CHAPTER 2.

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-Hey voi due, smettetela!-
Rimprovero i miei figli che litigano da minuti, ormai, per uno stupido giocattolo.
Si-Woo arresta i suoi movimenti e lascia cadere il telecomando della macchina telecomanda sul tappeto.
Mi guarda con occhi supplichevoli, vorrebbe la precedenza per godersi quel giocattolo.
Prendo in braccio il più piccolo dei due e lo adagio sul divano.
-Sei troppo piccolo per giocare con quei giochi lì. Non sei ancora in grado di captare i comandi; mentre aspetti papà vuoi fare una scultura di pongo?-
Woo alza i lati della bocca in un sorriso, i suoi occhietti smeraldo si illuminano, annuisce alzando le mani verso il cielo, io mi avvio verso la stanza dei giochi dei due bambini, apro la grande cabina dei loro giocattoli e da uno dei tanti scaffali superiori, prelevo un box in plastica trasparente, contenente i loro pennarelli, pastelli, colori a cera, tempere e plastilina colorata.
Prendo qualche barattolino e richiudo il contenitore, mettendomi sulle punte per rimetterlo al suo posto e puntualmente Jun-Seo arriva in mio soccorso.
Spinge il box con facilità sulla sua mensola e aderisce il suo bacino al mio sedere.
-Kris-
Ansima.
Il mio cuore palpita nervosamente sapendo di star per subire l'ennesima molestia della settimana.
-Non ora, Jun-Seo-
Sussurro cercando di dileguarmi.
Lui afferra i miei avambracci e mi comprime contro l'armadio in legno bianco, sputando il suo fiato da topo sul mio collo.
-Come?-
Resto in silenzio, l'uomo molla la presa e ridacchia soddisfatto.
-Devo mettere i calzini puliti e le scarpe ad Aid... Aspetta un momento-
Mormoro a bassa voce.
-Aidan ha sei anni, può anche farlo da solo-
Mi ricorda.
Non voglio che le sue sporche mani mi tocchino, voglio scappare dalla sua presa, anzi voglio tornare in dietro nel tempo e non averlo mai conosciuto.
-Devo aiutarlo-
Sussurro.
-Sei una rompi palle-
Mi spinge verso la porta, io prima di andarmene dalla stanza afferro il pongo di Si-Woo e guardo il pavimento sentendo lo stesso i suoi occhi addosso.
-Tieni piccolo-
Consegno i molteplici vasetti di pastella al piccolino, li afferra e contento inizia ad aprirli.
-Hey, le conosci le regole: o elabori il pongo sul tavolino o lo porto via di nuovo-
Rimprovero mio figlio, lui annuisce e scende dal divano, corre verso il tavolo da disegno su misura e prende a svuotare i contenitori colorati sul legno biancastro.
-Aidan vieni, ti aiuto a mettere le scarpe-
Ordino al piccolo, ma lui risponde con sicurezza:
-Mamy, le ho già messe da solo!-
Esclama.
Sorrido: è così bravo...
Poi basta una voce, quella voce, per far sparire la mia smorfia di felicità.
-Cosa ti avevo detto?-
Le mani del mio purtroppo compagno, si stringono attorno la mia vita, la mia schiena va a schiantarsi contro il suo petto duro, stringo gli occhi percependo il bruciore alla vita: sta aumentando la presa e no, non è un buon segno.
-Perchè non mi ascolti mai, mh?-
Vengo scaraventata sul divano, le sue luride mani stringono i miei capelli, avvicina il suo viso al mio e morde il mio labbro inferiore.
Non posso oppormi, posso solo subire.
Afferra i lembi della mia vestaglia e violentemente li strattona, facendo uscire il mio corpo avvolto da una maglia lunga fino a metà coscia.
Si schianta sulle mie labbra, semmai non dovessi ricambiare il bacio ne subirei delle pericolose conseguenze.
Quindi muovo la mia bocca sulla sua, lascio che le sue dita tocchino il mio corpo, alza la mia maglia fino al seno che palpa da sopra il reggiseno.
-Un momento-
Mugolo.
Lui innervosito risponde.
-Cosa?-
-I bambini, Oppa-
Dico usando un tono addolcito.
-E quindi?!-
Alza il tono di voce.
Inizio ad aver paura, questo suo modo di parlare non mi tranquillizza affatto.
-Non voglio vedano qualcosa di sbagliato-
Spiego.
-Hai sempre una scusa per tutto-
Riprende a palparmi ma con più violenza, vuole far unire le nostre bocche di nuovo ma volto la testa di lato, lui vede tutto ciò come una protesta e perde le staffe: lo temo assai quando fa uscire questo suo orribile lato.
-Ferma cazzo, ferma!-
Grida.
-Lasciami andare, non ne ho voglia!-
Ammetto urlando.
Alza le sopracciglia, in un' attimo la sua mano fluttua in aria e sta per colpirmi, schivo il colpo spostandomi di lato e Jun-Seo non la prende affatto bene.
-Devi eseguire i miei ordini!-
Urla.
-Ti prego Oppa, non ora...-
Mormoro con gli occhi pieni di lacrime...non ne posso più.
-Invece sì-
Continua, il suo tono è così alto da farmi fischiare le orecchie, sposto il mio sguardo sui miei piccoli, guardano la scena con un punto di domanda.
-Non davanti ai bambini-
Parlo in un sussurro.
-Vuoi capire che se stai con me devi fare tutto ciò che ti dico?!-
-Ti sto solo chiedendo di allontanarci perché ci sono i bambini!-
Prendo parola esasperata.
-Cosa cazzo vuoi che captino? Sono troppo piccoli per farsi certe idee!-
-Sono i miei figli e decido io per loro!-
Urlo.
-Cosa ti ho detto tre giorni fa? Che cosa?!-
Lo guardo allontanarsi e raggiungere il cesto portaombrelli affianco la porta.
Mi pento subito di aver utilizzato un tono troppo elevato nei suoi confronti, mi sono cacciata in un guaio.
-Aspetta-
Cerco di dire, ma la sua voce interrompe le mie parole.
-Cosa ti avevo detto?! Ripetilo puttana!-
-Ti prego modera le parole, non va bene dirle in presenza dei piccoli...-
Richiedo con voce spezzata.
-Ripeti cosa ti avevo raccomandato!-
Sospiro.
-Che semmai mi sarei rivolta a te con tale tono, mi avresti picchiata con quello-
Alzo il braccio indicando il suo ombrello poggiato con la punta rivolta verso il pavimento.
-Già-
Sorride.
Si avvicina pericolosamente, alza l'ombrello per aria prima di schiantare il manico contro il mio busto, mi piego in due emettendo un' urlo di dolore e la seconda botta sulla schiena non tarda ad arrivare.
-Ti basta come lezione?! Oppure vuoi che ti insegni ancora altr-
Il suono del campanello spezza la sua profonda voce.
Lascio uscire i singhiozzi, cos'ho fatto di male per meritarmi ciò?
Il mio corpo brucia come se stessi bruciando tra le fiamme, sono distrutta da questa violenza.
Seo abbandona la presa del para pioggia che raggiunge il pavimento, mi lancia la vestaglia che indosso in fretta per nascondere i lividi delle botte ricevute negli ultimi giorni, nonostante i forti dolori che porto addosso e rimette l'ombrello scuro al suo posto.
Asciugo le lacrime e provo ad alzarmi dal divano, sento delle fitte al busto ma fingo che tutta vada bene avanti ai miei figli.
Loro mi guardano incuriositi, credono che poco fa il loro patrigno stesse solo scherzando con quell' ombrello in mano.
Dio se si sbagliano.
La porta viene aperto, il tono della voce di Guk riecheggia tra le pareti del corridoio.
-Che succede?-
Domanda subito.
-Ciao anche a te, Jeon-
Sputa acido Jun-Seo.
Sistemo i capelli di Aidan e lui corre verso il suo papà.
-Dov'è Kristen? Cos'erano quelle urla?-
Chiede ancora entrando nell' appartamento.
Guardo sorridente il volto di Junggok, ridacchio spostando il mio sguardo su Jun-Seo.
-Stavamo giocando per far divertire i piccoli-
Mento.
-Oh-
Annuisce.
-Mentre salivo le scale sentivo delle urla e pensavo stesse succedendo qualcosa-
Scuoto la testa.
-Amori, ditelo voi a papà che io e Jun-Seo Appa scherziamo spesso in questo modo-
Guardo Aidan il quale si aggrappa alla gamba del suo papà.
-Sì! Jun-Seo Appa è divertente!-
Seo ridacchia a accarezza il piccolo che sorride a sua volta.
Prendo in braccio Si-Woo ma il dolore al busto aumenta.
Mi lamento con un piccolo urlo strozzato, lascio mio figlio con i piedi per terra e mormoro:
-Va da papà-
Lui annuisce, il mio compagno viene in mio soccorso, poggia la mano sulla mia schiena e mi aiuta a raddrizzarmi.
-È il dolore alla schiena, piccola?-
Dice dolcemente.
Reggo il suo gioco, annuisco sofferente.
-Siediti, prendo io gli zaini dei bambini-
Annuisco.
-Jeon, vuoi entrare?-
Il mio ragazzo accoglie il corvino, che scuote la testa.
-Grazie ma ho la macchina in moto-
Risponde.
-D'accordo-
E Seo sparisce tra le mura del corridoio.
-Sei sicura vada tutto bene?-
Chiede ad un tratto Junggok.
-Tranne la schiena sì, dovrei iniziare qualche terapia per diminuire il dolore-
Incontro i suoi dolci occhi marroni, non è del tutto convinto.
-Kristen, se qualcosa non va-
Inizia a dire e Jun-Seo giunge in salotto.
-Ecco il necessario. Sii prudente Jeon-
Jungkook fa apparire un sorrisetto divertito sul suo volto...quant'è bello...
-Faccio il padre da sei anni, le tue raccomandazioni le inzuppo nel latte a colazione-
Conclude.
Merda; che uomo.
-Andiamo bambini-
Afferra i due piccoli tra le sue braccia e lascia dondolare gli zainetti sulle spalle.
-A domenica sera Kris-
-Ciao Guk-
Lo saluto.
Resto a fissare il tavolino da disegno dei bambini con una specie di montagna di pongo sparsa sopra finché la porta non viene chiusa.
Alzo immediatamente lo sguardo su Jun-Seo.
Lui mi fissa.
-Quel coglione...Chi cazzo si crede di essere?-
Avanza verso di me.
-Mh?-
Continua.
Scrollo le spalle impaurita.
Ora che i piccoli saranno lontani da me, la casa sarà ancora più vuota e triste.
La malinconia tra queste mura aumenterà e la mia voglia di sparire si ingrandirà.
-Hey-
Il mio ragazzo mi richiama.
-O-oppa-
Balbetto.
Mi stringo nelle spalle mentre lui si avvicina.
Si siede accanto a me, stringe il mio corpo tra le sue braccia.
-Scusami.-
Puntualizza.
-Non preoccuparti-
Lo tranquillizzo.
-Davvero, mi dispiace...Dovrei smettere di trattarti così-
Sorrido.
-Non fa nulla, Oppa-
Provo a rassicurarlo, anche se in realtà sto soffrendo come un cane abbandonato sotto la pioggia.
-Cambierò Kristen, lo prometto. Da domani smetterò di trattarti male.-
Annuisco, sapendo già che questa sua promessa sarà buttata nel cesso come tutte le altre.

He can't touch you  [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora