3. how to save a life

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Era facile dimenticarmi di me stessa quando mi ritrovavo sommersa dallo studio e dal lavoro. Osservai l'orologio, in pendenza su un chiodo ormai arrugginito, domandandomi fra quanto tempo sarebbe caduto. Forse sarebbe rimasto lì a ballonzolare per sempre. Mi sentivo come quell'orologio: sul punto del non ritorno, e senza poter fare alcun passo senza rischiare di ferirmi.

La seconda dose di caffeina fece effetto durante l'ultima lezione, quella in cui il professore ci spiegò l'importanza della vita. Come se non lo avessi saputo. Si perse nel suo monologo gesticolando animatamente e corrucciando la fronte. ''Non avete ancora affrontato la vita vera'' scosse la testa, ma io avrei voluto rispondergli che l'avevo affrontata eccome, la vita vera, troppo presto per una ragazzina che vede morire i genitori di cancro a distanza di pochi mesi. Ma lo tenni per me.

Ci congedò alla fine, con un ''studiate per salvare vite, non per ostentare la vostra intelligenza!''

Mio fratello Chan era ai fornelli, sereno come ogni giorno. Lui aveva affrontato diversamente il lutto, ed era stato molto più forte di me: doveva esserlo, ero appena adolescente e da sola non sarei mai stata in grado di superare la perdita dei nostri genitori. Quando entrai in cucina, si voltò immediatamente, con un sorriso luminoso che avrebbe accecato chiunque. Dio, quante volte l'avevo invidiato. Come si fa anche soltanto a fingere di stare bene? A Chan, d'altro canto, non serviva fingere.

''Sorellina!'' esclamò. Abbozzai il primo sorriso da settimane, e mi sedetti ad osservarlo cucinare. Era fluido e scattante mentre faceva saltare in padella qualcosa che non identificai bene, forse un omelette. ''Com'è andata in università?''

Volevo tagliare corto, ma decisi di non farlo. Non parlavamo quasi mai, perché con il lavoro che pesava sulle spalle passavamo poco tempo insieme. Chan aveva avviato una sua attività commerciale, nell'ambito della musica, e ne era completamente dedito. ''Mi son sentita ribadire di quanto la vita sia importante, e che non ho nessuna idea di come sia fatta quella vera..-''

Chan si ammutolì, e i suoi occhi si rabbuiarono. '' Sto bene, devo solo.. non pensarci più. Piuttosto, cosa si mangia?''

Joshua era tranquillo, mentre sfogliava il giornale. C'era quella sensazione di curiosità che mi premeva sul petto, e che avevo paura di affrontare. Avrei visto Felix anche quel giorno?

Cambiai le coperte del letto con quelle pulite e mi dimenticai nuovamente di me stessa. Come se tenere impegnata la mente potesse servire a qualcosa. ''Lilja, posso farti una domanda?'' interruppe il silenzio Joshua, adesso in piedi e affacciato alla finestra: là fuori non c'era un granché, a parte palazzi. ''certo'' asserii. Si guardò intorno, come se pensasse che qualcuno potesse sentirci, poi aprì il discorso. ''Non vorrei sembrarti invadente ma.. Ashton, il primario, prima di assegnarti ai pazienti terminali, mi ha confessato che fosse stata una sua idea quella di collocarti proprio qui. Lui conosceva i tuoi genitori, era il loro medico curante, perciò cosa ne pensi del fatto che tu debba lavorare a contatto con dei malati di cancro?''

La realtà ancora una volta mi prese a pugni in faccia. Immobilizzata, e con la mente annebbiata, non seppi come rispondere. ''Scusami, non avrei dovuto..-''

''Vedi Joshua, è proprio per i miei genitori che ho deciso di intraprendere questa via..'' mi schiarii la gola, anche se non c'era niente di reale che la bloccasse. Solo la mia immaginazione che mi faceva credere di star soffocando. ''so che salvare le persone, o quantomeno aiutarle, li renderebbe felici. Perciò non mi pento di questa scelta. Come mi sento, dici? Mi sento come se stessi per crollare da un momento all'altro: non ho mai superato la loro morte, e temo che col tempo potrei appassire. Solo lavorando qui riesco a dimenticarmi per un pò del dolore, perché le azioni a fin di bene colmano il vuoto che ho ormai nel petto.''

E proprio mentre sentii una lacrima solcare il mio viso, mi accorsi che la porta della stanza era aperta, e che Lee Felix mi stava guardando, mortificato.

Somewhere I Belong [Lee Felix]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora