I suoi capelli sono ricci, delle perle di sudore dondolano dalle ciocche sbarazzine, noto che la capigliatura di Jungkook inizia ad essere sempre più folta.
Il viso è stanco, gli occhi sono segnati da evidenti occhiaie per l'infinito lavoro, le labbra sono schiuse e ansimanti.
Guardo l'uomo dinanzi a me, indossa una felpa viola con un piccolo cactus in stoffa cucito all' altezza del pettorale sinistro, i suoi pantaloni neri, lunghi, coprono i sandali estivi che lasciano i suoi grandi piedi scoperti a tratti.
Poggio le mani sui fianchi, mentre vedo che l'uomo il quale ha voluto allontanarmi, striscia di nuovo da me come un verme.
Lo squadro per bene: delle piccole strisce bagnate, si interrompono alle labbra carnose del più grande.
Ha pianto.
-Che cosa succede?-
Chiedo, attendendo una sua risposta.
Ma tutto ciò che riesco a sentire, sono solamente le sue braccia che si stringono attorno la mia vita, il volto del ragazzo è nascosto nell' incavo del mio collo, i suoi molteplici singhiozzi addolorati mi rattristano: preferisco vederlo arrabbiato con me, anziché subirmelo in questo stato.
Resto ghiacciata, ma più la sua presa aumenta, più capisco di dover dare un po' del mio supporto al moro.
Poggio una mano sulla sua chioma profumata, stringo i suoi riccioli tra le dita, mentre un sospiro abbandona le mie narici.
Kook si lascia andare, sento i suoi ansimi esasperati, echeggiare per il lungo corridoio luminoso.
La stretta che circonda il mio corpo si fa più forte, è come se Jungkook non volesse lasciarmi andare.
Ma non andrò via.
Non ora.
Accarezzo la sua schiena, i suoi muscoli si rilassano mentre le sue lacrime gocciolano sulla mia pelle olivastra.
Ma il suo respiro si fa pesante, smette di singhiozzare solo per cominciare a respirare irregolarmente.
E dopo anni, si presenta quel rarissimo nemico che io e Guk abbiamo sempre odiato: un' attacco d'ansia.
Sbalordita guardo il viso del maggiore, il quale tengo fermo tra le mie mani.
Forzo Jungkook a guardarmi, le sue iridi sono spente e le sue pupille si presentano piccole.
Il suo sguardo è agitato, fa balzare l'attenzione in continuazione a destra e a sinistra.
È da così tanto tempo che Junggok non aveva un' attacco d'ansia.
-Hey, guardami-
Parlo, cercando di placare lo stato confusionale del moro.
-Jungkook, ho detto guardami-
Ribadisco.
Ma lui sembra non ascoltarmi.
È successo qualcosa che lo turba parecchio, che manda in pappa il suo cervello.
-Kookie-
Quell'appellativo lo fa decisamente tornare sulla terra ferma.
Nomino il nomignolo con tono docile, voglio che percepisca un' atmosfera serena, così da poter allontanare eventuali effetti desiderati dei suoi 'momenti negativi' come questo.
Kook mi guarda.
'Finalmente'
Penso.
-Sono quì. Per te-
Mormoro a bassa voce.
Il suo sguardo abbattuto viaggia nel mio, ad un tratto, gli occhi spalancati di lui si appiattiscono poco a poco, per poi ritornare ad espellere il suo dolore attraverso un pianto liberatorio.
O almeno ci prova.
-Jungkook-
Lo richiamo.
Ma il più grande presta attenzione al pavimento.
-Kook-
Continuo.
Le sue lacrime salate bagnano le mie mani, si sta sfogando e forse dovrei lasciarglielo fare un'altro po'.
Ma che dico, fin quando non rimarrà a secco d'acqua da espellere dalle ghiandole lacrimali.
-Aish...-
Sussurro, notando l'assenza di una sua risposta.
Lascio poggiare ancora una volta la sua fronte sul mio collo, porto dietro l'orecchio del giovane alcuni riccioli ribelli, sorrido pensando a quanto siano belli i suoi capelli riccioluti.
-Kris-
Sento chiamarmi da Junggok, con un flebile mormorio.
-Sono quì-
Gli ricordo ancora.
Accarezzo la sua cute, la gota arrossata, il collo e i suoi capelli, che continuo a tastare affettuosamente mentre lascio un minuscolo bacio tra la stessa chioma.
Finalmente il suo pianto sembra cessare a rilento.
Sento la muscolatura del corvino ammorbidirsi, accarezzo le sue spalle possenti, sentendole ancora più dure dell' ultima volta in cui le ho toccate.
Probabilmente per via dei duri allenamenti imposti dalla scheda sportiva di Jungkook e del resto del gruppo.
-Ti preparo un tè al limone? So che adori quello delle macchinette delle bevande-
-Lascia perdere-
Riesce a dire.
-Restiamo così un'altro po'-
Si esprime in un desiderio che spera di poter far avverare.
-Starò con te, ma accomodiamoci in studio-
Parlo.
-Così potrai spiegarmi cosa succede-
Pressando leggermente i palmi delle mani del pure grande, lo respingo affettuosamente, per poi indicare l'ufficio alle nostre spalle.
Gentilmente afferro l'indice ed il medio del ragazzo tra le mie mani, trascino con calma il mio ex marito, per poi chiudermi la porta alle spalle.
Jungkook si sposta di due passi, fino a gettarsi disordinatamente sulla poltrona a pochi metri dall'entrata della stanza, il suo collo è steso sulla superficie del basso schienale in pelle.
Lo raggiungo, guardandomi attorno per poter trovare qualcosa da sistemare accanto alla postazione del moro e poter parlare in tranquillità.
Noto il tavolino in plastica dura da bambini, utilizzato dai miei figli nei loro momenti di fantasia, quando sono in azienda con me.
Lo sposto fino a sotto il mio sedere che poggio sul mobiletto infantile.
Guk copre i suoi occhi con il braccio pieno zeppo di tatuaggi, provo a non guardare il giglio rosso che invece, capta la mia attenzione.
Stringo gli occhi, mi impongo di guardare qualcos'altro per non sentire il dolore nel guardare quel tattoo.
La dracena cresciuta e più verde che mai accanto la porta d'entrata, diventa la direzione dove i miei occhi stanchi puntano.
-Mi dici che succede?-
Parlo dopo attimi di silenzio.
Noto il corpo del più grande muoversi, le braccia si incrociano sotto i pettorali definiti mentre le sue gambe si allargano.
Scruto i suoi stivali in pelle che arrivano fino allo stinco, i lacci non sono allacciati, sono stretti negli occhielli e infilati nella calzatura.
-Mi manca Jin-
Dice velocemente Guk.
Sospiro, le lacrime minacciano d'uscire ma riesco a tirarle indietro, non ho idea di come mi comporterò i prossimi mesi quando pian piano tutti i membri saranno via per l'addestramento militare.
Soprattuto non so come farò a restare tranquilla né a come consolare i miei bambini per la mancanza del loro papà.
-Anche a me manca-
Abbasso la testa, i ricordi del viso di Jin riaffiorano nella mia testa.
-Ultimamente litigavamo così tanto...questo mi turba, sono state poche le volte in cui abbiamo parlato senza accendere una discussione-
Inarco un sopracciglio.
Guardo il viso lucido del moro, incurvo la schiena mentre poggio un braccio sulla gamba sinistra e sorreggo il capo con l'aiuto del palmo.
-Liti? Perché eravate così tanto affiatati?-
Kook ingrandisce gli occhi, per poi esitare.
Scrolla le spalle indifferente.
-N-nervosismo. Per via del lavoro, della p-partenza per...-
Lascia in sospeso il suo discorso, non volendo nominare la parola 'militare.'
Il suo sguardo esitante diventa pieno di irritabilità quando si accorge del mio per nulla convinto dalla sua spiegazione.
Stava mentendo spudoratamente, come ogni volta mi nascondeva qualcosa.
-Dimmi la verità del perché litigavate spesso-
Lo incito.
-L'ho detta-
-Non l'hai fatto-
Lo correggo.
-Sì, invece; cosa ti fa pensare che stia mentendo?-
Semplice.
-Balbetti e cominci ad esitare nel momento in cui dici una bugia-
Lo avverto.
