Le magre dita di Jin, passano affettuosamente sotto i miei occhi rossi per via del pianto.
-Aish, piccola mia-
Ridacchio sentendomi stupida ad essere l'unica tra tutti quanti a frignare come una bambina, ma Jin per me è come un fratello maggiore e l'idea che oggi, 7 maggio 2023 , lui si debba arruolare per l'esercito sud Coreano, mi lacera lentamente.
-Tornerò presto-
Le parole del maggiore provano a rassicurarmi, ma provo un senso di vuoto pensando alle mie giornate prive di lui, delle sue pessime battute, delle frasi sdolcinate e dei momenti di conforto da parte sua.
E come un fulmine a ciel sereno, questi ultimi pensieri fanno ritornare un' espressione nervosa sul mio viso, il mio umore malinconico mi porta a cacciare fuori di nuovo, altre lacrime.
Affondo il viso nel petto del mio Hyung, mentre sento la sua stretta farsi ancora più intensa, attorno alle spalle.
-Avrei dovuto proteggerti-
Sussurra lui.
Il suo fiato caldo solletica i miei capelli, il tono del ragazzo è cupo, grigio.
-Non sentirti vano, in questa vicenda il tuo zampino eroico c'è stato. Quando JunSeo mi faceva del male, tu riuscivi sempre a farmi vedere il positivo delle giornate, delle situazioni e della vita.-
Puntualizzo, fermamente convinta di ciò che tiro fuori.
Jin è stato un tassello indispensabile per la mia salute mentale, è stato proprio lui ad evitare di farmi cadere in quel buio depressivo che mi spettava.
-Io avrei dovuto passare più tempo con te. Giuro che con gli altri lo farò, per evitare di pentirmi su di questo...-
-Hai fatto così tanto per me, Kris...-
L'aroma docile di SeokJin mi culla, alzo lo sguardo incontrando il suo sguardo demoralizzato.
Tenta di sorridere, facendo spuntare un sorrisetto anche a me.
-Tornerò presto, in fin dei conti i giorni passano così velocemente...Pensa che sembra ieri quando Jungkook ci ha chiamati tutti a casa, per vedere i primi passi di Aidan...-
Ridacchio, rivivendo quel momento in cui le piccole gambe paffute del mio primogenito, si muovevano mollicce nel tentativo di correre tra le braccia del suo papà.
-È vero, era così concentrato-
Mugolo in uno sghignazzo.
Ad un tratto l'atmosfera sembra alleggerirsi, sento un piccolo fiume di felicità, farsi strada in me.
-Jin-Ah! Stanno per aprire i cancelli. Tra due minuti precisi dovrai accostare il resto dei tirocinanti per il saluto militare-
Il manager spezza il nostro contatto visivo, l'uomo indica con consuetudine, l'area recintata, coperta dal cielo grigiastro, oggi è davvero una brutta giornata, mal il caldo estivo persiste.
Jin non risponde, so che quando fa così è perché potrebbe scoppiare in lacrime da un momento all'altro.
-Prenditi cura di te, dei bambini e dei ragazzi. Io starò bene, lo prometto-
Il suo corpo si scolla dal mio il suo calore mi abbandona in un nano secondo.
-Affronta questa causa a testa alta e fa vedere a tutti quanti quanto sei forte-
Poggio una mano all'altezza della bocca, per bloccare i singhiozzi rumorosi.
Annuisco, incapace di rispondere alle sue raccomandazioni da fratello maggiore.
-Ti voglio bene...-
Sussurro.
-Anch'io te ne voglio, piccola mia-
Il ragazzo dalla chioma più corta del solito, si volta di spalle, resto a guardare la sua sagoma avvolta in un piumino a pinguino nero, non mi capacito di come lui non possa morire di caldo, sotto tutto quell'ammasso di morbidezza.
Il più grande saluta i suoi fratelli per la seconda volta, inchinandosi dinanzi a loro ed ai membri dello staff, come segno di rispetto.
Guardo uno ad uno i suoi fratelli, più seri che mai.
Sono stati abituati a vivere di peggio e poi una volta arruolati tutti, saranno di nuovo assieme, come sul palco.
E soffrirò così tanto in quegli anni d'assenza.
Soprattutto per il mio Jungkook.
-Come cazzo fanno a non piangere-
Soffoco le parole, asciugandomi le lacrime con le dita affusolate.
Mi abbasso sulle ginocchia, raggiungendo la statura dei miei piccoli bambini.
-Fate ciao ciao a zio Jin-
Li incoraggio.
I bambini eseguono ed io li fisso con occhi lugubri, sapendo che un giorno questo gesto, dovranno rivolgerlo al loro papà.
E neppure Dio sa quanta sarà la mancanza che essi sentiranno per Kook.
Abbasso lo sguardo più triste che mai, di nuovo.
Ho appena realizzato ciò che potrà succedere nei prossimi mesi.
Ma a distogliermi dai miei pensieri, sono i passi veloci di Jin che si addentra all'interno della caserma militare, facendo sporcare le sue scarpe nere del bianco della ghiaia sdraiata per terra.
-A presto eroe...-
Sussurro, sentendo il morale distruggersi.
-Dove va lo zio Jin, mamy?-
La curiosità di Aidan, mi fa alzare la testa.
Rimuovo l'eccesso di lacrime, se mi dovessero veder piangere nuovamente, si farebbero delle domande.
-Oh...Lo zio Jin-
Esito, prima di guardare i cancelli chiudersi e la figura del moro sparire, alla prima curva che imbocca.
-Lo zio Jin lavorerà per aiutare il nostro paese! E una volta che uscirà da lì, sarà un' eroe più di prima-
Spiego.
Mi avvicino alla realtà con questo chiarimento.
Squadro i più piccoli, afferro le loro mani, evitando do guardare ancora una volta, il gran perimetro sbarrato.
-Vi lascio i bambini, come da scaletta. Li verrò a prendere domattina dopo il colloquio lavorativo con le fashion designer.-
Mormoro, tentando di nascondere il tono spezzato.
-Sono in buone mani, come sempre-
Mi rassicura Hoseok.
-Hai bisogno di un' abbraccio, patatina?-
Domanda lui.
Scuoto la testa.
-Voglio tenermi addosso il profumo di Jin per un'altro po'-
Rispondo.
Lo sguardo intenerito di Hobi mi supervisiona, lascia un bacio sulla mia testa, mentre prendo ad indietreggiare.
Non voglio avere troppe attenzioni, è il loro arrivederci ed io non sono nessuno per mettermi in mezzo a questo.
Mi inchino avanti lo staff che ricambia, bacio i miei bimbi, sussurrando un 'ci vediamo domani. Fate i bravi' , infine oscillo la mano verso il resto della combriccola, evitando lo sguardo perso di Junggok, a tutti i costi.
Salgo in macchina, chiudo lo sportello ed allaccio la cintura di sicurezza, prima di stringere il volante tra le mani.
Inspiro il buon profumo emanato dalla pelle della tappezzeria pulita dell'auto.
-Non devo piangere-
Convinco me stessa.
E ci riesco.
Libero la mente dai problemi, pensando a quanto sarà bello organizzare una cena di ritrovo tra due anni e qualche mese, con tutti i ragazzi presenti ed i nostri amici più stretti.
Praticando un' inversione precisa, passo dinanzi ai due van parcheggiati dinanzi le mura del triste luogo, guardo dolente la vettura dal quale SeokJin è sceso prima di andarsene momentaneamente, scorgo lo sportello scorrevole ancora aperto, così come lui l'ha lasciato.
Mi mancherà e non poco.—————————
23:42.
Scocciata roteo gli occhi, vedendo quanto sia tardi.
Ed io sono ancora bloccata in azienda.
Tutti i dipendenti si sono rincasati, ora sicuramente saranno sotto le lenzuola di flanella, pronti per affrontare le fresche sere d'estate a Seoul.
O almeno lo spero per loro e per la loro incolumità.
Il lampadario dal tono di ghiaccio, spara luce su tutta la stanza e come se l'illuminazione presente non fosse abbastanza, una torcia da tavolo concentra i suoi raggi luminosi, sul cartamodello steso sul gigante tavolo bianco.
I miei capelli sono arruffati, qualche ciocca si è lasciata scivolare sulle mie spalle sbarazzina, gli occhiali sono poggiati da così tante ore sul ponte del mio naso che sono sicura abbiamo lasciato il solco dei gommini posti accanto le lenti.
Passo la matita sopra le labbra secche, da quanto non butterò giù un sorso d'acqua?
Sono troppo concentrata sul lavoro, ma almeno manca poco al termine della creazione.
Dopo aver posizionato le squadre ad angolo retto, timbro un puntino che indica la distanza di un centimetro dalla linea di costruzione.
Pronta a segnare i rimessi di cucitura sulla carta, inizio a far strisciare la mina della matita sulla superiorità liscia, affinché il suono del telefono d'ufficio abbandonato sulla poltrona padroneggiante accanto l'entrata, mi deconcentra.
Abbandono la matita sul tavolo in ferro ed in legno, cammino nervosamente fino l'altra metà dello studio, per poi prendere tra le dita, il rettangolo squillante.
-Sì?-
Rispondo seccata.
Il cellulare collegante l'ufficio alla reception dell'azienda, emana la voce bassa di una delle tante segretarie di turno.
-Signora Jeon, mi dispiace disturbarla, ma ha visite-
Signora Jeon.
Non smetteranno mai di associarmi quel cognome.
Ormai tutti mi riconoscono così, in ogni dove.
-Ovvero?-
Domando curiosa: chi si presenta in un' agenzia di moda in chiusura, ad un quarto d'ora alla mezzanotte?
-Il suo ex marito, signora. Ha bisogno di parlarle-
Jungkook?
È quì?
Cos'è successo?
-Passamelo, per favore-
Attendo il passaggio della cornetta, con mille paranoie per la testa.
-Kris-
-Cos'è accaduto? I bambini stanno bene?-
La mia agitazione mi impedisce di accorgermi subito del tono della sua voce.
-Sì, tutto nella norma-
Il timbro del maggiore sembra così debole.
-Ho solo bisogno di parlare un po'-
Rivela.
Di cosa?
Guardo il lavoro da terminare, mancano pochi passaggi per conservarlo nella cartellina dei lavori finiti.
-Arrivi in un momento sbagliato...Devo finire di lavorare-
-Per favore, accoglimi. Non mi sono fatto venti minuti di strada con le mani tremolanti sullo sterzo fino a quì-
La sua voce supplicante fa accendere un campanellino d'allarme dentro la mia testa.
Cosa lo turba?
-Stai bene, Jungkook?-
Il suo sbuffare, mi fa irrigidire.
Qualcosa non va in lui.
Forse è una giornata 'no' anche per Guk.
-No...non...non lo so-
Il suo stato confusionale si percepisce chiaramente.
Butto ancora un' occhio sulla specie di carta velina stirata comodamente sul tavolo.
Sospiro arrendendomi.
-Sali in studio, conosci la strada.-!AVVISO!
Ci tengo a precisare (per evitare possibili ed indesiderate polemiche) che sono al corrente che Jin non si è arruolato per il militare a maggio ma molto prima, perciò: (piccolo appunto) le date e soprattuto il turno dei ragazzi all'arruolamento, NON COMBACERANNO con la realtà;
Spero di non esser stata troppo drammatica in questo capitolo, ma lo stato d'animo di Kris combaciava col mio e forse di qualcuno di voi, quando Jin è partito.
Godeteve sta suspence, vi voglio benee~
<3
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He can't touch you [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon Jungkook
Fiksi PenggemarMi volto velocemente in direzione della porta, sembra che una mandria di bufali stia cercando di irrompere nel prestigioso appartamento, il citofono suona ininterrottamente ed i colpi alla porta non cessano. Guardo l'uomo avanti a me con il cucchiai...