e sussurrai nel suo orecchio: "sei proprio un coglione ma ti amo e non riesco neanche a immaginarmi lontano da te, ti amo e anche se non te l'ho mai detto sappi che vedo tutto quello che fai in silenzio per me e Vittoria. Sono grata di averti al nostro fianco e questo piccolino sarà fortunato ad averti come papà."
Lui si asciugò una piccola lacrima e mi lasciò un tenero bacio.
Dopo un'oretta mi spostai all'esterno per prendere un po' d'aria, e Federico mi raggiunse.
"Non starai pensando di scappare" disse ridendo, anche se il tremore della voce tradiva una lieve paura.
"Sto pensando a quando se ne andranno tutti e saremo finalmente soli" risposi evitando la sua insinuazione.
"Non vedo l'ora, così potrò aiutarti a togliere le scarpe e farti un massaggio per la circolazione."
Risi pensando a quella che nelle ultime settimane era diventata una routine: mi accorsi del suo sguardo serio, e decisi di dare una risposta chiara ai dubbi di Federico.
"Guardami Fede, sono qui. Non vado da nessuna parte, l'ho già fatta quella cazzata. Voglio darti una cosa..."
Sfilai il portafoglio dalla borsa e presi una polaroid, inizialmente destinata al famoso quaderno della gravidanza, ma che avevo poi deciso di tenere per me. Mostrava me e Vittoria, in sala parto, subito dopo la sua nascita. La porsi a Federico, che la guardò sorridendo. "Girala".
Il mio futuro marito voltò la fotografia e lesse.

26/05 ore 16:22
La prossima volta sarai qui per stringermi la mano

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A voi
che vi siete affezionati alla storia di Silvia e Federico,
un grazie per avermi accompagnato in questo viaggio.

Probabilmente non vi aspettavate questa conclusione, ma nella mia testa la storia è sempre stata questa.
Un domani, mi piacerebbe raccontarvi ciò che è successo prima: approfondire il loro incontro e indagare la nascita di questo folle amore.
Fatemi sapere che ne pensate.

Intanto, spero che la forza di Silvia e la dolcezza di Federico vi abbiano tenuto compagnia e fatto sorridere, con la certezza che quando c'è l'amore non può che esserci Vittoria.

A presto,
salesulleciglia

VITTORIA - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora