cap 2: famiglia

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Yuki e Kuro andarono dritti all'auto di Nanami, la madre di Yuki. Lei aveva i capelli bianchi, corti e mossi e un paio di occhi azzurri come diamanti. Stava seduta a cercare le chiavi di casa nella borsa, mentre Erkiria, la figlia maggiore molto più simile alla madre, solo con i capelli più lunghi e raccolti in una meravigliosa treccia, guardava fuori dalla finestra sospirando. I motivi di quei sospiri? Semplice: un piccolo incidente, tra i corridoi della biblioteca, con un elegante e affascinante ragazzo semi-francese. Erkiria andava in seconda media. Mentre il ragazzo che aveva incontrato andava in terza media e si chiamava Coen Renè. Coen era un ragazzo sveglio, capelli biondi sfumati col nero sulle punte e due occhi neri e profondi che la attiravano come due grossi buchi neri. Tra loro era stato amore a prima vista. Divennero subito amici anche se in modo impacciato.

<<Mamma oggi ho fatto amicizia!>> disse felicemente Yuki entrando in macchina e sedendosi accanto alle borse della spesa. Kuro entrò poggiando il suo zainetto sulle ginocchia e mettendosi timidamente accanto a Yuki.

La madre invece, che non era affatto abituata alla figlia che diceva di avere nuovi amici, si girò e sorrise guardando calorosamente il piccolo corvino, il quale arrossì e guardò, agitando la gamba, altrove.

<<Chi è questo bel giovanotto?>>. A sentire quelle parole si girò anche Er spalancando gli enormi occhi da cerbiatta. Yuki fece un sorriso a 32 denti e disse a Kuro di presentarsi. Lui però scosse il capo e guardò in basso. La piccola albina pensava che forse era troppo timido per parlare, così fu lei a presentarlo.

<<Kuro? Non è forse il figlio dei nostri vicini?>> disse Er guardando sua madre. Nanami ricambiò lo sguardo e stette in silenzio con un po' di preoccupazione, poi guardò Kuro e disse:<<dimmi tesoro, vuoi andare a casa?>>

Lui scosse di nuovo la testa guardando ancora in basso. La madre annuì brevemente accennando un mezzo sorriso. Mise in moto la macchina e partì per andare a casa. Una volta arrivati, dopo un torvo silenzio, Nanami aprì la porta di casa ed entrò, posò i sacchetti e si tolse le scarpe riponendole in un armadietto apposito, per poi riprendere i sacchetti e dirigersi in cucina; a seguirla vi furono le due sorelline e Kuro, il quale entrò con una piccola incertezza. La porta dava su un grande salone, con pareti in tinta giallo ambra, un parquet in assi di abete, ed un divano e due eleganti poltrone in pelle nera che si affacciavano su un tavolino in legno di quercia. Sulla destra vi erano delle scale con lo stesso parquet del pavimento. dal salone due porte in legno di quercia molto eleganti portavano: una alla cucina, l'altra invece allo studio. Mentre le camere da letto dei genitori, delle ragazze e degli ospiti, assieme a due bagni e le scale per accedere alla mansarda, erano di sopra.

<<Su bambini, andate a giocare,Er tu apparecchia mentre io cucino qualcosa>> disse la madre mentre prendeva le cose dai sacchetti della spesa, riposti ordinatamente sul tavolo.

<<Per forza io? Non può farlo Yuki?>>rispose Er, stando con gli occhi fissi sul cellulare, che le splendevano per la luce abbagliante. Era intenta a digitare messaggi molto velocemente.

<<Non credo tu voglia rovinare l'opportunità di fare amicizia a tua sorella, vero...Erkiria?>> Nanami la guardò con sguardo severo, facendole alzare lo sguardo. Erkiria tirò un sospiro e si avviò in cucina, mentre sua sorella e Kuro salivano di sopra di corsa. La ragazza non aveva mai sopportato il proprio nome, per cui preferiva farsi chiamare semplicemente Er, ma odiava quando sua madre la chiamava per intero solo per farle una ramanzina. Il corridoio del piano di sopra era ricco di quadri con le pareti arancioni. Le porte erano le stesse del piano di sotto, stessa cosa per il parquet. Kuro si affacciò con un angolo della testa timidamente sulla stanza, poggiandosi con entrambe le mani sullo stipite della porta. La stanzetta era di medie dimensioni, ma confortevole. Le pareti erano color lilla con fiocchi di neve e i mobili bianchi con eleganti intagli e pomelli in oro.

La bambina aprì la porta-finestra del balcone per fare entrare l'aria e si mise a saltare sul letto. Kuro la guardò curiosamente mentre entrava nella stanza e posava lo zaino sul pavimento. Sembrava stupenda: il sole che entrava nella camera, andava sulla sua pelle candida, facendola risplendere. I suoi occhi viola erano pieni di gioia, luce, e grandi. Erano qualcosa che lui non vedeva da tempo. Per qualche ragione, Kuro ebbe la sensazione che l'avrebbe protetta per sempre.

Bussarono alla porta, anche se già aperta. Yuki si girò di scatto e quando vide suo padre Daniel, gli corse incontro. Lui la prese in braccio e la fece girare.

<<buongiorno principessina! Hai fatto amicizia vedo! A scuola? Tutto bene?>>

Il padre di Yuki era un uomo albino dagli occhi violacei un po' più scuri di quelli della figlia. Era alto, slanciato e con un'incredibile somiglianza alla figlia che teneva in braccio con un sorriso. Kuro stava sempre in silenzio, ad osservare quella felicità, che lui non aveva mai avuto...e che non avrebbe mai potuto avere.

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