cap8: Hōei

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<<Hailylen>> Shiro camminò lentamente verso di lui cercando di sorridere, anche se in modo forzato.

Hailylen, il sovrano di Hōei, aveva un'aria molto più regale di fronte a quello che invece era vestito come un comune cittadino. Shiro sembrava essere teso, probabilmente perchè stava trattenendosi dal fare una sfuriata. Kuro stava in disparte, a non fare nulla ed osservare ciò che sarebbe accaduto, o che sperasse accadesse. Il castano gli accennò ad un falso sorriso, poi si guardò intorno, per poi dire con voce calma ma decisa:

<<Hai intenzione di lasciare la mia guardia lì ancora per molto? Sta diventando viola...>>

Shiro fece un cenno ad Aki, il quale, con rapido gesto rilasciò la guardia facendola cadere a terra. Questa, messa a ginocchioni riprese fiato, poi scappò nella selva velocemente. Calò il silenzio. 

<<Non mi immaginavo di incontrarti qui...>> disse Hailylen con un sorriso molto sarcastico, mentre i suoi profondi buchi neri che aveva al posto degli occhi lo squadravano dall'alto in basso. <<Hai messo su qualche chilo?>>

<<No brutto idiota, i miei muscoli sono sempre gli stessi, sei tu che stai invecchiando>> il tono di Shiro divenne freddo ed acido. Sapeva bene che se voleva la spada, doveva ottenerla non con la forza, per cui forzava la voce in qualcosa che sarebbe dovuto essere dolce. Si schiarì la voce scusandosi per l'insulto e aggiunse con una punta di sdegno: <<scusa, volevo dire collega>>. Hailylen alzò un sopracciglio, poi chiese gentilmente cosa erano venuti a fare ad Hōei. Fu Grace a rispondere per Shiro, in modo molto più calmo e sincero.

<<Non preoccuparti Haily, siamo solo di passaggio, siamo diretti alla capitale e siamo venuti a fare una visitina>> Grace guardò Shiro con un'occhiata di rimprovero, che venne ricambiata in fretta. Hailylen intercettò la loro domanda e chiese immediatamente se volessero un posto per la notte.

i tre piccoli gemellini iniziarono ad annuire freneticamente, mentre Shiro guardava sua moglie ed accennava freneticamente un no, con aria quasi sofferente poiché sapeva perfettamente quale sarebbe stata la risposta del sovrano. Ma a Grace non importava, e rispose con un sì cortese e senza freddezza. Hailylen, essendone felice allora li guidò verso l'isola volante. Arrivarono di fronte ad un portale violaceo ed ellittico, il quale illuminava i loro volti, dal momento che il sole stava tramontando. 

Dal portale uscivano mille particelle cromate dal bianco all'indaco, così come lo erano le sue sfumature.  Ai fianchi vi erano due guardie, vestite di nero che stavano ferme con le lance a 4 punte. Avevano tutti una faccia meravigliata, tranne i due sovrani. Entrarono subito, uno dopo l'altro fino ad arrivare ad Hailylen. La città di Hōei era enorme: era cosparsa di palazzi sfarzosi in quarzo, alabastro e mattoni rossi, decorati con giardini dall'erba rossa e fiori neri. Da alcuni angoli della città, fluivano cascate di lava che sembravano essere interminabili, ma allo stesso tempo affascinanti e distruttive. In quello stesso istante, mentre Kuro si guardava attorno, vide un bambino correre nella loro direzione. Dall'aspetto doveva avere almeno 10 anni, era vestito con una maglia attillata viola con due righe dorate, che stavano rispettivamente sulla fine e l'inizio della maglia; guanti neri che arrivavano al gomito e dei leggins neri. I suoi capelli erano castani, ondulati e corti; i suoi occhi erano neri come l'ossidiana e aveva due cornicchia rosse che gli spuntavano ai lati della testa.

<<Ehi papà! Chi sono queste persone?>> disse il demonietto guardando prima il padre e poi la famiglia di Kuro. Aki e Buro guardavano incuriositi quella creatura così vivace, mentre Kuro si limitava a storcere di lato il capo per capire effettivamente come fosse vestito. 

<<Ciao anche a te, Ende>>disse sarcasticamente il padre <<questi sono i nostri ospiti, dormiranno con noi stanotte nel castello di rubino.>>

<<ah...non avevo mai visto creature simili nei miei ultimi 390 anni di vita, complimenti per la stravaganza>>

Queste parole però, innervosirono Kuro, il quale cercò di trattenersi dal dargli un pugno. Ma poi, in seguito ad una domanda di Ende, si calmò.

<<Ehi tu, ragazzino dagli occhi strani, andiamo a giocare assieme?>>

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