CHAPTER 17.

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Il minuscolo dito di Si-Woo si allunga verso la sua piccola cabina armadio.
-Quello!-
Seguo con lo sguardo la sua traiettoria, scovando ciò che lui cerca.
-Quello blu?-
Domando catturando tra le dita il pigiamino desiderato da mio figlio.
Quest'ultimo annuisce sorridendo, apre le braccia accogliendo il suo pigiama, lo sistema nello zainetto preparato per il weekend a casa del papà.
-Hai preso la borsa con le creme?-
Urlo tentando di farmi sentire da Aidan dall'altra parte della casa, ma la mia voce è indebolita a causa dell'influenza che mi sono beccata giorni fa.
Sento i suoi piedini che strisciano sul pavimento, poi il mio angioletto appare avanti la porta della camera del fratellino.
Muove le gambe per venire verso di me, ma si immobilizza al suono del campanello di casa.
Corre in direzione dell'entrata, sento il 'bip' della serratura tecnologica seguito da un tenero esulto da parte di Aid.
-Appa!-
Mi affretto a tirare la zip dello zaino fino a chiuderlo del tutto, Si-Woo mi supera pronto per correre tra le braccia di suo padre, carico il piccolo zainetto in spalla, metto, svolto verso la camera padronale, mi siedo sul letto per sistemare bene la vestaglia e prendere un nuovo fazzoletto per il naso, dalla scatola colorata sopra il comodino.
Mentre mi incammino in cucina soffio il naso, la mia testa gira sempre di più, gira come un cerchione d'auto.
-Ciao Junggok-
Mormoro senza degnare di uno sguardo l'uomo.
-Hey-
Ricambia la sua voce.
Getto l'ammasso di carta stropicciato su se stesso nell'apposito contenitore, poi lavo le mani utilizzando il lavello della cucina.
-Non ci si vede da un pezzo-
Continua lui.
-Sin da prima che mi rompessi il braccio-
Ridacchio io.
-A proposito-
Dice lui.
Per mezzo dell'asciugamano da cucina tolgo l'acqua in eccesso dalle mie mani, intanto ascolto il ragazzo.
-Come va?-
Mi reco dinanzi alla porta d'ingresso, alzo lo sguardo e mi blocco sul posto.
Una folta chioma raccolta in una coda di cavallo bionda cenere, attira la mia attenzione.
Faccio scorrere le pupille sul viso della giovane, non è cambiata di una sola virgola: il suo sguardo da stronza si nasconde sotto le sopracciglia castane e sopra una di queste ultime, vi è ancora il tattoo dall'inchiostro nero.
È vestita in tinta con Jungkook, entrambi indossano jeans neri strappati sulle cosce e una t-shirt bianca con il logo di Fendi al lato.
-Soomin...-
Sussurro guardandola ed alzando un sopracciglio.
-Kristen-
Mi richiama lei.
-Non farti strane idee, vengo in pace-
Mi avvisa.
Fisso i suoi anfibi neri allacciati fino alla rotula, li indico e caccio fuori la voce più seria che io possa nascondere dentro di me.
-Le scarpe-
Le ricordo di dover togliere le sue calzature.
-Sono molto complicati da togliere, poi ci metterei secoli per indossarli di nuovo-
Ridacchia lei.
Accenno un sorriso amaro.
-Allora puoi accomodarti in corridoio-
Con un gesto del capo indico l'esterno del mio appartamento.
-Perchè sei sempre così amara?-
Mugola infastidito Jungkook.
-Dovresti togliere anche tu le scarpe.-
Puntualizzo.
-Sei una psicopatica-
Mi attacca lui.
Scrollo le spalle.
Ormai gli insulti insignificanti come questo, non mi sfiorano più.
Non dopo che le prendi ogni qualvolta sbagli qualcosa.
-Sto solo proteggendo ciò che è mio-
Scandisco.
Sistemo Aidan pettinando i suoi sottili capelli, poi bacio la fronte a quest'ultimo ed al suo fratellino.
-Mettetevi le scarpe e state attenti-
Raccomando i miei figli.
Mi allontano di qualche passo, giusto per prendere un nuovo fazzoletto per soffiarmi il naso.
-Ti sei presa l'influenza oppure il karma ti ha punita?-
L'eco della voce di Guk arriva fino alle mie orecchie.
-Ho preso un brutto raffreddore. Il karma sono io, non posso punirmi da sola-
-Tsk-
Ridacchia il riccio.
-Sta attento ai bambini-
Guardo l'uomo seria.
-Non sono scemo, ho fatto da padre per sei anni, so cavarmela.-
-Era solo una raccomandazione-
Ricambio il suo tono acido.
-Non trattarmi come se non sapessi ciò che faccio-
-Sei troppo drammatico-
Roteo gli occhi.
Racchiudo lo scottex attorno al mio piccolo naso e con potenza comincio a soffiare.
-Non hai pensato di prenderti una camomilla prima di venire ad aprire la porta?-
Prende parola lei.
Quella insulsa intrusa.
I nervi non fanno altro che aumentare la loro grandezza, potrò scoppiare tra qualche minuto se qualcuno non mi calma.
-Non ne ho avuto tempo, stavo lavorando. Fino a prova contraria quì sono io quella che lavora anche da casa per promuovere la propria azienda, quindi sono perennemente impegnata. Per chi mi hai presa? Per una che incide disegnini sulla pelle? Stai parlando con Cristina Soro, non con il tuo riflesso-
La bionda storce la testa di lato, proprio come fanno i cani.
Non mi sbagliavo sulla sua vera natura...
-Ti conviene preparare le tue più sincere scuse, non sono tua sorella e non puoi trattarmi in questo modo.-
Il tono della ragazza è così basso, sembra incazzata sul serio.
Ma non mi incute paura, è solamente ridicola.
Soffio ancora una volta il naso, sbircio sull'uscio della grande porta, Jungkook contrae la mascella mentre il suo sguardo furioso sta bucando ogni singola parte di me.
Ma la mia vista si appanna ad un tratto, riesco a vedere molteplici puntini grigi che punzecchiano i miei occhi.
La testa inizia a far male, ho messo troppa potenza cercando di espellere il muco dalle narici.
Ma nonostante tutto, sono in grado di controbattere.
Poggio una mano accanto a me, a tastoni trovo il muro ed apro il palmo contro di esso.
-Ed io ti consiglio di levare le tue scarpe da casa portandoti dietro il tuo moroso, prima che si fiondi sulle mie labbra com'è successo poco più di un mese fa-
Il silenzio cala nella stanza.
La mia mente ritorna lucida, riesco a vedere la luce fioca delle lampadine poste sul soffitto all'ingresso, poi ripenso alle mie parole e capisco di aver esagerato.
Potevo risparmiarmelo? Sì.
Me ne pento? Forse...
-Che vuole dire?-
Soomin si volta di scatto verso il mio ex marito che alza le mani in segno di resa.
-È successo?-
Insiste la bionda.
Lui rimane in silenzio.
I piccoli guardano tutto l'accaduto con aria interrogativa, sanno cos'è successo, ma non vogliono dirlo.
-Sei disgustoso, non cercarmi più!-
È ciò esce dalla bocca della ragazza, senza guardarsi indietro prende a camminare verso il fondo del corridoio.
-Un momento, Minnie, parliamone!-
Jungkook insiste a costo di far ritornare la sua amata tra le sue braccia.
Poi si gira verso di me.
Mi guarda in attesa di risposte.
-Scusami-
Sussurro.
Stropiccio la carta in un piccolo pugnetto.
-Non ho connesso mentre lo dicevo...-
Mi giustifico.
Ma ciò che mi viene dato non è neppure lontanamente comprensione.
-Sei una grandissima puttana-
Mormora prima di sparire con i piccoli al seguito.
Ed io rimango quì.
Con le sue parole che mi rimbalzano in testa.
Con un' espressione sbigottita in volto.
Non si è mai azzardato ad offendermi oltre i tipici 'grassona' , 'idiota' o 'inguardabile'.
Ha sempre cercato di non sorpassare quel limite, di non spezzare quella esile linea che segnava l'apice, eppure oggi ci è riuscito.

He can't touch you  [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora