24. where do we go from here

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Entrai nella stanza di Joshua con un magone alla gola. Lo vedevo spesso, ovviamente, ma il suo stato d'animo era sempre buio e a tratti rasentava lo sconforto. Il mio amico stava appassendo e niente e nessuno avrebbe potuto invertire il tempo.

''Lilja'' mormorò roco, ma con un abbozzo di sorriso. Vedermi gli faceva sempre piacere, nonostante fosse afflitto e accettasse ormai la sua sentenza. ''Come stai?'' fu lui a chiederlo, per primo. D'altronde se l'avessi fatto io mi sarei sentita molto in colpa. Scossi le spalle e meditai qualche secondo su come rispondere. Avevo quasi baciato suo figlio, due sere addietro e ancora non mi sentivo in colpa di ciò che il mio cuore desiderava.

''meglio'' decisi di replicare. Perché in fondo c'era un pò di verità. Joshua schiuse le labbra in un sorriso, e mi fece cenno di avvicinarmi. Lasciai la sua cena sul tavolino e mi avvicinai. ''C'entra un ragazzo?''

A quella domanda, le mie viscere formicolarono e il cuore cominciò a battere veloce, come le ali di un colibrì. Se avessi acconsentito non sarebbe successo niente, pensai. Ma se avesse chiesto il suo nome, ed io avessi mentito, mi sarei sentita cento volte peggio.

''Si'' mormorai sconfitta, in fine. I conflitti interiori non vanno mai a finire come vorremmo. ''Non ho bisogno di sapere nient'altro'' rispose tranquillo, ma felice. ''Cosa c'è per cena?''

Somewhere I Belong [Lee Felix]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora