CHAPTER 11.

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-Kristen, Kristen!-
Voci su voci urlano il mio nome.
-Cosa include la nuova collezione primaverile?-
I fotografi mi seguono passo per passo, i miei bodyguard spingono via macchine fotografiche sin troppo vicine alla mia posizione ottenendo degli stridi di disapprovazione.
-Hai già in mente la data dell'uscita della nuova linea?-
Stringo gli occhi per il troppo chiasso, arrivo dinanzi le ampie porte della "KS", mi volto in direzione della folla fragorosa, i flash annebbiano la mia vista con dei molteplici pallini bianchi che vanno e vengono da una parte all'altra delle mie pupille, punto gli occhi sugli obbiettivi e sfamo le loro domande con una risposta.
-Per il momento non posso rilasciare nulla riguardo la nuova collezione "KS", ma ciò che posso accertare è che i lavori vanno a gonfie vele ed i miei dipendenti stanno mettendo in gioco tutta la loro dedizione per rendere i capi impeccabili.-
Sorrido alle numerose macchine fotografiche, mi affretto a voltarmi per giungere nel mio ufficio e sistemare le solite scartoffie, ma un tono giocondo si fa spazio tra le voci confuse dei giornalisti.
-Qual'è il tuo punto di vista riguardo il flirt tra Jungkook e la sua presunta cotta?-
I miei passi si incollano al cemento della strada pulita, vorrei urlare che odio tutto quanto, odio il fatto che Jungkook continua ad amare la persona sbagliata come detesto colei che l'ha fatto ricadere tra le sue grinfie.
Fingo tranquillità, sorrido guardando avanti a me, le ombre offuscate dall'altra parte delle ante ruvide sono seguite dal mio sguardo glaciale.
-Jungkook è un' anima libera, non è oppresso da nessuno-
Guardo gli intervistatori girando la testa di poco.
-Ha il diritto di essere libero di amare chi vuole-
Striscio le mani lungo la camicia azzurra inzuppata nei miei Moschino a palazzo.
Le mie dita raggiungono il colletto che sistemo con lentezza.
-Jungkook è un' uomo che combina molti guai, per questo sono felice si sia trovato un buon cane da guardia.-
Riprendo per la mia strada, i paparazzi raccattano il momento restando a bocca aperta, il più alto tra le mie guardie del corpo apre la porta per consentirmi l'accesso in azienda, percorro il corridoio profumato lasciandomi i miei scagnozzi alle spalle assieme ai miei problemi ed alla folla di giornalisti curiosi.
Metto piede al terzo piano della struttura, i miei lavoratori si concentrano sul loro compito evitando qualsiasi conversazione, in quest'aria fluttua solo vapore causato dai ferri da stiro in fila, odore di carta nuova per via dei cartamodelli attaccati alle lavagne in sughero e molta concentrazione.
Lentamente giro tra le macchine da cucire, gli aghi replicano gli stessi procedimenti dell'abito base esposto in cima alla stanza, fiancheggio sfiorando taglia-cuci e chignon stretti alle teste delle giovani lavoratrici sedute ai loro posti, il mio occhio cade su ogni singolo centimetro di stoffa per accertarmi che non vi siano errori, nonostante le due donne che hanno il compito di ispezionare i lavori uno ad uno sedute comodamente sui tavoli da lavoro a controllare da vicino i tessuti divisi per tipo e stagione.
-Signora Jeon-
Mi saluta una di loro.
Sorrido alla ragazza la quale torna a strisciare i suoi polpastrelli sulle stoffe profumate, ormai è evidente che sono ancora e resterò per altrettanto molto tempo la signora Jeon.
Quì dentro mi vedono come 'la donna che porta il cognome di Jeon Junggok come una collana Swarovski incollata su di lei.'
-Finisco di riempire le schede tecniche e vi lascio gli ultimi due figurini delle giacchette in seta, tornerò domattina per occuparmi della sistemazione dei capi confezionati-
Parlo a pochi centimetri dall'orecchio dal quale pendono due piccoli ciondoli dorati della ragazza dinanzi a me.
Annuisce senza togliere gli occhi dai tessuti a fantasia incrociata.
In poco tempo giungo nel mio studio, tra un caffè e una pralina di cioccolato in mezzo alle altre dozzine di bombette dolci, fresche dalla pasticceria non molto distante da quì, digito le parole finali che andranno a completare il mio lavoro;
Mi alzo dalla poltrona confortevole stiracchiando la schiena, abbasso lo sguardo sul mio orologio da polso casual notando che due ore sono volate via come delle rondini tra l'azzurro immenso del cielo, la stampante comincia ad azionarsi e mi posiziono avanti essa premendo il cellulare sull'orecchio notando il contatto di Jungkook apparire sullo schermo.
-Kook?-
Perché mai dovrebbe chiamarmi alle 11:00 del mattino, quindi in pieno orario lavorativo per entrambi?
-Appena puoi porta i bambini in agenzia, almeno potrò salutarli prima di partire e sbrigati-
Si ferma per qualche secondo, dopodiché riprende il discorso.
-Dobbiamo parlare.-
Non ho tempo per schiudere bocca, la chiamata si conclude con dei punti interrogativi appesi ai miei pensieri.
Il suo tono era così basso, così orripilante da sembrare stizzito.
-Gli sarà sicuramente arrivata qualche soffiata per ciò che ho detto sulla sua vagina tascabile...-
Penso ad alta voce.
Con un peso sullo stomaco, afferro tra le dita i fogli caldi appena sputati dalla grande fotocopiatrice, li analizzo accorgendomi che tutto quadra alla perfezione.
Riprendo il mio lavoro in fretta, dovrò firmare e scrivere gli appunti sulle bozze dei figurini e lasciare in bacheca i bozzetti originali.
-Chija-
Busso alla spalla di una delle mie segretarie, consegno i bozzetti buoni e gli schizzi con i vari punti da seguire, lei afferra la bustina in plastica trasparente che contiene il tutto e guarda il contenuto con occhi curiosi.
-Quelli segnati con il pallino rosso sono le bozze, quelli con il pallino blu sono le belle copie;-
Spiego.
Mi volto in direzione della macchina del caffè presente nel corridoio, infilo 1000 won nella fessura per il denaro e seleziono il medesimo amaro della mattinata.
-Infondo alla foderina troverai le schede tecniche, fa in modo di tenerle sempre sotto mano. Troverai anche una chiavetta USB, dovrai collegarla al PC del reparto confezioni così le intere schede verranno proiettate sotto lo sguardo dei dipendenti-
La bionda annuisce, segue le mie mani tremanti con il suo sguardo stranito, mi fissa negli occhio ed io faccio lo stesso mentre porto il bicchierino con la bevanda dall'odore meschino alle mie labbra.
-C'è altro?-
Chiede.
Ingoio il primo sorso, allontano il caffè fumante dalla bocca rigirando la lingua nelle pareti orali accorgendomi dell'alta temperatura del liquido.
-Controlla le etichette della 'KS', se ne rimangono meno di 6000 fanne fabbricare altre, i capi sui quali verranno cucite saranno 6.425.-
Il nervosismo mi colpisce in pieno, mi ritrovo a mordermi nervosamente il labbro.
-Cosa ti turba Kris?-
Guardo la piccola donna avanti a me, i capelli sono ondeggianti lungo le spalle, lo sguardo è come al solito furbo e fermo sulla mia figura come un' auto immobile dinanzi il semaforo rosso.
-Nulla di preoccupante.-
Puntualizzo, tento di sviare il discorso, mi poggio con la schiena sulla parete, alzo il contenitore di carta biodegradabile mentre il caffè scuro si scaglia contro ogni centimetro di esso.
-Davvero? Stai tremando come se avessi passato una notte tra carte di credito, cocaina e hashish forte come l'instrumental di R U mine degli Arctic Monkeys, li conosci, vero?-
Il ciondolo del mio bracciale che sbatte contro l'orologio da polso, si amalgama all'ansia e all'angoscia nell'aria rendendo il tutto più insopportabile.
-Jungkook vuole parlarmi, mi ha chiamata prima dicendomi di raggiungerlo al più presto. E sinceramente un'altra lite nel bel mezzo di tutta questa pressione non è la cosa migliore che possa capitare.-
La mia assistente resta in totale silenzio, si aggiusta una ciocca dietro l'orecchio a sventola e schiarisce la sua voce sottile.
-Poco fa stavo aggiornando la pagina della 'KS' su Twitter per mostrare alcune delle texture degli abiti e sei in tendenza con l'hashtag: '#laverasignorajeon'-
Tiro in dietro la testa mentre le mie palpebre si chiudono lentamente, perché le persone devono prendere sul serio una stupida battuta?
-Non è una cosa negativa!-
Mi consola la bionda.
Guarda intorno a se mentre tossisce nervosamente.
-Tutti ti hanno riconosciuta come colei che deve tenere il cognome Jeon sul serio! E... la battuta non era niente male-
Ammette.
Lascio che un ultimo sospiro abbandoni le mie labbra, finisco il caffè ancora bollente il quale scivola lungo la mia gola come lava che sgorga sulle mura rocciose e consumate del Vesuvio, è questo che sono ora, un vulcano che sta per eruttare.
Quindi senza proferire parola, centro alla perfezione la pattumiera dei bicchierini di carta lanciando il contenitore ormai vuoto di caffè e mi allontano dall'aria 'snack'.
In poco tempo sono fuori dall'agenzia con i miei bodyguard alle calcagna, i paparazzi non si sono ancora mossi da questa mattina, un' onda di frastuono si scaglia contro i corpi minacciosi delle guarde del corpo che tendono le braccia in avanti allontanando quei paparazzi curiosi.
Dovrò ritrovarmi questa folla di pettegoli impazziti fino a che la collezione non verrà lanciata oppure fin quando capiranno che si trattava di pura ironia?
-Signora Jeon!-
Urlano in coro.
-Non sono più la signora Jeon da un pezzo ormai-
-Cos'era quella frase dispregiativa detta da lei sta mattina? L'ha detto per puro divertimento o per manifestare fastidio nei confronti della nuova ragazza di Jungkook?-
-Non era una frase dispregiativa.-
Puntualizzo guardando avanti a me.
La camminata si conclude all'arrivo in auto, il mio scagnozzo è così gentile da aprirmi la portiera della vettura, entro all'interno della macchina chiudendo la porticina lucida, abbandonando all'esterno lo stress, i mille punti di domanda di quei giornalisti ed il venticello di quasi mezzogiorno.

He can't touch you  [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora