Guardo con afflizione l'appartamento disordinato: in una sola notte, JunSeo è stato capace di mettere in soqquadro una casa intera.
-Gran pezzo di merda-
Mugola Taehyung tirando su in un colpo uno scatolone scocciato di medie dimensioni.
-Io e i ragazzi ci siamo promessi di picchiarlo a sangue semmai dovessimo rivederlo-
Spiega il moro.
-Non ditelo neppure per scherzo: non meritate di finire dietro le sbarre per un mostro del genere-
Dico io.
Aumento il passo in direzione dell'uscita di casa, mi giro per guardare un' ultima volta quell' inferno.
Le ciotole sono ancora sul tavolo con la zuppa gelida all' interno, i disegnini dei piccoli che erano attaccati alle pareti sono sparsi sul pavimento, per terra padroneggiano i cocci dell'ex set di piatti che i genitori di Seo ci avevano regalato al primo anniversario di fidanzamento e le foto di me, JunSeo e dei bimbi sono state brutalmente gettate a terra.
Jungkook avrebbe solo toccato le mie fotografie e mai quelle dei bambini.
-Andiamo-
Mormora il padre dei miei figli.
Annuisco, scivolo fuori dall'appartamento, mentre Guk chiude la porta di quella rovina.
I nostri bodyguard ci scortano fino al pian terreno, gli inquilini del palazzo moderno spiano il mio passare, mentre fanno sporgere di poco la testa dalla cornice della porta e bisbigliano sottovoce.
-Dopo anni di urla dal tuo appartamento, si ineriscono ora alla vicenda? Non potevano intervenire prima?-
Tae bisbiglia le sue parole al mio orecchio, lancia una manciata di occhiatacce ai miei vicini.
-Quì dentro gli unici a non essere dei figli di puttana eravamo io e i miei bambini-
Puntualizzo.
-Kristen, Kristen!-
Le voci in mischia dei paparazzi appostati dinanzi le porte della mia vecchia casa, mi assordano.
-Cos'è successo la scorsa notte?-
I giornalisti allungano i loro microfoni e registratori in mia direzione.
Scuoto la testa.
Calma.
-Perchè due volanti della polizia si sono trovate qui verso tarda sera?-
Sento le tempie pulsare, stringo i denti e getto lo sguardo a terra.
-Volete lasciarla in pace?!-
È Taehyung a sbraitare.
Lo guardo incredula, Tae è il tipo di ragazzo così pacato ed educato nei confronti degli altri, soprattuto dei media.
-Hyung-
Mugolo implorante.
-Lascia perdere-
Sussurro.
Il ragazzo smaglia un sorriso rassicurante, le sue labbra sono tirate talmente da formare un sorriso quadrato.
Proseguiamo a camminare verso l'auto dai finestrini oscurati, i nostri bodyguard aprono le portiere della vettura per permettere di entrarci dentro.
Sistemiamo i beni impacchettati nelle rispettive scatole, nel portabagagli, i flash delle macchinette fotografiche non cessano.
-Sto per vomitare dal nervoso-
Sospiro mentre poggio una mano sullo stomaco.
Junggok si gira di scatto.
-Aish, non dire così, non pensarci-
Annuisco.
Poggio la testa sul finestrino oscurato, i paparazzi non fanno altro che far sentire la loro voce soffocata dallo spessore della portiera.
L'auto scura prende a muoversi, Junggok dopo attimi di silenzio si sporge verso il guidatore.
-Possiamo passare al Kyochon Chicken Dongdaemun?-
L'autista annuisce, fa scivolare le mani lungo il volanti che prende a girare verso sinistra.
-Hai fame?-
Domanda Taehyung.
Guardo Jungkook in tutto il suo splendore, si sistema comodamente sul sedile in pelle.
-No-
Mugola lui.
Poi il suo indice si allunga verso di me.
-Kris deve mangiare. Ha perso molto peso-
Si sta davvero preoccupando per me?
-Non ho fame-
Sbadiglio, poggiando una mano sopra la bocca schiusa.
-Ormai la direzione è questa. Non possiamo tornare in dietro. -
Puntualizza Guk.
Stacco le spalle dal comodo schienale, aggrotto le sopracciglia prima di essere interrotta da Jungkook.
-E poi tu vai matta per il pollo fritto. Appena ne senti l'odore la tua testa va in tilt-
Guardo Taehyung in cerca di difese, ma lui concorda con l'amico, producendo un cenno con il capo.
-È vero, vai in tilt. Un po' come Jungkook se glie le esci-
-Yah!-
Kook colpisce suo fratello con un buffetto amichevole in testa, Tae ride con divertimento mentre io nascondo la risata sotto le labbra appena incurvate.
-Scemo-
Sussurro.
-Fatemi riposare-
Imploro i due ragazzi, esigendo il silenzio più tombale.
E così va.
Delicatamente poggio la fronte sul finestrino, la testa rotola con lentezza, finché la tempia non va ad attaccarsi allo sportello.
Sospiro sorridendo per la battuta di poco fa da parte del mio migliore amico, poi mi lascio trasportare in un piccolo sonno leggero.
Ma un venticello improvviso mi fa sollevare le palpebre.
La prima cosa che vedo è la mascella definita di Jungkook.
Il mio braccio è gettato disordinatamente dietro il suo collo, lui mi mantiene portandomi a mo' di sposa, per la sua meta.
Giro la testa di poco, il portone di casa già aperto, ricopre la mia visuale.
Siamo già tornati? Il tempo è davvero passato così velocemente?
Le braccia del corvino, il suo calore e il suo buon profumo, mi rassicurano.
Perciò chiudo gli occhi, beandomi tutte queste attenzioni che mi mancavano.
-Aish, si vede che Kristen è tornata a casa-
L'improvviso tono profondo di Taehyung , prende vita.
Ammacco un sorriso e per nasconderlo, affondo il viso nel petto di Kook.
Il suo buonissimo profumo è ancora più presente.
Vengo poggiata su un' ammasso di morbidezza, dal profumo della superficie, capisco di essere in camera da letto e di esser stata adagiata sulle fresche coperte.
Udisco lo scricchiolio degli anfibi di Guk e il suo profumo mi è ancora più addosso.
Ma stranamente, non sento nessun rumore.
Decido di dare una sbirciatina sollevando una palpebra seguita dalla sua gemella e sussulto quando il viso di Kook, si rivela poco distante dal mio.
È piegato sulle sue ginocchia, ha il mento poggiato sulle mani e un piccolo sorriso in volto.
-Sapevo non stessi dormendo-
Commenta il maggiore.
-Mh~-
Mugolo infastidita.
Un piccolo ghigno appare sulla liscia pelle del mio ex marito.
Un ghigno divertito.
-Sto per andarmene. Ti ho preso un cestello di coscette di pollo. Tu riposa e mangia, io andrò a prendere i bambini-
Seguo con gli occhi il ragazzo il quale si alza e sistema i suoi pantaloni spiegazzati.
-Passeranno il resto della giornata con me così non saranno in casa quando verranno il detective Yi e l'agente Sagong-
Mi ricorda lui.
Annuisco.
-Grazie-
Mormoro.
-Mh mh-
Annuisce il più grande.
Si volta di spalle, non posso far a meno di guardare le sue cosce muscolose muoversi a tempo con le braccia, ad intervalli diversi.
-Mangia, promettilo-
Il tono di Junggok è severo.
Scruto la sua chioma lucida, sbuffo.
Percepisco la presenza di Taehyung in casa, quando la sua voce al piano terra si mischia a quella di Guk.
Poi il portone si chiude, ma io rivorrei indietro la meravigliosa presenza di Kook.
Riesco a mangiare qualcosina da dentro la ciotola di carta spessa, mordicchio la pelle della coscia piccante mentre il mio stomaco mi implora di mandare giù un'altro boccone.
La preoccupazione è così tanta da non riuscire neppure a mangiare.
Mastico la carne saporita, ma successivamente produco una smorfia di disapprovazione ed allontano il pollo da me.
Mi sollevo dallo sgabello moderno, mentre fisso il telefono sull' isola della cucina.
Pulisco le mani sullo strofinaccio per spolverare la cucina e successivamente prendo il cellulare tra le dita.
Tutti sanno qualcosa.
Vedo il contatto di papà pieno di nuovi messaggi, la mia segretaria non è da meno, così come Meji e altre dozzine di persone.
Avranno senza dubbio sentito della notizia delle volanti le quali si sono catapultate nel prestigioso complesso di appartamenti, tra cui casa mia, in tarda sera.
-Papà, sto bene. So che avrai letto qualcosa di compromettente, oh Dio, è così. Ma non preoccuparti, io sto bene e come me anche i bambini. Sta sera ti chiamo, ti voglio bene-
Rilascio il tasto a forma di microfono, la nota vocale appare nella chat piena di messaggi allarmanti da parte di mio padre.
Vorrei dirgli tutto, ma dovrò aspettare il via del detective e degli agenti prima di divulgare la notizia ai miei cari.
Non ho neppure voglia di aprire safari e cercare le ultime News riguardanti Seoul: so comunque di essere in prima pagina.
Proteggo il cesto di polletti con della carta stagnola e conservo il contenitore in frigo: semmai sentirò fame, allora finirò quel buon pasto.
Mi avvio verso il mio studio, accendo il pc mentre mi siedo alla sedia della scrivania vuota.
Mi guardo attorno cercando qualcosa con cui distrarmi, di lavoro da sbrigare ce n'è.
Accedo con le credenziali al mio account gmail e guardo gli ultimi elaborati mandati dalla mia segretaria.'Chija, ben fatto. Tornerò presto a lavoro, tempo una settimana. Ho avuto dei problemi personali che mi hanno trattenuta lontana dal lavoro.
Appena ne avrò la possibilità, ti spiegherò tutto quanto; comunque andrò avanti individualmente con la creazione di figurini, per il momento ispezionerò i tessuti e testerò le loro caratteristiche per vedere se sono idonee o meno per il confezionamento. A presto: Kristen'Pigio gli ultimi bottoni della tastiera, mentre i pensieri affondano in un buio buco ma che resterà perennemente aperto.
Invio l' e-mail e resto a fissare lo schermo luminoso.
Poi sposto le pupille sugli scatoloni impilati di fianco la scrivania, con le unghie raschio via lo scotch per tirare fuori dei piccoli rotoli di campioni di tessuto.
-Viscosa-
Sussurro.
-Lino, seta...-
Elenco.
Provo a non pensare ai miei problemi che piombano in testa tutto ad tratto.
Lascio la presa dai bordi delle scatole di cartone, stringo gli occhi infastidita, mentre provo a scovare quel poco di concentrazioni tra le buche della mia mente.
Così procedo col piazzamento, stendo un metro e cinquanta di tessuto sul grande tavolo bianco a lato della stanza, sopra di esso va ad attaccarsi con la spillatrice la carta numerata, sulla quale i pezzi del corpino e della gonna sono ricalcati.
Procedo con le problematiche che spingono contro il cranio volendo uscire dalla mente, preparo il necessario per tagliare il tessuto e finalmente riesco a lavorare serenamente, totalmente immersa in ciò che sto creando.
Riesco a pungermi con un spillo, quando sobbalzo sussultando al rumore del campanello.
L'eco del suono meccanico riecheggia nelle pareti bianche mentre sciogliendomi i capelli dalla pinza dorata, mi dirigo verso la porta d'ingresso.
Spio dalla telecamera esterna sperando di trovare Jungkook dinanzi il portone, in piedi, indossando la sua giacca in pelle che esprime tutta la sua mascolinità.
Ma invece scorgo il viso ruvido del detective Yi e la giacca scura dell' agente Sagong.
Schiaccio il pulsante d'apertura del cancello, i due spariscono dall' obbiettivo, ritrovandomeli avanti dopo pochi istanti.
-Buonasera detective Yi-
Mi inchino davanti l'uomo, stessa cosa fanno i due.
-Agente Sagong-
Rivolgo un saluto al più alto dei due, poi indico l'interno del corridoio.
-Prego accomodatevi-
Faccio strada agli uomini dentro casa, li faccio sedere in salotto, poggiando successivamente delle tazze di Tè verde avanti a loro.
-Abbiamo bisogno di farti qualche domanda-
La voce del più basso attira la mia attenzione.
-Così per il processo avremmo tutte le tue personali accuse e lei avrà diritto ad un avvocato-
Annuisco.
Guardo le mie mani mentre comincio a raccontare la sofferenza vissuta in questi anni, sotto lo sguardo vigilante dei due uomini.
STAI LEGGENDO
He can't touch you [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon Jungkook
FanfictionMi volto velocemente in direzione della porta, sembra che una mandria di bufali stia cercando di irrompere nel prestigioso appartamento, il citofono suona ininterrottamente ed i colpi alla porta non cessano. Guardo l'uomo avanti a me con il cucchiai...