Oggi sono felice.
Particolarmente felice.
Stranamente Jun-Seo ha mantenuto la sua parola.
Non mi ha letteralmente più storto neppure un capello nelle ultime tre settimane e si è dimostrato dolcissimo nei miei confronti.
Mi ha aiutata molto in casa, quando tornavo da lavoro mi lasciava il pranzo pronto per me e per i piccoli.
Inoltre di sera mi coccolava dopo il sesso che ero costretta a praticare: se gli avessi detto che non mi andava di farlo, sicuramente avrebbe alzato sia la voce che le mani.
-Devo andare-
Sento il tono caldo di Jun-Seo inondarmi le orecchie.
Alzo lo sguardo dal bozzetto a metà e guardo l'uomo posto avanti la mia scrivania di lavoro.
Le sue mani affusolate sistemano il collo della camicia bianca, io mi rizzo in piedi e mi sporgo oltre il tavolo, mettendo le mani sul tessuto morbido e profumato.
-Va bene Oppa...Buon lavoro-
Sorrido.
Uno di quei sorrisi che sprizzano falsità da tutti pori: lui non sembra accorgersene.
Piego il colletto dalla parte giusta e abbottono l'ultimo bottone del suo indumento.
Mi sorride guardandomi dall'alto, Jun-Seo ha un' altezza immensa, quasi para a quella di Junggok, questa è una delle tante cose che mi spaventano di lui, oltre le sue mani che strisciano sul mio corpo anche senza il mio consenso.
-Grazie Kristen-
Dice.
-Nulla...Ora vai. Buon lavoro Oppa-
Mi accarezza una guancia e mi bacia per pochi brevi secondi.
Lo seguo con lo sguardo mentre esce dalla stanza, mi ripoggio sulla poltrona bianca e continuo a tirare linee dritte per finire il mio schema e a filo.
La porta d'entrata sbatte, Seo si perde nei corriodi del palazzo lussuoso.
Comincio a vestire il mio figurino, ricalco il vestito a tubino, inserisco le balze sul seno e gli strascichi attaccati alle bretelle.
-Fantastico-
Sussurro sorridente.
Finisco dopo ore di progettare il manichino con l'abito addosso, alzo la testa verso il soffitto bianco e mi lamento per il dolore al collo.
-Sono le sei-
Mormoro spostando lo sguardo stanco sull'orologio da parete.
Mi alzo e sgranchisco leggermente le gambe, sistemo il casino tra fogli, pennarelli neri e colori acquarellabili, poi giungo in cucina.
Sistemo della pasta sfoglia su una teglia da forno, applico fettine di scamorza affumicata, speck e prosciutto crudo, chiudo il tutto con un'altro strato di sfoglia e cospargo il rettangolo di salumi e formaggio con il tuorlo di un'uovo.
Lascio scaldare il forno, intanto preparo una pentola in cui inizio a cuocere della Samgyetang , preparo qualche piatto di Kimchi jjigae e dopo un buon quarto d'ora, inforno la pasta sfoglia.
Sono giunte le sette e venti di sera, il mio ragazzo tornerà per le otto e mezza, perciò ho ancora del tempo per godermi relax e tranquillità...o forse no.
Il campanello suona, finisco di girare il brodo e corro verso la porta d'entrata ricordandomi che Junggok avrebbe riportato i bambini che erano stati da lui durante il weekend.
Giro il pomello e tiro l'anta spessa verso di me, poi la figura di Jungkook con in braccio Si-Woo e Aidan al suo fianco che gioca col cellulare del padre, spicca facendomi abbandonare il mio sguardo lungo il viso angelico del mio ex marito.
-Hey-
Sussurra il corvino.
Sorrido al ragazzo, Aidan si attacca alla mia gamba sinistra implorando di essere preso in braccio.
Reggo il piccolo tra le braccia e mi sposto di lato facendo penetrare Guk nel lussuoso appartamento.
-Si è addormentato in auto-
Spiega il padre dei miei figli poggiando Si-Woo sul divano.
Sistema un cuscino sotto la sua testolina e cerca con lo sguardo qualcosa.
Capto subito di cosa necessiti il maggiore, quindi indico un plaid piegato ordinatamente al lato del sofà immenso e lui afferra la coperta, adagiandola sul corpicino di Woo.
Guk si siede sulla poltrona di Jun-Seo, io coccolo ancora un po' Aidan e poi lascio ancorare i suoi piedini al tappeto del salotto.
-Le scarpe!-
Raccomando al piccolo il quale si rannicchia sul pavimento intento a togliere le sue calzature.
Le ripone nella scarpiera accanto la porta e si dirige verso il suo papà.
-Se Jun-Seo ti vedesse sulla sua poltrona darebbe di matto-
Dico ridacchiando.
Junggok solleva un sopracciglio e ride amaramente.
-Quel coglione me lo infilo nel culo-
Afferma.
-Dio, non lo sopporto-
Un risolino abbandona le mie labbra, poi guardo Aidan.
-Hai fame amore, non è così?-
Aid annuisce freneticamente, io mi avvicino al mio secondo genito, accarezzo le sue gote fino a fargli sollevare le palpebre.
-Buongiorno-
Mormoro.
Si-Woo stringe la mia maglietta tra due pugnetti, sorride e torna a chiudere gli occhi.
-Non ne vuole sapere di svegliarsi-
La voce di Junggok irrompe tra le mura della stanza.
-Già-
Dico.
Resto a fissare il bellissimo faccino di mio figlio, lo spoglio dalle scarpette e dal giubino blu, accosto la giacca sul divano accanto quella di Aidan e Junggok si rizza in piedi.
-Appena si sveglia salutalo da parte mia. Digli che ci vediamo sabato-
Conclude.
Annuisco.
-Papà!-
Grida Aidan protestando, non volendo abbandonare il suo papà.
-Yah, non alzare la voce-
Sibilo rimproverando il bambino.
-Devo, campione.-
Il bambino abbassa la testa e scende dalle gambe del suo genitore, tira fuori un labbruccio altamente tenero e si gira in direzione di Kook.
-Non vuoi stare con me.-
Puntualizzò convinto di ciò che sta confabulando.
-Non dire stupidaggini-
M'intrometto.
-Hey, non ho mai detto questo-
Interviene il corvino.
-Lo sai che papà è impegnato col lavoro-
Ricordo al bimbo.
Ma il suo lato bambinesco viene fuori, poggia le manine sulle sue orecchie e scuote il cranio.
-Cazzo-
Sussurra Jeon lasciandosi cadere all'indietro, toccando con le spalle lo schienale liscio della poltrona.
-A che ora torna quella merdaccia?-
Il tono freddo di Guk giunge alle mie orecchie.
Lo guardo incantandomi a causa della sua bellezza.
-Kris-
Mi risveglia.
-Sì, scusa-
Sussurro.
-Alle otto e mezza sarà qui-
-Mh-
Mugola.
-Faccio in tempo a rimanere a cena con i piccoli e poi andare via prima del ritorno del pagliaccio?-
-Aish, perché ti sta così antipatico?-
Chiedo.
Fingo di non essere al corrente del lato mostruoso di Seo, per di più il mio ragazzo se la tira per il suo affascinante aspetto e per ciò può essere dannatamente insopportabile.
-È un coglione.-
Puntualizza.
-Perchè i piccoli lo chiamano 'Jun-Seo Appa'?-
Continuo divertita.
Jungkook squadra il mio corpo per intero, poi sposta lo sguardo sul piccolo Aidan che offeso si ritira nella stanzetta dei giochi.
Ridacchio accorgendomi dello stato di confusione di Kook, giocherella con la giacca di Vuitton e incastra i suoi occhi nei miei.
-Inizio a togliere le pentole dal fuoco-
Lo avviso.
Mi allontano dal ragazzo, nonostante la distanza, la buonissima scia di profumo del corvino contorna le mie narici, gemo a bassa voce beandomi del suo profumo mascolino.
-Potresti sistemare la tavola?-
Porgo codesta richiesta al corvino il quale prontamente mi raggiunge nella stanza.
Indico il mobile delle stovigli a Junggok, le sue mani aprono le ante dell'armadietto e afferrano dei piatti cupi, altri piatti piani e poggia l'ammasso di coccio sul tavolo vetrato.
-Sai perché non sopporto il tuo ragazzo?-
Inizia a parlare dopo pochi secondi di puro silenzio.
Mi volto appena, poggiando la teglia della pasta sfoglia sull'isoletta marmorea della cucina.
-Mh-
Mugolo incitando il maggiore a finire il discorso.
-Perchè ora le tue labbra stanno intorno al suo cazzo e non intorno al mio. Ha questo pregio del quale disponevo solo io.-
Afferma.
Riformulo mentalmente la frase appena pronunciata dal mio ex marito, alzo gli occhi sulla sua figura muscolosa e apro la bocca tentando di far uscire qualsiasi flebile suono, ma non riesco a spiccicare neppure la minima parola.
Il cuore batte all' impazzata appena mi accorgo del calore che si espande tra le mie gambe, sono attratta fisicamente da lui, lo ammetto.
Lo sono sempre stata.
Sono dipendente dal suo favoloso aspetto fisico, dalle sue labbra piene, perfette, dalle mani piene di tattoo e dalle braccia gagliarde.
E come se non bastasse, il suo lato volgare mi fa cedere in tutti i sensi.
Stringo gli occhi tentando di raccattare lucidità, nonostante il divorzio, c'è una certa tensione sessuale nell'aria tra me e il corvino.
Ogni volta che lui viene a prendere o riportare i piccoli al termine del weekend, entrano in gioco i nostri sguardi focosi.
Ma facciamo sempre finta di nulla.
Sospiro una, poi due, infine tre volte, risollevo le palpebre guardando il ricettario di cucina Italiana poggiato sul suo piedistallo in legno, sento i suoi passi farsi sempre più vicini e nell'esatto momento in cui provo a voltarmi, una delle sue mani si poggia sulla mia vita e il suo fiato caldo inonda il mio orecchio.
-Devo recuperare le bacchette-
Sussurra.
Socchiudo gli occhi poggiando la testa sulla sua spalla, lo sento ridacchiare e mi sposta di qualche centimetro, rizzo il capo e lo scuoto velocemente, afferro tra le dita le stecche in ferro che lascio cadere fra le mani di Jungkook, smaglia un sorriso zeppo di malizia e si volta in direzione dello spazio "sala da pranzo".
Dopo aver poggiato le portate sul tavolo restando in costante silenzio e aver svegliato il piccolo Si-Woo, fatto lavare le mani a lui e a suo fratello maggiore e averli richiamati a tavola, mi concedo un momento di relax, poggiandomi sulla sedia dinanzi il tavolo moderno da pranzo.
Riempio il bicchiere di Si-Woo d'acqua, lui afferra tra le mani il contenitore blu e lo porta alla bocca, svuotandolo fino a metà con fretta.
-Non dovresti bere così velocemente, scimmietta-
Lo riprende Guk.
Il piccolo ridacchia e con fare impacciato afferra il cucchiaio in gomma abbinato al suo bicchierino, poi affonda la posata nel brodo.
Aid mangia silenziosamente, alza lo sguardo verso il suo papà che racchiude tra le mani le bacchette da cibo, io accarezzo la testa di mio figlio e prendo parola.
-Che succede amore?-
Chiedo.
Aid scrolla le piccole spalle.
-Uh-
Si lamenta soffiando sulla pietanza calda.
-Mh?-
Lo incoraggio a parlare.
-Perchè papà non ritorna a vivere da noi?-
E ciò mi spiazza.
Allontano la mano dalla chioma del bimbo e la poggio sulla mia coscia.
Guardo negli occhi il mio ex marito, lui distoglie lo sguardo portandosi alla bocca il primo boccone.
Geme di goduria e socchiude gli occhi.
-Dio, non mangiavo così bene da anni-
Ammette.
Sforzo un sorriso, sarebbe bello tornare a quei tempi.
Ma io e Jungkook non siamo una coppia che va lontano.
E il sentimento è svanito.
Rimane solo il desiderio carnale, l'attrazione fisica, il voler toccare il suo corpo.
Il mio cuore ha smesso di battere per lui, da tempo ormai.
-Se ritorni la mamma ti cucinerà il kimchi più spesso!-
Propone il bambino.
Il ragazzo sorride, allunga la mano verso quella di suo figlio, accarezza le piccole falangi e lo guarda intensamente.
-Mi piacerebbe tornare...Ma io e la mamma siamo rimasti solo buoni amici. Non c'è più amore e lei ha trovato un nuovo fidanzato. Io sarei di troppo, capisci piccolo?-
-Torna lo stesso, Appa! Stiamo tutti insieme: io, te, mamy, Siw e Seo Appa!-
Scuoto la testa.
-Aidan, non c'è possibilità. Per favore, concludiamo il discorso e ritorna a mangiare. Queste sono questioni per grandi e tu sei ancora troppo piccolo per farne parte.-
Ordino.
-Da ascolto a tua madre squaletto. E smetti di chiamare Jun-Seo Appa. Io sono tuo padre, non lui-
Ridacchio per la gelosia di Jungkook, sposto il mio sguardo sulle pietanze avanti a me e continuo a mangiare.
----
Jungkook indossa il suo giubbotto in piume, bacia la fronte dei suoi figli e si ferma parallelo a me.
-Grazie per la cena Kris-
-Non ringraziare, quando vuoi questa è anche casa tua-
Lo avverto.
-Sono felice del fatto del abbiamo ripreso a comunicare come quando le cose andavano benissimo da fidanzati-
Ammette.
-Ora che ci penso, non litighiamo più come settimane fa-
Dico io.
Annuisce.
Resta in silenzio e guarda le sue scarpe.
-Quindi...Ci vediamo la settimana prossima-
Mugola.
-In settimana dovrei presentarmi in agenzia: Jin ha chiesto dei piccoli, non li vede da tempo. Li porterò per farli stare un po' con te ed i ragazzi-
Il ragazzo afferma.
-D'accordo. Avvisaci-
-Sì-
Rispondo.
Allungo le labbra in una smorfia di gioia, un sorriso vero che schiaccia tutti quegli altri finti.
-Vado-
Conclude.
-A presto Kook-
Dico.
I suoi occhi scrutano le mie labbra.
-Dio, è raro sentirmi chiamare così da te-
Sorride anche lui.
Volto lo sguardo in direzione dei nostri bambini.
Ci fissano curiosi, Aidan si avvicina a noi guardandoci con quegli occhioni speranzosi.
Arresta i suoi passi rimanendo poco distante a noi.
-Baciatevi!-
Esclama il piccolo.
-Oh?-
Un verso di stupore lascia le mie labbra, l'uomo dinanzi a me alza la mano verso la nuca la quale inizia a grattare nervosamente.
Mi piacerebbe ritoccare quelle labbra? Sì. Ma non accadrà mai; non unirò mai più la mia bocca alla sua. Purtroppo è così, per quanto quelle labbra mi attirino.
-Devo andare campione...sarà per la prossima volta-
Risponde Guk.
-Dai!-
Insiste capiriccioso Aidan.
-Papà deve tornare a casa, domani avrà da fare-
Mi intrometto io.
-Noiosi! Noiosi!-
Canticchia aspro il bambino.
Scuoto la testa e la mia attenzione ricade su Jungkook.
-Ci vediamo-
Riprende a parlare il corvino.
Le sue grandi mani racchiudono la mia vita e mi avvicina a sè.
Il mio battito cardiaco aumenta a dismisura, non avrà preso sul serio le parole di suo figlio?
Le sue soffici labbra si poggiano sulla mia gota sinistra, mi godo il suo fiato caldo sul viso, il suo profumo a contatto con le mie narici e il calore del suo corpo quasi attaccato al mio.
Rimette le distanze tra di noi, mi guarda intensamente.
-Ciao-
Sussurra.
Saluta con la mano i suoi figli e si volta con un piccolo sorriso imbarazzato sul viso.
Apre la porta e lo resto a guardare finché non sparisce dietro l'anta di legno massiccio.
Ridacchio timidamente sfiorando con la mano il punto baciato da quelle labbra pochi secondi fa'.
Mi riprendo dal mio stato di trance, prendo in braccio il piccolo Si-Woo rimasto a fissare la porta assieme suo fratello, giocherella con i miei capelli mentre lo porto nel bagno di casa.
-Aid, amore, raccogli i tuoi giocattoli da corridoio e poi raggiungimi!-
Ordino al mio primogenito, sento i suoi passi arrivare nel corridoio e tornare indietro per un paio di volte, intanto lavo il viso del mio secondo bambino, applico della crema ammorbidente sulla sua pelle e lascio che si lavi da solo i denti, seduto sulla seggiola legnosa decorativa in bagno, recupero i pigiami dei miei figli dalle loro stanze e mentre sto per valcare nuovamente la porta del bagno, percepisco chiaramente un 'bip' provenire dalla porta d'entrata: è tornato.
Appesantita dalla paura poiché so già che mi toccherà vendere il mio corpo nuovamente questa sera, continuo a prendermi cura dei miei bambini, spazzolo con cura la chioma di Aidan, faccio indossare i pigiami alle due pesti le quali mando subito nelle loro stanze.
Le loro corse disordinate ed i loro risolini, coprono il tenebroso tono di voce appartenete a Jun-Seo, lui si poggia alla porta del bagno mentre con una mano è impegnato ad allentare il nodo alla cravatta.
Mi avvicino quatta quatta, i suoi occhi sono fissi sul mio corpo.
Prendo il suo viso e bacio le sue labbra insignificanti, non hanno più il dolce sapore di una volta, ma devo per forza mostrarmi 'attratta' da lui.
-Sto morendo di fame-
Ammette voltandosi.
-Ho lasciato le tue porzioni preparate, vengo a darti una mano ad impiattare-
Avverto il ragazzo.
-Mh-
Mormora.
-I bambini?-
-Nanna-
Rispondo, verso con il mestolo il brodo tiepido, poggio il piatto sul tavolo, facendo spazio, rimuovendo quello di Kook.
-Di chi è quel piatto?-
Domanda Jun, indicando il coccio bianco, accorgendosi del piatto in più.
-Oh sì, quasi dimenticavo...Jungkook è rimasto a cenare quì sta sera; Aidan ha insistito purché restasse un' altro po' ed ho accettato-
Spiego con calma, sistemo le altre portate e sparecchio la tavola dai piatti e bicchieri sporchi, non sento Jun-Seo ribattere perciò gli mando uno sguardo: ed eccolo lì, a fissare il posto in cui Kook sedeva.
-Vado a rimboccare le coperte ai bambini, arrivo-
Quindi mi avvio serenamente nelle camere dei piccoli, sistemo le coperte sul corpicino profumato di Aidan e lascio accesa la sua lucina notturna a forma di fungo, poi mi dedico al più piccolo dei miei figli, copro per bene le spalle scoperte dalle lenzuola pesanti ed accendo il proiettore di costellazioni colorate che punta verso il soffitto, uscendo dalla stanzetta.
-Hai lavorato molto? Ti vedo perso-
Chiedo al mio ragazzo ed intanto mi occupo di sistemare i miei capelli in una nuova coda di cavallo.
Lui è ancora nella posizione di prima: poggiato con la schiena all' isoletta della cucina, le braccia conserte e lo sguardo fluttuante nel vuoto.
-Oppa-
Sussurro.
Qualcosa non va.
Cos'ho sbagliato?
E dopo attimi di silenzio, finalmente le mie risposte arrivano.
-Mi stai dicendo che quel cornuto è stato a casa mia, al mio posto a tavola, ha mangiato con la mia famiglia e probabilmente ti ha persino messo gli occhi addosso?-
Annuisco sconcertata: tante sceneggiate per una cena casuale.
-E tu hai permesso tutto questo?!-
Ecco.
Ecco il suo tono duro, raccapricciante, il suo tono da possessivo maniaco.
Incollo lo sguardo al pavimento, alla fine non ho sbagliato nulla.
Ho solo permesso ai miei figli di essere felici facendoli stare di più con il loro papà.
Non ho peccato, non ho errato.
È lui il peccato, è lui quello errato, che erra sempre.
-M-mi disp-
Le mie scuse insensate iniziano a fuoriuscire dalla mia bocca, ma la sua dura mano contro il mio viso, mi zittisce.
Resto voltata con il capo verso destra, il dolore si impadronisce del mio volto, il mio muscolo cardiaco corre come in una maratona, ho paura per le conseguenze, perché so che questo schiaffo non sarà l'unica punizione di oggi.
STAI LEGGENDO
He can't touch you [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon Jungkook
FanfictionMi volto velocemente in direzione della porta, sembra che una mandria di bufali stia cercando di irrompere nel prestigioso appartamento, il citofono suona ininterrottamente ed i colpi alla porta non cessano. Guardo l'uomo avanti a me con il cucchiai...