Jungkook sorpreso dalle mie conoscenze su di lui, muove le spalle per poi far oscillare nervosamente la testa.
-Non sono affari che ti riguardano, Kris-
Roteo gli occhi.
-Se non ti apri del tutto, Jeon, non posso aiutarti-
Affermo, infastidita dal suo tono aspro.
-Lo stai facendo, invece-
Dichiara.
Con un piccolo slancio, stacca la schiena dalla poltrona fredda.
-Parlare con te mi ha sempre fatto bene-
Dice.
Sorrido contenta di aver abbassato anche se di poco la sua malinconia.
-Ne sono felice, Kookie-
Le labbra di Jungkook si allargano in un sorriso, il piccolo anello al labbro si muove alla metamorfosi della smorfia facciale.
Quel piercing gli dona così tanto...non riesco a far smettere alla mia testa di pensare a quanto sia allettante il più grande, con quegli anelli alle orecchie, i piercing al sopracciglio e al labbro ed il suo braccio ancora più pieno di tatuaggi colorati.
-Ma c'è qualcos'altro che mi resta difficile da buttare giù...-
Sussurra.
Noto la sua espressione rattristarsi, il suo palmo destro fa da supporto al mento stondato,
laddove qualche traccia di barba spunta.
-Parlamene-
Lo incoraggio.
-Se solo fosse così semplice...Solo a pensarci non sento più il cuore battere-
Cosa può spaventarlo così tanto?
Mi avvicino ai cassetti della mia scrivania, tiro il terzo della fila in mia direzione, acciuffando delicatamente un pacco di Cheongpodo.
Jungkook all'udire della plastica delle caramelle, alza di scatto lo sguardo verso le mie mani.
-Oh-
Sussurra.
Mi siedo dinanzi a lui, porgendogli il pacchetto di dolcetti.
-Prendine qualcuno. So quanto ti rendano felice i Cheongpodo-
I denti del maggiore spuntano da dietro le labbra rosee, sorrido apprezzando la sua leggera smorfia di felicità.
La mano tatuata di Guk si tuffa nel sacchetto, le dita pescano alcuni involucri trasparenti.
Non perde tempo a scartarne uno, le nocche tatuate rapiscono la mia attenzione.
-Allora?-
Sussurro chinandomi sulle ginocchia.
Reggo ancora una volta il viso con il palmo della mia mano aperta, attendendo una risposta.
-Quando partirò per il militare-
Mugola.
Sposta la caramella dura di lato, vedo il rigonfiamento del dolcetto sulla sua gota destra.
Si placa e sbuffa.
-Sì?-
Spezzo il breve silenzio.
Lui riprende la frase rotta a metà.
-I bambini sentiranno la mia mancanza-
Acciuffa qualche ciocca di capelli nel suo forte pugno, poi spacca con decisione la caramella grazie ad un colpo secco di mandibola.
-Se solo la leva militare non fosse obbligatoria-
Pensa tra sé e sé.
-So quanto possa esser difficile stare lontano dai bambini; a me mancano dalla mattina fino al loro ritorno da scuola...Non riesco a stare senza di loro-
Sorrido immaginando tra i miei pensieri, i due bimbi dal viso angelico e puro.
Sgranchisco le gambe alzandomi un po' , faccio il giro della poltrona e poggio le mani sulle spalle di Jungkook.
Quest'ultimo sussulta, mentre finisce di ingurgitare il dolcetto verde.
-Però pensaci: aiuti la patria Sud Coreana e dai un' ottimo esempio ai bambini. Tu tieni così tanto al tuo paese e al pensiero dei bimbi su di te-
Muovo i pollici in movimenti circolari, i muscoli del moro si sciolgono completamente.
-Aish...guarda che muscoli tesi-
Dico.
Kook lascia dondolare la sua testa prima a sinistra e poi a destra.
Ansima quando porto le mie dita sul retro del suo collo, premendo al centro.
-Vedrai che il tempo passerà molto velocemente-
Continuo a confortarlo.
-Lo spero così tanto-
Dice in un verso strozzato.
Lascio che il corvino appoggi la testa suo bordo dello schienale, massaggio le sua spalle scendendo verso le braccia e risalendo lentamente.
Il mio intento è quello di farlo rilassare;
Nonostante tutti gli squilibri che ci sono stati tra di noi ultimamente, non riesco a fare a meno di pensare a quanto mi abbia aiutata con JunSeo: nonostante tutto lui c'era ed io voglio fare lo stesso con lui in questo istante macabro.
-Ti stai lasciando andare?-
Mormoro con tono morbido.
Jungkook annuisce piano piano, sorride leggermente e si gode il momento.
Porto le falangi ai capelli folti, perlustro le sue ciocche bruciare dai vari ferri bollenti che acconciano la sua chioma ogni settimana, guardo le punte definite e leggermente pagliate.
Massaggio il cuoio capelluto folto e poi le sue tempie.
-Ti ha fatto bene parlarne?-
Chiedo ad un tratto.
-Sì, mi ha fatto così bene parlarne-
Risponde schiudendo di poco la bocca.
Il suo relax è alle stelle, il tono vocale stanco mi fa capire che Jeon si è catapultato in uno stato di trance in pochissimo tempo.
-Mi ha fatto bene parlare con te, anzi-
Si esprime.
Ridacchio, balbetta per quanto il suo stress si stia sciogliendo.
-Sono contenta-
Miagolo.
-Grazie per avermi accolto-
Continua.
-Avevi bisogno di me-
-Sì-
Afferma.
-Ho sempre bisogno di te...Dio Kris, ti amo così tanto...-
Non l'ho immaginato, vero?
Le sue labbra si sono mosse davvero quando ha pronunciato questo?
O è il frutto della mia immaginazione?
Placo i miei movimenti, togliendo le mani dalla sua testa penzolante.
Jungkook si ricompone, si gira pigramente vedendomi nebulosa dinanzi le sue ultime dichiarazioni.
-Cosa succede?-
Davvero non si è reso conto di ciò che ha lasciato uscire dalla sua bocca?
Ma lui sembra far mente locale, guarda prima me e poi la porta della stanza.
Resta in silenzio mentre sistema i suoi capelli con le mani.
Si alza a rilento, la mano tatuata si ficca tra le ciocche scure della capigliatura profumata, tirandola indietro; infila una mano in tasca, con le dita giocherella con le caramelline poco prima offerte da me da lui stesso messe furtivamente nel sacco fodera.
Non voglio rispondere alla sua dichiarazione, ma forse si è solo lasciato andare.
Forse era troppo preso dal momento, dovrò farmi scivolare queste sue parole addosso: basta incomprensioni, so che se mi farei abbindolare da questo 'ti amo' cadrei di nuovo ai suoi piedi per poi starci male: lui non è più mio ed io non sono più sua, non ci apparteniamo più.
-Devo finire il mio cartamodello-
Indico il lavoro da terminare steso sul tavolo da disegno.
-Allora meglio che mi ritiri-
Annuisco.
-Già-
Concordo con lui.
Mi lascio sorpassare dal suo passo svelto, non mi giro neppure per guardarlo uscire dallo studio.
-Guida con prudenza-
Lo raccomando.
-E tu mangia-
Ordina.
Il suo profumo rimane prigioniero nella stanza, mentre lui cammina per il corridoio sbattendo ripetutamente le suole delle sue scarpe con furia.
Penso alle sue ultime parole mentre chiudo la porta della stanza, 'Dio Kris, ti amo così tanto...'
L'avrà detto distrattamente.
Ma nonostante questo, so che questa sarà l'ennesima incomprensione, so che mi farò abbindolare un'altra volta da lui, dalla sua persona, dal suo modo di fare e dalle sue frasi come questa.
Sistemo i capelli attorcigliandoli tra di loro e bloccandoli con il becco a perline bianche latte, sorrido come una stupida, sorrido e sorrido di nuovo.
Starò male per lui, già lo so, ma quella sua frase mi ha resa così maledettamente felice.
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He can't touch you [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon Jungkook
FanficMi volto velocemente in direzione della porta, sembra che una mandria di bufali stia cercando di irrompere nel prestigioso appartamento, il citofono suona ininterrottamente ed i colpi alla porta non cessano. Guardo l'uomo avanti a me con il cucchiai...