1. one more light

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Se vi va, potete leggere il capitolo ascoltando la canzone sopra x

La prima cosa che chiesi ai miei genitori, da bambina, fu qualcosa riguardante la paura. ''Perché quando ho paura mi fa male il petto?'' domandai, con le manine sul grembo ma l'espressione vivace e curiosa che tanto mi caratterizzava.

Mia madre rispose ''E' una reazione naturale, tesoro. Cos'è che ti spaventa?''

Quando velocemente, tornai alla realtà, i miei occhi si incupirono. Non mi piaceva riportare a galla i ricordi, eppure era l'unica cosa che mi teneva legata ai miei genitori più di quanto facessero i ricordi felici. Fu quello il motivo che mi spinse a studiare medicina, ossia la loro ingiusta dipartita quattro anni prima. Da allora mio fratello maggiore mi prese con se e non mi abbandonò mai.

Spento l'interruttore dei sentimenti, che tanto faceva paura, rimembrai del turno pomeridiano all'ospedale. Grazie all'università, lavoravo come tirocinante, occupandomi dei malati e assistendo a varie e complicate operazioni che in futuro, una volta laureata, mi avrebbero dato la possibilità di aiutare le persone. Quello stesso desiderio mi spinse al massimo come una molla. Nonostante studiassi fino allo sfinimento, non riuscivo a capire come potesse esistere un male tanto grande come il cancro. Il paziente che stavo assistendo in quel periodo si chiamava Joshua, aveva tre figli e non aveva assolutamente intenzione di lasciare la sua famiglia, ma il cancro era al suo stadio avanzato e non si sarebbe più fermato.

Sostai soltanto qualche minuto fuori dall'ospedale, per un'ultima boccata d'aria, prima di indossare la mascherina. Da sempre affollati, i corridoi dell'ospedale quel giorno erano quasi del tutto spogli. A parte un ragazzo, coi capelli biondi e lunghi fino alla nuca, che li teneva legati grazie ad un elastico. Aspettava difronte alla stanza di Joshua, irrequieto. Pensai immediatamente che fosse suo figlio; lui non faceva che parlarmene. Mi raccontava del suo Felix, delle lezioni di psicologia che seguiva, e di quanto fosse fiero di lui. Poi elogiava sua figlia, Olivia, che frequentava l'ultimo anno del liceo e che stava decidendo di fare domanda ad Harvard. Ma sua moglie, aveva un posto speciale nel suo cuore. Joshua voleva che i ricordi della sua famiglia non svanissero come nube di fumo, ed io ascoltavo paziente, ma soprattutto impressionata da quanto amore potesse sprigionare una sola persona.

''Ciao Lilja, sei in anticipo '' mi salutò il primario, Ashton. Aveva una trentina d'anni e un'ottima reputazione nel campo medico. ''Si, sono arrivata prima'' ammisi con un sorriso, nonostante fosse nascosto dalla mascherina. Dopo avermi intrattenuta per delle futili domande, mi diressi nel reparto adatto ad indossare un camice celestino e delle ciabatte.

Il ragazzo biondo era ancora lì, di fronte alla porta. Mi avvicinai cauta, e gli chiesi se fosse un parente del paziente. ''Si, sono suo figlio '' rispose, con voce roca e stanca. ''Se vuoi puoi entrare, devo solo fare un controllo veloce''

Lui annuì riconoscente, e mi tenne aperta la porta, entrando dopo di me.

''Buon pomeriggio, Joshua''

Somewhere I Belong [Lee Felix]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora