CHAPTER 24.

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La porta d'entrata sbatte, i passi lenti di Jungkook si fanno vicini.
Resto a fissare il vuoto, mentre giocherello distrattamente col tappo dell'acqua minerale dinanzi a me.
Il rumore fastidioso delle buste di plastica riempie il silenzio, alzo lo sguardo sul corvino quando mi si para avanti.
-Ti ho preso la tua amata Seolleongtang-
Annuncia Kook.
-Non ho fame-
Borbotto sciogliendo la coda di cavallo disfatta.
Guardo l'orologio sulla parete della cucina, sono le 11:38 di sera.
Siamo tornati mezz'ora fa dalle strade luminose di Seoul, proprio dopo aver sporto denuncia.
So che una pattuglia si è diretta alla 273esima di, Seongdong-gu.
La mia vecchia e malinconica quanto dolce casa.
Da lì, il buio più totale.
Ero troppo nervosa per capire cosa stesse succedendo.
Di mezzo c'era la preoccupazione per me e i bambini, per la reputazione di Jungkook e le nostre carriere.
Ho iniziato a sospirare rumorosamente, Jungkook e l'agente Sagong mi hanno accompagnata fuori dalla centrale, sono rimasta in auto finché il mio ex marito non ha finito di parlare con gli agenti e mi ha raggiunto in auto senza spiccicare parola.
Sento il buon profumo della zuppa bianca che si perde nelle mie narici, al pensiero di immergere un cucchiaio di quella buona prelibatezza in bocca, lo stomaco prende a brontolare.
-La tua pancia dice altro. Non ignorarla.-
Sposto nervosamente la ciotola di carta al lato del tavolo.
-Sono troppo nervosa per buttare giù qualcosa e poi ho smesso di mangiare la Seolleongtang, contiene un sacco di grassi per me-
Mormoro l'ultima frase a bassa voce, mi alzo dalla sedia stringendo le mani in due pugni.
Ho paura di ciò che succederà in futuro.
-Attacca il culo alla seggiola e mangia-
La presa di Junggok mi fa voltare, ritorno con lo sguardo su di lui.
-Ho detto che non ho fame, non mi farà male saltare un pasto.-
Puntualizzo alzando gli occhi al cielo.
-Hai fame ma vuoi nasconderlo, ti vergogni di mangiare avanti a me-
Scrollo le spalle.
-Non ho mai detto questo-
Concludo.
Mi lascio cadere sul divano morbido del salotto spazioso, incollo lo sguardo alla grande televisione spenta, parallela al sofà.
-Cristina-
Jungkook si dirige verso di me.
Il piatto fumante si stende sulle sue mani, la pietanza viene poggiata da lui al centro del tavolino moderno.
-Mangia qualcosa-
-Va a dormire-
Lo caccio, non ho voglia di stare in sua compagnia, voglio stare da sola ora come ora.
-Non andrò a dormire finché non ti vedrò finire la ciotola di Seolleongtang.-
Gratto la pelle del viso infastidita.
-Allora preparati a passare una notte in bianco.-
Giro la testa in direzione della lampada a stelo accanto il cammino in marmo, ma il movimento della mano di Guk racchiusa attorno il mio mento, mi fa girare lo sguardo sul suo viso angelico.
Vedo la posata in legno contenere la zuppa speziata nella sua piccola incavatura, storco le labbra di lato rifiutando il cibo.
-Perché non vuoi mangiarne neppure un po'? Ci tieni a fare la figura della ridicola?!-
Sovrasto le urla del maggiore, incrociando le sopracciglia.
-Non sono stata io a far rinascere tutte le paranoie che ho sul mio corpo!-
Jungkook mi scruta per poco, poi getta il cucchiaio sul tavolino innervosito.
-Non capisci un cazzo-
Mormora.
-Non dovresti credermi quando parlo in quel modo di te-
Continua.
Alzo il mento verso il soffitto, lascio sprofondare la testa tra i cuscini profumati del divano.
Falso.
-Cos'ha detto l'agente Sagong?-
Lascio uscire questa domanda con un pizzico di sgomento.
Junggok sistema l'elastico dei pantaloni sulla sua vita, mi guarda e comincia a parlare.
-Sono andati ad arrestare il tuo compagno. A meno che non se la sia data a gambe-
L'uomo si alza dal sofà, infila le mani in tasca e mi fissa nervosamente.
-Lo interrogheranno. Sarà sotto il controllo delle autorità fino all'inizio di un processo presso il tribunale Pyeonghwa-
Spalanco gli occhi, il battito cardiaco aumenta e prendo a scuotere la testa.
-Succederà una catastrofe, la mia carriera, la tua, i bambini saranno sotto pressione, Jungkook perché l'hai fatto?!-
-Cosa cazzo ti aspettavi succedesse?! Dovevo lasciarti tra le grinfie di quello lì? Aish, preferivo rivivere il dolore del nostro divorzio piuttosto-
Il tempo sembra congelarsi:
I nostri sguardi si incontrano e restano incatenati, la tensione sembra svanire nel nulla non appena il calore del suo corpo mi sorprende.
Le labbra del corvino sono sulle mie, succede tutto così in fretta, affondo le mani tra la sua soffice chioma e lui tiene fermo il mio volto sul suo.
Le nostre lingue si toccano, si abbracciano e si rincorrono, Jungkook mi solleva dal divano e mi stringe a se, il suo buon profumo mi culla, non voglio staccarmi più.
Ho le farfalle nello stomaco e percepisco di dover buttar fuori una specie di pianto liberatorio: riesco di nuovo a sentirmi al sicuro con lui.
Perché lo stiamo facendo?
Che proviamo l'uno per l'altra?
Le mie spalle toccano la parete bianca, stringo il bacino del moro tra le gambe, lascio cadere la mia mano sui suoi pettorali.
-Sei dimagrita.-
Puntualizza Kook.
Mi guarda leccandosi le labbra rosse, corruga le sopracciglia.
-Sei dimagrita troppo. Non pesi nulla-
Parole sante.
Poggio nuovamente i piedi a terra, Jungkook afferra le mie mani portandole sopra la mia testa, fa combaciare il mio seno al suo busto, mi guarda ininterrottamente negli occhi.
-Non capisco che succede, scusa. Questa sera sono totalmente fuori di me-
Jeon sussurra le sue parole a pochi centimetri dal mio viso, alzo di poco le spalle chiudendo gli occhi.
-Neppure io riesco a collegare-
Sospiro.
-Voglio solo dormire sopra tutti questi problemi e non svegliarmi più-
Sento l'aria fredda colpirmi in pieno volto, apro gli occhi allacciandoli alla sagoma sbilanciata di Guk, intento a sedersi sul divano.
-Smettila di dire così...se vuoi andare a riposare vai pure, ma porta la cena con te.
Prova a mangiare con calma, da sola.
Io devo ritornare dai bambini.
Domattina verrò qui con qualcuno dei ragazzi per portarti a riprendere i tuoi oggetti personali da casa tua.-
Annuisco.
-Buona notte-
Sussurro.
Kookie si alza in piedi, si avvicina all' entrata per recuperare il suo chiodo di pelle.
-Notte. Per qualsiasi difficoltà, chiama.-
-Sì-
Puntualizzo.
Resto a guardare il mio ex marito mentre si infila con facilità la giacca e prende tra le dita la maniglia nera della porta di casa.
Non si volta ed esce dalla dimora, lasciandomi totalmente sola.
-Ho bisogno di inquadrare la situazione. Non ci capisco niente...-
Mi lamento.
Spengo la luce del salotto e come raccomandato da Jungkook, prendo con me la ciotola calda di zuppa, avviandomi verso la stanza padronale.
Ho ancora le mani che tremano, durante la salita dell'immensa scalinata che porta al piano superiore, faccio fatica a tenere ferma la Seolleongtang.
Metto piede nella stanza da letto, accendo l'interruttore della luce, il letto è ben sistemato è la camera è totalmente vuota.
Poggio la pietanza sul comodino moderno, mi guardo attorno malinconica, sento un gran dolore al petto man mano che le pupille ruotano per la stanza.
Cammino con passo felpato verso la parete parallela alla finestra interamente vuota, sfioro il perimetro del gran rettangolo poggiato al muro, guardo il tessuto bianco che copre l'opera, non c'è neppure un granello di polvere.
Prendo un piccolo lembo della stoffa e con lentezza lo tiro via, restando a guardare la tela pitturata.
Ogni pennellata è fatta nei minimi dettagli , guardo i miei lineamenti replicati sul quadro, avvicino l'indice al disegno elegante e chiudo gli occhi: sento una buona sensazione che mi pervade, il cuore si scioglie a quel ricordo del suo viso perfetto che mi scruta, le mani di Jungkook che si muovono esperte tra pennelli e colori a tempera e le nostre risate che raccontavano la nostra felicità.
Alzo le palpebre, prendo un bel respiro e sorrido: mi è mancata la casa della Famiglia Jeon.

He can't touch you  [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora