CHAPTER 14.

273 18 7
                                    

-Sono buoni?-
Le mani curate della donna dinanzi a me, accarezzano la superfice dei biscotti al limone.
Sul suo liscio viso appare un radioso sorriso, annuisce alzando lo sguardo su di me.
Mi siedo anch'io poggiando la mano sulla scatola gialla miele dei dolciumi profumati per chiuderla definitivamente.
Spingo il rettangolo di cartone in direzione della castana, essa si oppone.
-Non vorrai cedermi tutta la confezione!-
Esclama incredula.
-Portali a casa, eomma. Ai bambini ed a Jun-Seo non piacciono i dolci aromatizzati al limone ed io devo evitare la pasta frolla per i problemi al colesterolo-
La signora Jeon sorride inclinando il capo.
-Ma in questo periodo così delicato hai bisogno di cibo che ti sproni durante il giorno e che ti metta forza-
L'indice affusolato della donna si allunga contro di me, punta il mio braccio sinistro foderato dal gesso bianco scarabocchiato dai pupazzetti sterilizzati disegnati dai miei figli in un momento di noia.
-Ancora non capisco come sia potuto succedere...-
Il tono confuso della donna mi costringe a dedicare la mia più totale attenzione alle sue parole disperse nel silenzio della sala da pranzo.
È stato lui.
È stato lui a gettarmi sul pavimento come un paio di boxer Armani, sporchi.
-Sono inciampata sulle lenzuola di seta mentre mi sistemavo per andare a dormire-
Mormoro abbassando la testa.
Vorrei davvero raccontare la verità a tutto il mondo ed essere tutelata da qualcuno che tenga alla larga da me questo mostro.
Ma non posso: Jun-Seo metterebbe a rischio la mia carriera e quella di Junggok.
Non posso permetterlo.
-Sei troppo frettolosa piccola mia-
Il buon odore di Azalea che emana la donna mi rassicura, ma tutto si rabbuia quando quest'ultima poggia le mani aperte sul tavolo e con una docile spintarella, si alza.
Raccatta la sua giacchetta rossa imbottita e la tracolla in pelle sintetica, incastona sotto il braccio la scatola dei biscotti aromatizzati, poi fa il giro del tavolo.
-Mi dispiace doverti lasciare, Kristen-
Le sue dita si incollano ai lati delle mie gote calde, infila la testa tra il mio collo ed il capo.
Stringo con il braccio buono le spalle della donna, la sento proprio come una mamma.
-Ma devo urgentemente passare al mercato di Gwangjang, ho bisogno di carne di bue per cucinare il Seollongtang-
-Figurati, fa' attenzione-
La rassicuro.
-Anche tu-
Il suo calore viene sostituito dalla fredda aria del condizionatore a palla, oggi è veramente afoso.
-Jungkook sa di questo piccolo incidente?-
Domanda la castana.
Junggok lo sa?
No, non lo sa.
È un tipo che si preoccupa molto e se dovessi raccontargli del braccio rotto, fermerebbe la tappa per tornare a Seoul.
-Lo dirò appena tornerà, tra una settimana. Potrei sconcentrarlo e non voglio accada-
-Hai ragione, ma per qualsiasi necessità alza il telefono-
Sorrido rassicurata.
-Certo eomma, ti chiamerò-
La donna lascia l'appartamento, mentre io resto immobile con il braccio pressato contro al petto dalla fascia medica.
Vorrete sicuramente sapere cos'è successo;
Quella sera, dove Jun-Seo ha scoperto del bacio tra me e Jungkook, ha avuto modo di fratturarmi un' arto.
Il mio urlo in quel momento è stato così forte da far esplodere Aidan in un pianto disperato ed è intervenuto un membro della reception per sapere se tutto filava liscio.
Jun-Seo si è finto allarmato, ha messo su un teatrino: ha raccontato che "mentre cercavo di sistemarmi per andare a letto sono 'inciampata' atterrando in malo modo sul braccio sinistro".
I soccorsi sono venuti a prendermi in ambulanza, mi hanno medicata d'urgenza mentre nella stanza di fronte alla mia, un poliziotto interrogava Seo, come ogni qualvolta che una donna arriva ferita dalla propria dimora.
E quel bastardo è così bravo ad inscenare che persino l'agente ha creduto alla sua versione, la quale ho dovuto confermare anch'io avanti le autorità, per non crearmi altri guai in casa.
Nel giro di due settimane, la frattura si è ripresa quasi del tutto, dovrò aspettare circa un' altra settimana per andare a rimuovere il gesso.
Posso farcela.
Jun-Seo, non ha rimpianti comunque.
L'unica cosa che è stato capace di dire è stata:
"Te l'avevo detto che ti avrei mandata all'ospedale se avresti ancora nominato quel cazzo moscio"
E così è stato.
Nessuno al di fuori della mia azienda e della famiglia, sa cos'è successo.
Stiamo facendo il possibile per non finire sotto i riflettori, altrimenti i ragazzi si preoccuperanno.
Kook specialmente.
In questi giorni non sto combinando nulla, niente bozzetti, niente lavori a mano ne a macchina, sto solo pulendo casa, cucinando e sto creando con facilità tramite computer delle nuove texture per gli abiti.
Sto cercando di ristabilire la pace in questa casa, però: dall'accaduto Aid è diventato cupo, Si-Woo se ne sta solo sul tappeto percependo una brutta tensione tra queste mura sporche delle mie urla d'aiuto ed il mio aggressore mi evita.
Da una parte è meglio così, ma dall' altra vorrei sistemare le cose per farlo tornare di buon umore ed essere sicura di non venire attaccata in un momento del tutto inaspettato.
Sbircio l'orario dal telefono, con calma e tranquillità infilo le pantofole bianche prendendole dalla scarpiera e mi reco fuori dal palazzo moderno, attendo qualche minuto fuori dalle porte scorrevoli del plesso, scorgendo il suv nero dei miei bodyguard, arrivare con un leggerissimo ritardo.
Ma nulla di che.
Presto gli sportelli vengono aperti dai due scagnozzi, uno ad uno i miei piccoli scendono accompagnati dai maggiori dall'auto, correndomi in contro.
Mi abbasso sulle ginocchia abbracciando i bambini e facendoli rifugiare dai raggi aggressivi del sole cocente, sotto la mia ombra.
-È andata bene a scuola?-
Chiedo ai piccoletti.
-Sì-
Mugola il più grande dei bimbi.
-Quando vieni a prenderci tu da scuola?-
La voce speranzosa di Aidan mi fa battere forte il cuore, sentono così tanto la mia mancanza?
Ridacchio passando le dita magre sul viso dei bimbi per rimuovere quelle poche goccioline di sudore.
-Appena starò meglio, amore-
Sorrido alle piccole creature, dopodiché guardo attenta Si-Woo, che nel frattempo mi ha dato la spalle.
Guarda un punto distante, infondo ai parcheggi, Woo allunga la manina verso l'alto, poi chiude e riapre in continuazione le dita, salutando qualcuno.
-Chi stai salutando?-
Sussurro agguantando la manina del mio secondogenito.
Ed ecco che in lontananza scorgo una troupe di paparazzi, con le fotocamere puntate addosso a me ed ai miei bimbi.
Saranno quì perché si sono insospettiti non vedendomi più nei pressi della 'KS' o ai cancelli delle scuole dei miei figli.
Le due guardie del corpo creano un piccolo muro cercando di darci tempo per rincasarci, ma è troppo tardi:
Dozzine ed ancora dozzine di flash ci accecano, captando il momento: mi hanno beccata.

He can't touch you  [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora