CHAPTER 21.

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Si-Woo stringe tra due piccoli pugnetti, la mia camicia di seta, schiude le labbra, pronto per mugolare qualcosa nel sonno, io ridacchio baciando la sua gota paffuta.
-Prendilo, si è addormentato in macchina; tra mezz'ora di' a Jungkook di svegliarlo, deve finire quel disegno delle stagioni annuali, deve solo colorarlo e provare a scrivere i nomi delle stagioni-
Spiego ciò a Yoongi, lui annuisce grattandosi nervosamente la testa.
-Proverò a ricordarmi di tutto, ho già dimenticato metà di quello che hai detto-
Il castano se la ride.
-Voglio appa!-
Si lamenta Aidan.
-Ha avuto un' impegno di lavoro, amore. Tornerà tra poco-
Sussurro a mio figlio.
Il bimbo mugola infastidito, Yoongi ride alla reazione del piccolo alle mie parole.
-Allora lascio i piccoli e torno a casa; devo finire un carta modello ed il lavoro è lungo-
Dico, captando l'attenzione del più grande.
-Mh mh-
Annuisce corrugando le sopracciglia.
Mi fissa il viso, poi le labbra e il suo sguardo ritorna ai miei occhi.
-Che hai fatto sul labbro?-
Ha notato la ferita causata dal mio ragazzo.
Ovviamente.
-Nulla, ho solo tirato via la pelle per nervosismo-
Srotolo le dita sul collo che massaggio insistentemente, Yoongi storce il naso seguendo ogni mio minimo movimento.
-Certo-
Mi squadra.
-Non...Non dovresti morderti le labbra in questo modo. Potresti riscontrare delle infezioni-
Annuisco.
-Sì, hai ragione. Eviterò.-
Concludo.
-Ci vediamo prossimamente-
Saluto il biondo, quest'ultimo poggia una mano dietro la mia schiena, affonda il viso nel mio collo prima di baciare esso.
-Fa buon ritorno a casa-
Sorrido all'augurio del mio amico, bacio le fronti dei miei figli, poi prendo a camminare verso le grandi porte della Hybe.
-Signora Jeon!-
Mi inchino dinanzi alcuni membri dello staff.
-Arrivederci, buon lavoro a tutti!-
Esclamo, mostrando un sorriso tirato.
Un boato improvviso mi fa voltare, noto un lavoratore con uno scatolone carico di carta da stampante, ai suoi piedi.
E proprio quando mi avvicino per offrire un' aiuto a riporre in ordine i fogli sparsi a terra, una mano riveste il mio polso.
-Cazzo-
Mugolo, corrugando la fronte.
Poggio la mano sul petto, guardo gli occhi luminosi che mi scrutano annoiati.
-Mi hai fatto spaventare-
Rimprovero Junggok.
-Dove sono i bambini?-
Domanda insistente.
-Li ho lasciati con Yoon-
-Mh-
Annuisce il padre dei miei figli.
Lascia la presa sulla mia pelle, rimuove il cappuccio nero dalla sua testa.
-Riesci a fargli fare una doccia veloce? Dopo scuola sono stati in azienda e non ho avuto tempo per farli lavare-
Spiego.
-Porti i tuoi figli in giro senza esserti presa cura di loro?-
Parla in modo aspro, in quelle parole c'è tutto: a partire dal disprezzo e a finire dall'odio.
-Non ne ho avuto il tempo-
Ripeto.
Il corvino mastica lentamente il suo chewing-gum.
-Nel beauty bianco trovi l'occorrente per lavarli, gli shampoo, i balsamo, i prodotti skin care e per il corpo, il cambio è nella solita valigia, assicurati di pulire loro bene le orecchie e di asciugare bene i capell-
-Ti hanno mai detto che parli troppo?-
Il corvino mi zittisce, mi da le spalle infilando le sue mani in tasca e si allontana da me, segna degnarmi neppure di un saluto.

-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Centro davanti-
Sussurro scrivendo ciò che ho appena detto.
Mi alzo di qualche millimetro, incidendo sulla carta da modelli, 'D.F', segno con un colore le linee di trasformazione del mio modello e poggio le mani sui fianchi soddisfatta.
-Domani si continua in azienda-
Concludo, lasciando il foglio da ricalco, liscio sul tavolo.
Poggio due porta penne ai lati del gran foglio, così che non si sposti, in fine mi reco in cucina, spalmando del burro di cacao sulle labbra secche, facendo attenzione alla ferita ancora fresca.
Preparo l'occorrente per la realizzazione della zuppa di carne, apparecchio la tavola per me e Jun-Seo, poi ancoro la carne al tagliere, afferrando il coltello di cui necessito.
Taglio con movimenti lenti e decisi, con precisione ripongo la carne divisa dall'osso di suino nella ciotola sul piano cottura e fisso la carcassa tagliuzzata con angoscia.
-Jun-Seo sarebbe capace di ridurmi così-
Ipotizzo.
Quell'uomo è capace di tutto.
-Il nuovo Jeffrey Dahm-
E prima ancora di finire la frase, la porta d'entrata si sblocca.
E Satana fa la sua entrata.
-Sono a casa...-
Sbuffa il ragazzo.
-Che gioia-
Sussurro.
-Ben tornato-
Mi correggo poi.
-Che cosa cucini?-
Seo fa la sua comparsa in cucina, si appoggia contro la parete mentre si slaccia la giacca elegante.
-Zuppa di carne e ossa di suino-
-Ottimo-
Sussurra.
Lavo le mani, successivamente butto le varie spezie nella zuppa, le ossa e la carne aromatizzata.
-I piccoli si stanno preparando? Li porto io in agenzia-
Spalanco gli occhi, non mi aveva fatto sapere nulla.
-Yah?-
Insiste il mio compagno.
Scuoto la testa.
-Sono già da Junggok. Li ho portati quasi due ore fa-
Parlo quasi in un sussurro.
Mi allontano dai fornelli accesi per prendere le carote e il sedano dal frigo, ma nonostante ciò, il mio sguardo rimane fisso sul blocco di coltelli neri e bianchi.
Potrei davvero usarli in casi di aggressione da parte di Seo.
E come se avessi previsto il futuro, le dita dell'uomo si attaccano aggressive al retro del mio collo, con una mossa fulminea mi riporta dinanzi le padelle fumanti e mi spinge a pochi centimetri dalla zuppa che bolle nel tegame.
-Quante volte devo dirti che non devi vederlo!?-
Provo ad allontanarmi dal vapore che mi ustiona il viso, ma questo mostro aumenta la presa, ficcando le unghie nella mia pelle olivastra.
-S-scusa, non accadrà più-
Sussurro e ringrazio mentalmente il cielo, quando Jun-Seo si allontana.
-Puttana-
Continua la sua sfuriata sedendosi sul divano.
Resto ad ansimare per cercare di far raffreddare il viso bollente, bagno la gota con dell' acqua fredda ed infine poggio le mani sul davanzale della cucina, sospirando più volte stanca della situazione.
Giuro che la faccio finita.
È da tutta la vita che vivo di ingiustizie.
E solo dopo essermi calmata, continuo a cucinare, affettando le verdure con sguardo perso.
Non ho letteralmente nessuno che possa difendermi.
In silenzio porto la cena in tavola, Jun-Seo è già accomodato al suo posto.
Riempio il suo piatto con il cibo caldo, sperando che qualche santo sia dalla mia parte e lo faccia soffocare con un pezzo di carne.
-Mangia piano, è bollente-
Mi raccomando, tentando di smorzare la tensione.
-Pensi sia un bambino?-
Domanda aspro il più grande.
Taccio.
Come dovrei fare sempre.
Verso del cibo nel mio piatto, la zuppa sembra squisita, ma il mio stomaco è totalmente chiuso.
Il mio corpo ha bisogno di cibo, negli ultimi mesi sono debole e le ossa del viso sporgono leggermente, me lo ha fatto notare la signora Jeon.
-Vuoi restare a fissare il vuoto o vuoi aprire quella cazzo di bocca e mangiare?!-
È spazientito, Jun-Seo ha i nervi a fior di pelle, ed è meglio far raffreddare la situazione, ora come ora.
Con le bacchette inforco un pezzettino di carne, assaggio esso con la lingua, poi soffio sopra alla prelibatezza e la mastico lentamente.
Alzo lo sguardo su Jun-Seo, lui è assorto dal contenuto del suo piatto.
Quindi abbasso la testa, ma due tonfi dalla porta, mi fanno rizzare nuovamente il capo.
-Ma che diavolo-
Impreca Seo.
Mi volto velocemente in direzione della porta, sembra che una mandria di bufali stia cercando di irrompere nel prestigioso appartamento, il citofono suona ininterrottamente ed i colpi alla porta non cessano.
Guardo l'uomo avanti a me con il cucchiaio sospeso per aria a pochi centimetri dalla bocca, i suoi occhi bui sono puntati sui miei, il castano si alza dal tavolo dopo secondi di puro silenzio da parte nostra.
La sua camminata è così veloce da far svolazzare i disegnini appesi alle pareti fatti dai miei figli, il tempo di aprire la porta d'ingresso ed il putiferio entra in casa mia.
Quel putiferio chiamato 'Jeon Jungkook'.

He can't touch you  [Sequel di 'Puzzle'] // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora