CHAPTER 20.

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-Che?! Sono già quì?!-
Borbotto spazientita da un gruppo di paparazzi accostati al cancello della scuola.
Esco dall' auto furiosa, giuro che se provano a stressare il mio bambino con i loro soliti molteplici scatti, la mia ira esce fuori come lava da un vulcano.
Ma mi fermo.
Le mie gambe diventano gelatina quando lo vedo.
I suoi capelli sono nascosti da un berretto da baseball nero e grigio, indossa un giubbotto di Calvin Klein bianco e dei pantaloni di tuta bianco panna.
I suoi occhi incrociano i miei, mi squadra dall'alto al basso con fare altezzoso, senza degnarlo di una parola mi piego sulle ginocchia e allargo le braccia, non appena noto Aidan uscire dalle porte della scuola, con il carico dello zaino sulle spalle.
Perché è quì?
Continuo a pensare senza sosta.
Il calore del mio bambino mi assale, ma il freddo venticello mi colpisce all'improvviso, quando Aid si allontana per correre tra le braccia del suo eroe.
-Appa!-
Urla.
Junggok solleva suo figlio da terra, circonda il piccolo corpicino con le braccia forzute e stampa in loop le labbra sulle gote paffute del suo primogenito.
Incrocio le braccia sotto al seno, restando a guardare la scena indispettita.
Chi gli ha detto di venire a prendere Aidan?
Sa benissimo che è compito mio.
-Hai fame piccolo? Preferisci venire a casa con papà o andare da mamma?-
-Ha degli impegni questo pomeriggio, ha le lezioni di taekwondo. Verrà un'altro giorno-
Rispondo al posto di mio figlio.
-Posso portarlo io, tu procurami il borsone con i suoi abiti da palestra, senza fare storie-
Mormora il maggiore.
-Perchè sei quì? Sai meglio di me che è il mio ruolo andare a prendere i bambini a scuola-
Jungkook molla il piccolo per terra, subito la minuscola sagoma si avventa su di me in cerca di coccole, affondo le dita tra i suoi capelli, sorridendo fiera del mio bambino.
-È l'unico modo che avevo a disposizione per parlare con te-
Rivela.
-Non voglio cacciare fuori quell'argomento. Facciamo finta non sia mai accaduto nulla.-
Puntualizzo, mi abbasso all'altezza del seienne e lo guardo nei suoi grandi occhi verdi.
-Preferisci andare da papà o stare con mamma?-
Il bimbo allunga le sue dita verso la bocca, pensieroso esita guardando il terreno.
-Mamma.-
Risponde.
Alzo lo sguardo sul mio ex marito, è a braccia conserte mentre sbuffa infastidito.
-La mamma è sempre la mamma-
Cito ad alta voce.
-Possiamo parlarne?-
Roteo gli occhi alla richiesta del giovane, scuoto la testa furiosa.
-Non è il momento giusto per aprire bocca su una questione così delicata, Jungkook siamo circondati da paparazzi e il piccolo non sopporterebbe l'ennesima discussione. Quello che è accaduto è accaduto, mi sono lasciata tutto alle spalle-
Concludo.
-Voglio solo chiederti scusa-
Il suo tono di voce è implorante, i miei occhi non ne vogliono sapere di staccarsi da quei pozzi scuri ed ipnotici del più grande, scrollo le spalle e guardo in alto.
-Scuse accettate-
Annuncio sperando in un silenzio capace di bloccare le proteste di Junggok.
Quest'ultimo sospira, poggia una mano sulla calotta di nostro figlio e la accarezza con i polpastrelli.
-Devono essere scuse sincere, Kristen-
Il corvino si avvicina a me di due passi, indietreggio poggiando le mani sui suoi pettorali.
Subito le rimuovo per paura che qualcuno capti quel piccolo gesto da parte mia e che Jun-Seo senta e veda dei gossip in giro.
-Accetto le tue scuse sincere-
-Non mi permetti neppure un' abbraccio? Devi essere così permalosa?-
Roteo gli occhi.
Chi glie lo dice che il mio compagno mi fa temere qualsiasi contatto fisico da parte di un' uomo?
-Non sono permalosa-
Ribadisco.
-Sei rimasta la ragazzina stupida e spaesata di anni fa-
-Perchè devi riaccendere una litigata?-
Mormoro infastidita.
-Perchè sei una gran lagnona-
Gli occhi di Jeon mi scrutano dalla testa ai piedi.
-Una grandissima lagnona-
Si corregge.
Si riferisce alla mia forma fisica, lo so.
-Non mi fanno più effetto le tue prese in giro-
Invece sì.
Mi spaccano come un sasso frantuma il vetro di una finestra.
-Non sono prese in giro, è la verità. Sei una fastidiosa lagnona e per giunta apatica-
Junggok alza il mento mentre mi guarda dall'alto.
Mi vede piccola e indifesa, eppure non fa nulla per aiutarmi.
Muove altri passi verso il mio corpo immobile, faccio cadere lo sguardo sull' asfalto sporco.
-Smettila-
Sussurro affranta.
-Perchè? Hai detto che non ti fanno più effetto queste prese in giro, se continuo che male causano?-
Insiste il maggiore.
-Stai tirando fuori un dramma per un' abbraccio non ricambiato-
-Ti fai desiderare, ma nessuno ti desidera di questo passo, perché non dai un' occhiata ai tuoi comportamenti? Sei diventata una vipera, Kristen-
-Non è vero-
Il mio tono trema.
-Non accetti neppure la verità, metti via questo lato da bambina-
La sua bocca è a così pochi centimetri dal mio viso, il mio cuore urla di tuffarmi su quei boccioli di rosa dei quali non ricordo più il sapore, ma il cervello mi consiglia altro, di allontanarmi per non finire nei pasticci.
-Non è un lato da bambina, lo sai meglio di me che sono l'ultima a fare bambinate-
-Riesci solo ad essere pietosa davanti agli altri, così pietosa da far la preziosa per un fottuto abbraccio!-
-Non è colpa mia se temo voi uomini ora come ora!-
Stiamo urlando come pazzi, con nostro figlio tra di noi che subisce l'ennesima lite dei suoi genitori separati, nel parcheggio della stessa scuola elementare, ripresa dalle macchine fotografiche dei paparazzi presenti nei dintorni.
-Finiamola quì.-
Concludo.
Prendo la mano di mio figlio che si gira verso suo padre per salutarlo con le sue piccole dita.
Jungkook è rimasto lì, fermo a guardare avanti a lui.
-Brava, vattene a piangere in macchina, come la bambina che sei!-
Le sue parole mi colpiscono ancora, ma nascondo qualsiasi tipo di emozione, per non far scorgere il dolore che si scatena in me.

-•-•-•-•-•-•-

-Aidan!-
Grido dal bagno.
Il piccolo ometto appare dinanzi la mia visuale.
-Non sorpassare la porta, ho appena passato l'aspirapolvere-
Raccomando il più piccolo.
Schiudo le labbra per parlare ed il fortissimo tonfo della porta d'entrata, mi fa morire le parole in bocca: Jun-Seo è nervoso.
-Uh?-
Mugola Aid in cerca della mia totale attenzione.
-Kristen!-
Urla il mio ragazzo dal corridoio.
-Puoi prendermi lo strofinaccio dallo sgabuzzino? Ricordati di portarmi il secchio e il detersivo per pulire a terra, non metterti assolutamente le mani in bocca dopo aver toccato il tutto, fila a lavarti dopo.-
Dico tutto ad un fiato, ignorando totalmente l'uomo che con passo svelto, raggiunge la sala da bagno.
La sua grande mano si poggio sulla chioma del minore, accarezza essa, ma lo sguardo del moro rimane incollato su di me.
Mi sta letteralmente fulminando con quelle pupille.
-O-Oppa-
Balbetto.
Sorrido timidamente.
Perché è così incazzato?
Sicuramente ha visto gli scatti rilasciati dalla Dispatch di me e Junggok assieme.
-Non ti ho sentito arrivare-
Mento.
Eccome se l'ho sentito, il mio cuore si è afflosciato appena ho sentito i suoi passi muoversi dentro casa.
-Di nuovo?! Sei stata di nuovo in contatto con quel bastardo?!-
Ecco.
Appunto.
Guardo mio figlio, esce dalla stanza sospirando, sa già che dovrà subirsi le urla del suo orribile patrigno, le stesse urla che prima prendeva come un gioco, ma che ora anche lui ha imparato a temere.
-È successo per puro caso, lui si trovava lì, senza preavviso si è presentato a scuola di Aid...-
-Non è mai andato a prendere nessuno dei suoi figli a scuola da quando ci sono io, perché ha intrapreso questa decisione all'improvviso?-
Chiede con sguardo sospetto, Seo.
-Non lo so, ma ti giuro che non ne sapevo nulla...Jun, credimi-
Quel mostro mi guarda, sicuramente legge la pena nei miei occhi, la paura e la sofferenza.
-Sì, mi fido. Ma non avresti dovuto parlarci-
Annuisco.
-Hai ragione, scusa-
-Quel figlio di puttana-
Mormora Jun.
-Quel lurido stronzo, sfigato, bastardo-
Continua lui, con toni offensivi rivolti al mio, ormai, ex marito.
-Maledetto coglione che non è altro-
E quegli insulti, anche se non dedicati a me, mi fanno provare un forte prurito alle mani, lo stesso prurito che sprigiono quando ho voglia di prendere a pugni qualcosa o qualcuno.
Il sangue prende a ribollire nelle mie molteplici vene, mi infastidiscono questi appellativi negativi detti a Jungkook, nonostante tutto il male che lui stesso mi provoca.
-Quel gran pezzo di merda, chi si crede di essere?-
Spio Jun-Seo intanto a togliersi il cappotto, di cessare le sue offese non ne vuole proprio sapere.
-Un' errore della natura, non doveva nascere-
-Smettila-
Mi esprimo al limite.
Ma subito mi accorgo di aver sbagliato.
Gli occhi infossati del ragazzo, si alzano sulla mia figura.
-Uh? Che fai, lo difendi?-
Scuoto la testa.
Guardo Aidan che ritorna da me col necessario che gli avevo chiesto pochi secondi prima, indico il piccolo e suo fratello seduto sul tappeto, mentre imita un video tutorial, su come disegnare i personaggi di qualche cartone animato.
-No-
Nego subito, anche se non è così.
Lo sto difendendo e lo farò fino alla fine.
-Lo dico per i piccoli; non è educativo per loro sentire tutti questi termini pungenti.-
Puntualizzo.
-Come no, lo stai difendendo-
Insiste il moro.
Guardo in basso, afferro lo strofinaccio tra le mani e con esso, il secchio da riempire con l'acqua.
-Allora?-
La voce di Seo, riprende vita.
-Non è così, ti stai sbagliando-
-No, no!-
Grida il maggiore.
Stringo tra le dita l'utensile per la pulizia della casa, intanto le sue urla da matto, mi perforano le orecchie.
-Dillo, dillo che lo stai difendendo, che pensi ancora a lui!-
Quel pazzo si precipita su di me, afferra il mocio dalla mia presa e lo punta appena sotto la gola.
-Io sono geloso di te, capito?! Nessuno può toccarti, nessuno può parlarti, ti chiedo di rispettarmi perché come uno sciocco ho occhi solo per te!-
Scuoto la testa: quante bugie.
-E la babysitter? Lo sguardo che le hai rivolto qualche giorno fa? L'occhiolino e il sorrisetto?-
Non arriva risposta, ma solo una forte botta di mazza in viso.
Il palo fino in plastica dello strofinaccio, sbatte sulla mia bocca, fratturando il labbro inferiore.
È la medesima volta che subisco traumi sulle labbra ed ogni volta è sempre più dolorosa.
-Vuoi vedere come ti faccio saltare tutti i denti? Vuoi vedere?!-
Il sangue sporca il pavimento lucido, passo la lingua sulla ferita appena aperta, le lacrime all'apice degli occhi minacciano di lasciarsi cadere fino alla fine del mio viso.
E poi vedo i suoi occhi.
I grandi occhi color smeraldo della piccola creatura che mi migliora le giornate, assieme il dolce Si-Woo.
Noto lo spavento e l'angoscia rimbalzare dentro quei pozzi chiari, le ciglia che sbattono e diventano umide per via delle lacrime di mio figlio.
Sa che qualcosa non va, il mio bambino lo ha capito, ha messo da parte le bugie del suo patrigno, i suoi falsi sorrisi e le rassicurazioni che a poco servivano, arrivando ad aggrapparsi alle mie lacrime, accogliendo i segnali , per captare l'incubo che io sto vivendo.
Aidan non è stupido, è solo stato accecato dalle parole della persona sbagliata, ma è corso da me, sua madre.
Perché come ho già detto, la mamma, è sempre la mamma.

He can't touch you  [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora