cap23: piano

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Ora che Ende aveva capito qual era la vera potenza di Kuro, doveva escogitare qualcosa di meglio per batterlo al suo gioco. Forse, se avessero combattuto prima, avrebbe avuto qualche possibilità di sconfiggerlo. Ma ora i suoi poteri erano decisamente troppo forti: quel lupo era diventato al pari di un dio trasportato dall'ira che distrugge ogni cosa sul suo cammino. Il demone camminava lungo la stanza osservando il pavimento e cercando risposte al suo scopo, finché non gli venne un'illuminazione. Puntò alla ragazza dai capelli rossi e dopo che si avvicinò velocemente a lei fino a fissarla dritta negli occhi, le poggiò dolcemente una mano sul viso e accarezzandolo piano, poi disse:

«Oh... Mia piccola e dolce Tracy...mi servi tu per quello che dovrò fare... Saprai sfruttare al meglio i poteri che ti ho donato?»

La ragazza annuì, poi si alzò e come un'ombra sparì nelle tenebre uscendo dalla porta con passo lento. Era bastato un solo sguardo, uno soltanto, per intendersi. Dopodiché Ende guardò il ragazzo che era ancora seduto con lo sguardo perso nel vuoto. Allora il demone facendo un cenno, lo fece uscire.
Dopo essersi raddrizzato la schiena, fissò la porta mentre si chiudeva tenendo le mani incrociate dietro la schiena con un sorriso diabolico.

La verità che si celava dietro quelli che si potevano definire scagnozzi, era piuttosto cruda. Infatti essi apparivano come demoni, ma erano umani provenienti da una delle ultime colonie di sopravvissuti rimaste in quel mondo dove ognuno aveva sviluppato un nuovo tipo di DNA e non era più lo stesso. Tuttavia, la loro colonia venne presto distrutta da un ammasso di demoni mandati da Ende stesso per prendere cavie da laboratorio. Il suo intento era quello di creare una specie di demone dai poteri indefiniti che potesse aiutarlo a prendere il controllo del Regno e soprattutto di quella persona che potesse ricostruire la spada di cristallo. La loro memoria da umani venne così cancellata e loro si ritrovarono a vagare ad Hōei,  dopo aver subito atroci esperimenti sulla base del sangue di Ende. La loro trasformazione divenne graduale, ma non indolore, nell'arco di soli 10 giorni divennero demoni, e quando vennero ritrovati dal loro attuale Re, ne divennero schiavi in cambio di informazioni...che però non ricevettero mai. In poco tempo svilupparono anche dei poteri mai visti prima fin ora nel regno dei demoni, che Ende sosteneva di avergli donato. Tracy, la ragazza dai capelli rossi, poteva ipnotizzare la gente a suo piacimento; mentre il ragazzo, Luke, controllava le ombre e ne faceva illusioni.

Quella notte non fu facile dormire per nessuno. Il Re dei demoni tempestava la propria mente di domande affibbiando ad esse una soluzione possibile. Ma ad esse, come Zenone*, ne creava grandi paradossi irrisolvibili. In un giorno aveva creato un piano apparentemente perfetto, ma c'erano troppi problemi ed errori di calcolo.
Il primo in assoluto, era averne parlato al nemico. Poiché in questo modo, ne avrebbe potuto approfittare facilmente e sconfiggerlo. Ad esso si collegava l'aver rivelato il modo in cui attirare Yuki a sé, e a causa di ciò, Kuro l'avrebbe respinto ad ogni costo.

Ed è proprio su queste ultime parole che Ende si concentrò: ad ogni costo. Ogni cosa era buona per attirarlo a sé. La prima cosa da fare però era avvicinare la ragazza, con piccoli pretesti. I piani si moltiplicavano man mano che la notte passava e mentre le stelle diventavano più splendenti, questi diventavano più contorti, ma più scopribili. Tutto stava nell'essere furbi. Il mattino dopo, scese le scale rivolgendo un'occhiata di stizza al suo rivale del corridoio di fronte per andare in mensa.

«Buongiorno cornuto. Che strano, oggi i tuoi leccapiedi non ci sono? Eppure ti stanno attaccati come... Aiutatemi ragazzi, sì, come...» disse Kuro mentre si sistemava la cravatta, stando attento alle scale. I suoi fratelli, cercavano di stargli a presso attenti a non pestargli la coda.

«...prostitute senza soldi?» disse Buro con quasi un tono di innocenza. Voleva farsi notare dal fratello in tutti i modi, anche se Ende gli faceva in un certo senso pena.

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